Nel 1014 la località Cavriano è attestata, prima da una carta secentesca del Claricio e in seguito dal Catasto Teresiano del (1760), come nucleo rurale a est di Milano. Antichi documenti testimoniano che apparteneva al monastero cittadino di Santa Maria Valle. I due quartieri sono oggi divisi dalla linea ferroviaria, ma precedentemente si trattava di una sola compagine, nota come Cavriano.
Cavriano (Cavrian ) è un antico borgo agricolo, già frazione di Lambrate, incluso nel territorio comunale di Milano a partire dal 1923 e facente parte del Municipio 4. Si sviluppava lungo l'antica strada che portava da Monluè a Lambrate, che prende il nome nell'unico tratto sopravvissuto di via Cavriana.
Le prime tracce attestate di un insediamento agricolo in nell'area di Cavriano risalgono al 1014, e si fa più consistente nel secolo successivo, con la fuoriuscita di molti milanesi dalla città dopo l'arrivo del Barbarossa, che trovarono rifugio qui, all'Ortica e nella vicina Lambrate. Fra il XVI e il XVII secolo la peste raggiunge anche il piccolo borgo, e Carlo Borromeo dispone la costruzione in loco di capanne per ospitare coloro che erano in esubero nel Lazzaretto. Raggiunto forse l'apice della prosperità nel corso della prima metà del Settecento il borgo, cui le riforme dell'imperatrice Maria Teresa tolsero il rango di comune annettendolo a Lambrate nel 1757, iniziò un lento inesorabile declino, che proseguì per tutto il secolo successivo, quando la Ferrovia Ferdinandea – così chiamata in onore dell'Imperatore d'Austria Ferdinando I – la separò fisicamente dall'Ortica, dando inizio ad un lungo periodo d'isolamento che – in parte – continua tuttora.
L'antico borgo sopravvive oggi negli appezzamenti agricoli e nelle due cascine, la cascina Cavriano e la cascina Sant'Ambrogio che si affacciano lungo la via Cavriana, una stradina di campagna stretta e irregolare che da viale Forlanini termina in via Tucidide, sotto al cavalcavia Buccari. Il tratto iniziale della via Cavriana, venendo da viale Forlanini, appare come un qualcosa di radicalmente diverso rispetto alle forme di quella strada di campagna che assume poco più avanti. La via è infatti chiusa da entrambi i lati da palazzine residenziali (sulla sinistra) e da imponenti complessi di uffici (sulla destra). Comincia ad assumere una forma più agreste poco prima dell'imbocco della via Gatto (che riporta in viale Forlanini), dove palazzine e uffici sono sostituite da piccoli capannoni e aree dismesse, circondate da lamiere. In una di queste si trova anche il deposito comunale in cui viene custodito il pavé, utilizzato dagli zingari come rifugio. L'area è infatti caratterizzata dalla forte presenza di accampamenti abusivi, abitati sia da zingari che da stranieri senzatetto.
La parte superiore di Cavriano è invece occupata da attrezzature sportive e da un vivaio. Da segnalare inoltre la presenza dello scheletro di un vecchio gasometro, attualmente facente parte della centrale di cogenerazione "Canavese" della A2A, laddove sorgeva l'antica Cascina Canavese.
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