L’antico Borgo di Monluè, di origini antichissime, un sito medievale, che ha cristallizzato il tempo fermandolo al Milleduecento, un luogo che, nonostante la pesante urbanizzazione del XX secolo, ha resistito, forse proprio perché involontariamente “protetto” dalla tangenziale, che ha frenato gli appetiti edilizi sulla zona. Questo borgo, che si trova non distante dal Parco Forlanini, è costeggiato dal fiume Lambro, su cui passa un grazioso ponticello raggiungibile camminando nel piccolo parco adiacente al borgo, che vanta, oltre all’Abbazia, una corte dove si affacciano edifici rurali e, accanto, una trattoria storica, ove si mangiavano i “bei gamber del Lamber”.
Fondato secondo la tradizione in epoca longobarda, Monluè prende il nome dalla contrazione dell’originario “Mons Luparius”, cioè il monte dei lupi. Questo fa presupporre che in origine qui si trovasse un rilievo collinoso sovrastante il fiume, mentre tutt’attorno era un intrico di boschi e foreste, probabilmente infestati da lupi e briganti. In seguito la collina sparì, il nome si mutò in Mons Lovarius, Monvoletto, Monlovè ed infine nell’attuale Monluè. Ospitò dal XIII al XVI secolo un monastero dei frati umiliati, e successivamente si tramutò in una cascina agricola. Questo complesso venne fondato nel 1267 dagli Umiliati di santa Maria di Brera: una cascina a corte chiusa con gli edifici monastici e i rustici agricoli, circondati da prati irrigui permanenti e da arativi, a formare una grangia, ancor oggi ben visibile.
L'intero impianto è ancora ben riconoscibile, sebbene frazionato, e rappresenta uno dei migliori esempi sopravvissuti di quel tipo di organizzazione.
Da una lapide in latino poco leggibile, sita sulla facciata della chiesa di San Lorenzo, l’abbazia del borgo, risulta che il fondo sia venuto in dono agli Umiliati di Brera il 12 marzo 1267 da parte di Bonifacio di Monterico e Alberto da Bescapè, con un annesso cimitero, affinché potessero ricostruirvi una chiesa in onore di San Lorenzo, appunto quella che oggi domina quanto rimane del complesso.
Secondo l’impianto tipico delle comunità degli Umiliati, anche questa si sviluppa attorno a un’ampia corte, in cui ancora rimane un mulino.
Con lo scioglimento dell'ordine da parte di San Carlo Borromeo (1571) che pure passò di qui, pare, durante la peste di Milano, l’ordine stesso venne soppresso, e tutte le proprietà, Monluè incluso, passarono in varie mani; tra gli ordini che ricevettero le proprietà redistribuite, l’ordine stesso venne soppresso, e tutte le proprietà, Monluè incluso, il borgo passò per diverse proprietà, fino a entrare a far parte (inizi del XX secolo) del patrimonio del Pio Albergo Trivulzio come casa agricola La parrocchia continuò a svolgere la sua funzione per gli abitanti del borgo. Parte dei Corpi Santi di Porta Orientale, la località di Monluè costituiva una parrocchia di un migliaio di abitanti stretta fra Lambrate a nord e Morsenchio a sud.
Il borgo, a causa del suo isolamento, si è spopolato prima e dopo la Seconda guerra mondiale, nei primi anni ’70 del XX secolo, in concomitanza con la costruzione della Tangenziale Est, iniziarono ad andarsene, ed il borgo rischiò il degrado, che isolò completamente l'antico borgo agricolo, stretto fra quest'ultima, il Lambro e l'Aeroporto di Milano-Linate, dal resto della città, evitato anche per merito della citata trattoria, per decenni meta di buongustai ed ancora oggi aperta.
Oltre il borgo nel suo assieme, di rilievo particolare la piccola abbazia di San Lorenzo, fondata nel 1267, e la grande corte della cascina con al centro un pioppo monumentale, il cui spazio il demanio comunale concede in affitto per i più diversi eventi.
Nel borgo è inoltre presente un grande edificio di edilizia scolastica, oggi convertito ad altri usi, che testimonia il vecchio popolamento del quartiere e delle aree limitrofe.
Nessun commento:
Posta un commento