martedì 5 ottobre 2021

QUARTIERE CINQUE VIE

“In sto canton vecc del nost Milan, l’è vivuu e l’è mort Gaitan Crespi, poetta e studios de la lengua meneghina, ambrosianon de coeur e de carater”
Questa dedica – in pura Lengua Milanesa – è situata sulla facciata dello stabile di via Santa Maria Podone 3, dove abitò appunto il succitato studioso, estimatore di Carlo Porta e autore, fra l’altro, del “Canzoniere Milanese”.
E’ il quartiere più antico della città: esiste sin dall’epoca dell’Impero Romano e rimane un’area ricca di monumenti, fra resti imperiali, palazzi, musei e chiese, anche se molte tracce sono perdute. Scopriamo la sua storia affascinante.
esiste sin dall’epoca dell’Impero Romano, è formato da stradine che si incrociano come una stella in un’area ricca di monumenti, fra resti imperiali, palazzi, musei e chiese. Qui infatti fu costruito il foro romano, poco più a sud del preesistente villaggio celtico, Medhelan.
A pochi passi dalla Basilica di Sant’Ambrogio, dal Duomo, dal Cordusio e dal Castello Sofrzesco, le Cinque Vie di Milano sono queste: Via del Bollo, Via Santa Marta, Via Santa Maria Podone, Via Santa Maria Fulcorina e Via Bocchetto.
Via Santa Maria Podone è la strada che ospita e dà il nome a una fra le chiese più antiche di Milano, risalente al nono secolo e fondata su un terreno donato dallo stesso Vuerolfo Podone o “Pedone”, così si dice per le dimensioni dei piedi.
L’incrocio delle “Cinque Vie”, una volta era circondato da abbondanti e colorate boutique oltre che dagli egregi palazzi appartenuti originariamente alla famiglia Borromeo, come quelli di Carlo e di Federico. Il primo era patrono della città, e una sua statua in rame di Bussola è oggi posizionata su una colonna degli inizi del diciassettesimo secolo. Le loro proprietà sono andate prevalentemente danneggiate durante la Seconda guerra mondiale, come quella di Palazzo Borromeo di cui è sopravvissuta solo una piccola parte grazie all’intervento nell’immediato dopoguerra di Ferdinando Reggiori.
Lo scorcio che si apre al centro delle cinque vie non sembra regalare alcunché di significativo, ma ci si sono alcuni elementi caratteristici e a tratti inquietanti. Come il brandello di quello che pare essere un abito o, almeno, essere stato un abito. Da oltre 70 anni lo si può vedere sventolare attraverso un’apertura dell’edificio abbandonato e disastrato dai bombardamenti delle seconda guerra mondiale, in Via del Bollo.
In questa via anticamente sorgevano gli uffici postali, non a caso a pochi passi sbuca il Palazzo della Posta Centrale, negli anni Trenta il Banco di Roma preferì la zona per aprire una filiale, e oggi nei dintorni troviamo la Borsa di Piazza Affari. Segnale dell’importanza storica del quartiere dal punto di vista commerciale e economico.
La forma a stella ha sempre evocato un significato esoterico che si è trasmesso nei secoli. Questo quartiere infatti veniva in passato considerato il centro della “Milano nera”, il luogo dell’occulto e dello spiritismo della città.
In Santa Marta 19 (allora Contrada Santa Marta 3398) prese abitazione il giovanissimo spaesato Giuseppe Verdi, arrivato per la prima volta a Milano; Quella casa, distrutta dalle bombe, ormai non c’è più: è rimasta invece – e ancora adesso la si può vedere – una targa che lo ricorda, collocata dal Comune nel 1913 a cent’anni dalla mia nascita.  ospite di un conoscente di Busseto, Giuseppe Seletti, Professore di Lettere in una scuola vicina a casa.
Ma un’altra delle Cinque Vie è sicuramente da citare: S. Maurilio.
Al civico 14 una facciata di assoluta semplicità, ma il cortile cela l’esistenza di una dimora nobile, monumentale. Scalone settecentesco decorato con volute di stucco, cortile con pavimentazione a ciottoli del Ticino e un fronzuto albero al centro.
