L’abitazione viene attribuita, secondo riscontri grafici sugli appunti leonardeschi, al maestro di Vinci. Lo stesso Galeazzo vi abitò nell’ultimo decennio della dinastia sforzesca, aprendola ad artisti e scienziati. Nel 1491, qui Leonardo organizza un torneo di cui ci restano suoi schizzi sul Codice Arundel. Lo stesso non fece che ammirare e studiare i suoi magnifici cavalli e le stalle annesse al palazzo, che pare gli fossero servite da modello per le scuderie del Castello di Vigevano. Pare fossero state successivamente affrescate, secondo il Vasari, dal Bramantino.
La stessa casa ospiterà alla fine del secolo, peraltro altri scienziati del tempo come quel Luca Pacioli, che proprio a lui dedica il suo trattato De divina proporzione, conservato all’Ambrosiana. Nel 1498 la stessa casa diviene un importante e famoso salotto dove Luca Pacioli impartisce le sue lezioni vitruviane anche allo stesso conte.
Nel 1499, con l’ingresso dei francesi a Milano, le famose stalle vennero devastate dalla furia della fazione opposta agli Sforza e ai suoi cortigiani. Nonostante i saccheggi e l’incuria del tempo, era possibile vederne i resti ancora all’inizio del XIX sec.
L'esatta posizione del palazzo è ignota, tuttavia si sa che questo doveva trovarsi nelle immediate vicinanze del ponte sul naviglio della porta Vercellina, attuale incrocio tra corso Magenta e via Carducci. Del palazzo si sa che fu donato a Galeazzo Sanseverino, capitano delle guardie ducali, dallo stesso duca Ludovico Sforza nell'ultimo decennio del XV secolo: il palazzo faceva parte del progetto di Ludovico il Moro di creare sul borgo delle Grazie, attuale corso Magenta, una parata dei più bei palazzi della città abitata dalla sua cerchia di amici e fedelissimi. Tra le varie testimonianze riguardanti questo palazzo vi sono dei giochi organizzati da Leonardo nel 1491, ma soprattutto la descrizione del Vasari degli affreschi del Bramante delle stalle del palazzo:
«[Bramante dipinse] alcuni servitori che strigliavano cavalli: tra i quali ce n'era uno tanto vivo e ben fatto, che un altro cavallo, tenendolo per vero, gli tirò molte coppie di calci» |
Le stalle assieme al palazzo andarono per gran parte distrutte nel 1499, quando alla caduta del Moro il popolo assaltò i principali palazzi dei dignitari sforzeschi. Alcuni resti della stalla tuttavia consentirono a Giuseppe Bossi di avanzare delle audaci ipotesi circa il progetto della stalla da parte di Leonardo Da Vinci: tesi avallata dai numerosi progetti di Leonardo nel borgo delle Grazie, assieme al progetto delle stalle per il castello Sforzesco di Vigevano.

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