C’era una volta a Milano el borgh di formaggiatt, dove si stagionavano e vendevano le forme di formaggio trasportate lungo i Navigli.
Passeggiando per lo storico Corso San Gottardo ancora oggi si incontrano le case con corte che ospitavano le antiche casere…caratteristiche case a corte che si trovano nell’area compresa tra il Corso e il Naviglio Pavese.
Erano aree destinate alla vita sociale e professionale, disposte in lotti stretti e lunghi con ingressi spesso su ambo i lati.
Il borgo doveva la sua fortuna alla vicinanza con il naviglio, in particolare nell’ottocento quando il Naviglio Pavese venne completato. Le barche mercantili dirette alla Darsena sostavano nei pressi di corso San Gottardo dove le merci venivano scaricate evitando il dazio posto alla dogana nei pressi della Darsena. I doppi ingressi servivano proprio a trasportare le merci dal lato dei navigli a quelli del borgo.
Il borgo divenne noto soprattutto per lo scarico e la rivendita di latte e latticini che provenivano dal territorio pavese. Nelle case a corte si crearono depositi per la conservazione e la stagionatura dei formaggi. Per questa ragione la zona attorno a Corso San Gottardo venne definita il borgo dei formaggiai, in milanese “El burg dè furmagiatt“.
Nel 1819 fu completata la costruzione dell’attesissimo Naviglio Pavese, dove a bordo delle chiatte venivano scaricati i formaggi prodotti dalla campagna a sud di Milano. Le copiose forme venivano scaricate nelle case affacciate sul Naviglio e conservate nelle casere situate nei piani interrati e ai piani terreno di ogni edificio, che si impregnavano dell’odore acre di formaggio. Man mano che arrivavano nuove forme, le precedenti slittavano in avanti e giungevano, dopo una stagionatura di tre mesi, alla rivendita affacciata appunto su Corso San Gottardo.
L’odore delle decine di migliaia di forme stagionate nelle case del Corso era così intenso da impregnare gli abiti dei residenti del quartiere e renderli riconoscibili persino a distanza. Si racconta inoltre che per evitare la fermentazione del formaggio e i conseguenti problemi digestivi, le forme di formaggio venivano grattate in superficie: le scaglie di crosta ricavate ancora morbide venivano usate dalle Dame di San Vincenzo per insaporire la minestra per i poveri del quartiere.
Le norme sanitarie degli anni Sessanta resero obsole e illegali le casere di San Gottardo, trasformate per lo più in cantine o negozi/laboratorio dedicati spesso alle attività artigianali. Ancora oggi si trovano però testimonianze fotografie de el borgh di formaggiatt e percorrendo il quartiere si possono ancora intravedere i lunghi e fioriti cortili di Corso San Gottardo e ammirare il sistema di corti passanti che attraversano l’isolato e portano al Naviglio Pavese.
Fino alla dominazione austriaca per motivi di dazi era vietato ammassare e conservare latticini e prodotti caseari all’interno della città e dei Corpi Santi. I produttori del lodigiano, piacentino e parmense si organizzarono quindi creando delle casere ad hoc nell’area di Corsico e Buccinasco. In questi magazzini i formaggi venivano fatti stagionare, quindi portati nei mercati milanesi e venduti al dettaglio.
Dopo l’Unità di Italia il divieto fu tolto e dopo il 1880 il quartiere intorno a Corso San Gottardo si trasformò in un gigantesco magazzino con decine e decine di casere per stagionare i formaggi della Bassa. Si stima che a fine Ottocento nel quartiere erano più di 200.000 le forme qui immagazzinate.
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