Poco distante, al 19, un edificio di origine quattrocentesca, un salone con soffitto ligneo, colonne con capitelli, altro cortile monumentale. Vicina era la Chiesa dedicata a Santa Marta, che nel 1700 ospitava un convento.
È in questo incrocio della vecchia Milano che nel corso dei secoli coabitarono i nobili e i popolani, i bottegai, dai fornai ai falegnami, ai venditori di stoffe, ai fabbri esperti a forgiare ferri di cavallo.
I nobili dalle notevoli finanze e con grandi palazzi signorili arredati con gusto raffinato e prezioso, ma dagli esterni poco appariscenti secondo l’uso milanese.
Piazza Borromeo e Via Borromei, che si conclude all’incrocio con via Santa Maria Fulcorina. I Borromei erano ricchi mercanti fiorentini, grande e potente la loro nobile dinastia che vede all’inizio Vitaliano e Giovanni consiglieri del Duca di Milano Francesco Sforza. E sarà Vitaliano, militare, politico, diplomatico e mecenate, a dar avvio ai lavori di costruzione del palazzo quattrocentesco con stupende finestre in cotto, decorazioni pittoriche a ripetere il motto della famiglia ”Humilitas”, saloni d’onore con affreschi a raccontare i passatempi d’allora – le danze delle damigelle, il gioco dei Tarocchi, il gioco con la palla – e uno dei più eleganti cortili privati di Milano.
Fra il palazzo di famiglia e la chiesa di Santa Maria Podone – originaria del nono secolo, fatta erigere da Verolfo Podone, della quale i Borromei avevano il giuspatronato – la , prima statua in metallo (bronzo e rame) comparsa in Milano su una pubblica via, inaugurata dal cugino arcivescovo Federigo Borromeo il 25 agosto 1624 a seguito della canonizzazione di San Carlo.
Di nuovo in via Santa Marta dov’è la sede della Società Incoraggiamento Arti e Mestieri.
“Il miglior modo di favorire l’industria è quello di illuminarla con l’istruzione”
La SIAM venne fondata nel 1838 da Antonio Kramer ed Henrich Mylius, esponenti degli ambienti economici e culturali lombardi.
Rappresenta una delle istituzioni più antiche e produttive che hanno accompagnato il processo di industrializzazione di Milano riverberatosi poi in tutta la Lombardia.
Il palazzo dove la Società è stata istituita rispecchia la pianta quadrilatera del preesistente lotto seicentesco, ma anche le necessità del nuovo utilizzo: numerose ed ampie aule, laboratori, biblioteca, aula magna, archivio, uffici. Oltre alla Galleria dei Benefattori al termine della quale i monumenti ai due Fondatori: Che primi in Milano volsero l’ingegno a fecondare colle dovizie della scienza le inconsce industrie della mano.”
Anche dal punto di vista urbano la zona è abbastanza caratterizzata, in quanto raramente a Milano si incontra un dedalo di vie “strette” e irregolari come questo. Spicca per dimensione la via Bagnera (storicamente la Stretta Bagnera), uno stretto vicolo che divenne celebre nell’800 meneghino per un fatto di cronaca nera che vedeva protagonista tal Antonio Boggia, muratore rimasto negli annali come il Mostro della Stretta Bagnera, che, forse per deformazione professionale, murò quattro cadaveri di persone, dopo averle uccise, proprio in un magazzino della via Bagnera.
Tra i tesori storici troviamo la già citata Biblioteca e Pinacoteca Ambrosiana, con i suoi capolavori, e la chiesa di San Sepolcro, fondata già nel 1030 e rimaneggiata pesantemente nel corso degli anni, che nella cripta conserva resti di pavimentazioni romane, appartenute al foro romano. Nella piazza Borromeo, si trova invece l’omonimo Palazzo Borromeo, di impostazione tardo-gotica anch’esso rimaneggiato in diversi momenti e gravemente danneggiato dai bombardamenti della seconda guerra mondiale, che distrussero gran parte dell’area.
La seconda guerra mondiale, oltre ad aver distrutto gran parte del quartiere delle Cinque Vie, interruppe le operazioni di sventramento del centro storico che si stavano intraprendendo immediatamente prima del suo scoppio.

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