mercoledì 25 agosto 2021

ACCIAIERIA REDAELLI

 L’area pedonale prospiciente l’uscita M3 di Rogoredo è stata dedicata alla storica acciaieria milanese “Redaelli” che ha cessato le attività nel 1984.

L’acciaieria Redaelli in una foto aerea del 1921-22

Prima del 1895, anno di apertura della fabbrica (allora di Luigi Riva, poi passata ai fratelli Redaelli insieme a Giorgio Falck), Rogoredo era solo campagna o poco più. Dopo quella data, tutto si trasformò. Iniziò la grande avventura della “Ferriera di Rogoredo”, terminata, dopo lunghe e dolorose vicissitudini, il 6 aprile 1984, con la chiusura dello stabilimento.
Novant’anni di storia, due guerre, la Resistenza, la ricostruzione del Paese e le lotte sindacali in un quartiere cresciuto attorno alla fabbrica. A Rogoredo, la Ferriera dava lavoro quasi ad ogni famiglia del quartiere, e, come accadeva talvolta nel secolo scorso, l’azienda si occupava delle vite dei suoi dipendenti, “pensando alla loro salute e al tempo libero”. Nella fabbrica venne impiantato un poliambulatorio all’avanguardia e rivolto all’intero quartiere, realizzato un centro sportivo, costruite le case per i lavoratori della Redaelli, i figli dei lavoratori andavano in vacanza nelle colonie aziendali e il Cral Redaelli offriva svago e divertimento. Negli anni Venti, gli operai della Redaelli, diedero vita alla Cooperativa edificatrice ed alla Cooperativa di consumo. Rogoredo si è quindi sviluppato attorno allo stabilimento, che alla sua chiusura occupava ben oltre 600.000 mq di terreno, tra forni, laminatoi, trafilerie e le altre parti industriali.
Uno stretto e importante rapporto tra ferriera e quartiere, che non si può e non si vuole dimenticare.
resti della palazzina ex chimici Acciaierie Redaelli
L’insediamento della Redaelli a Rogoredo inizia nel 1897 con l’impianto di una acciaieria Martin; seguono gli impianti di laminazione trasferiti in parte dal primo stabilimento di Malavedo (CO). Oltre al ciclo siderurgico completo, s’installano già all’inizio del secolo le derivate lavorazioni della vergella, tra cui la vastissima gamma delle funi metalliche e le verghe per l’armatura del calcestruzzo. Nei primi anni Venti si aggiungono nuovi capannoni per treno-lamiere e la trafila, e nuovi reparti per l’acciaeria per i forni elettrici destinati agli acciai più fini.
Negli anni Trenta si amplia il reparto laminazione, si costruiscono nuovi uffici e una sede apposita per il laboratorio, entrambi caratterizzati da una pianta curvilinea e dal rivestimento in klinker (quest’ultimo è l’unico edificio sopravvissuto di tutto lo stabilimento, peraltro in stato di abbandono al 2019).

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