I più di voi conoscono la Via Terraggio per il glorioso cinema Orchidea, oggi poco più di un residuato bellico dopo che la morte mietitrice (in combutta con le illuminate ultime giunte) si è presa tutte le sale di proiezione del centro della nostra città.
Ma la strada, che oggi è una piccola e anonima traversa di Corso Magenta ha rappresentato per la storia della nostra città un autentico luogo di elezione. Iniziamo dal suo toponimo, il “terraggio”: prende il nome dalla strada interna al Naviglio, utilizzata dai carri e dai buoi per trainare i barconi che risalivano la corrente (non dimentichiamo che dove oggi corre la parallela Via Carducci fino agli anni Trenta del secolo scorso si estendeva un tratto della fossa interna, noto come Naviglio di S. Gerolamo). Naturalmente, avendo uno sviluppo parallelo al Naviglio interno formavano un circuito.

Nel 1470 Galeazzo Maria Sforza da’ licenza di costruire qui una sciostra (magazzino di legna e carbone e pietra proveniente dalla zona dei laghi). Si tratta della conferma di un tipo di costruzione, costituito da portici, botteghe e cortili che si evolverà ben presto in quella struttura a U che caratterizzerà di sé molti degli edifici che storicamente si affacciavano sul Naviglio.
Dopo che Lodovico il Moro, alla fine dello stesso secolo, elegge il quartiere, detto borgo delle Grazie, (per la presenza della famosa chiesa dedicata alla Madonna) come suo avamposto a vantaggio dei più fidi cortigiani degli Sforza, anche questa via si popola delle case dei notabili di corte.
Ecco allora che qui in angolo col Naviglio, dove un ponte permetteva di immettersi sulla Via Vercellina, si installa la casata di Galeazzo Sanseverino, conte di Caiazzo, capitano delle armate sforzesche e genero dello stesso duca di Milano denominata casa di Sanseverino.
Un’altra importante casa è quella del civico 1 che, all’inizio della via staccandosi da Corso Magenta, crea un’ansa per correre parallela al Naviglio. Si è parlato in passato come una delle sedi che Francesco Sforza nel 1452 mise a disposizione dei suoi alleati e finanziatori Medici di Firenze, che vi installarono i loro uffici provvisoriamente, in attesa della costruzione in città della sede del loro Banco.
Risulta infatti in quel periodo un trasferimento della filiale medicea da Venezia, da dove i mercanti fiorentini erano stati espulsi. Ne è governatore Pigello Portinari (lo stesso che finanzierà più tardi la cappella omonima presso Sant'Eustorgio) che fino ad allora aveva infatti diretto la sede veneziana. Rappresenta la prima banca straniera a Milano. Fu fatto, per la sua costruzione, il nome del Sangallo. Era famosa per il salone che era il più vasto della città, 37 m. di lunghezza.Un’immagine dello sconosciuto cortile interno con la parte più antica al piano terra e i sopralzi successivi che ne fanno il corpo di fabbrica odierno
Dopo l’abbandono da parte dei fiorentini, risultano parecchi rimaneggiamenti. Ed è qui che ci vengono in aiuto gli ultimi studi che vogliono la proprietà ceduta al conte Filippo Eustachi, “Castellano” di Milano ai tempi di Giangaleazzo, nipote di Francesco Sforza. Gli Eustachi, discendenti da una semplice famiglia di armatori del pavese, pare ingaggino Bramante, come testimonia uno scritto di Leonardo Da Vinci che era suo collega ed amico alla corte di Ludovico il Moro, per farsi costruire una dimora sontuosa, Palazzo Medici.
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