martedì 9 novembre 2021

GRAND HOTEL ET DE MILAN

 

Il Grand Hotel et de Milan è un hotel di lusso situato al centro di Milano, in Via Manzoni.

La costruzione fu commissionata all'architetto Andrea Pizzala (1798-1862) noto soprattutto per aver realizzato qui a Milano la Galleria De Cristoforis nel 1831,  e fu ispirata dallo stile neogotico. L'albergo aprì i battenti il 23 maggio 1863 e verso la fine del XIX secolo guadagnò notorietà in quanto fu l'unico ad offrire un servizio telegrafico e postale ai suoi clienti; per questo motivo fu spesso frequentato da diplomatici e uomini d'affari.

L'edificio era più piccolo rispetto a quello attuale. Un palazzo dallo stile eclettico, la cui facciata e gli ornamenti presentano molti riferimenti decorativi al repertorio neogotico. Questi riferimenti architettonici sono stati ispirati da opere pubblicate in quegli anni, e influenzati dal movimento romantico inglese: quello che viene comunemente definito ""Gothic Revival"".

L'hotel, inizialmente appartenente a Carlo Guzzi, divenne particolarmente noto al grande pubblico a partire dal 1872 quando il compositore Giuseppe Verdi, amico della famiglia di melomani, vi stabilì la propria dimora quando si trovava a Milano, alternando la sua vita lavorativa in città all'ambiente rilassante della sua campagna casa a Sant'Agata. In quegli anni Verdi lavora a lungo prima su “Otello” e poi su “Falstaff”, beneficiando della prossimità dell'albergo al teatro alla Scala. La stanza, la n. 105 al primo piano, rimase riservata ai Verdi sino alla morte del maestro, che avvenne proprio nella sua stanza all'albergo il 27 gennaio 1901.

Dopo quarant’anni di assenza e quindici di silenzio, il 5 febbraio 1887, Verdi tornava alla Scala con “Otello”. Fu un gran giorno. Già prima di sera la città intera era in agitazione. Tutti in quella giornata invernale, erano in strada; organetti suonavano arie verdiane; ovunque si gridava “Viva V.E.R.D.I.!”. Inno che aveva un doppio significato: oltre a ricordare con amore il Maestro, l’esclamazione significava anche “Viva Vittorio Emanuele Re d’Italia”.

 

Dopo la prima rappresentazione di “Otello”, come usava per i grandi trionfi teatrali, la carrozza che riportava Verdi al “Milan” (come veniva chiamato affettuosamente il Grand Hotel et de Milan)  era stata staccata dai cavalli ed era stata trainata a braccia  dai milanesi. Appena arrivato nel suo appartamento in hotel, Verdi fu richiamato a gran voce dal popolo radunatosi sotto al suo balcone. Il maestro si affacciò in compagnia del tenore Tamagno che cantò alcune arie dell’opera per la folla delirante.

Altrettanta folla sostò davanti al “Milan” nel periodo in cui Verdi era gravemente ammalato. Due o tre volte al giorno il Direttore faceva affiggere all’ingresso dell’albergo i bollettini con lo stato di salute del Maestro. La paglia fu sparsa su via Manzoni per attutire i rumori delle carrozze e dei cavalli, e non disturbare così l’agonia del Maestro. Ancora oggi all’esterno dell’hotel è affissa una targa che riporta questa scritta: “Questa casa fece nè secoli memoranda Giuseppe Verdi che vi fu ospite ambito e vi spirò il dì 27 gennajo del 1901. Nel primo anniversario di tanta morte pose il comune per consenso unanime di popolo a perpetuo onore del sommo che avvivò nei petti italici con celestiali armonie il desiderio e la speranza di una patria”.

Nel pomeriggio del 30 aprile 1888, l’allora proprietario dell’hotel signor Spatz, accoglieva con tutto il personale schierato le Loro Altezze Imperiali Dom Pedro II di Braganza e l’Imperatrice Teresa Cristina di Borbone. Per l’occasione Spatz, aveva provveduto a ridecorare gli appartamenti reali ed a trasformare l’ingresso e le scale dell’albergo in un lussureggiante giardino tropicale.

Durante il soggiorno, l’Imperatore si ammalò gravemente di pleurite. Il suo rientro in Brasile fu diplomaticamente ritardato, consentendo a sua figlia, la reggente Donna Isabella, di firmare in Brasile la famosa e contrastata legge che aboliva la schiavitù.

Spatz commissionò per questo avvenimento una statua allegorica raffigurante un’india piumata che “uccide i serpenti della schiavitù”. La statua è tutt’ora custodita all’ingresso dell’hotel.

Fra il 1900 e il 1901 venne ristrutturato l'atrio di ingresso che venne allargato per renderlo confacente ai bisogni del grande movimento di forestieri che frequentavano l'albergo. A tal scopo fu chiamato l'architetto Augusto Brusconi che, coadiuvato dall'ingegner Francesco Bellorini, demolì gran parte dei muri del pianterreno per ottenere un ambiente più vasto e lussuoso; furono inoltre aggiunti un pavimento alla veneziana e un grande lucernario con velario di vetri colorati.

Nell’aprile del 1902 arrivò in hotel il grande tenore Enrico Caruso, che veniva a Milano per cantare alla Scala una nuova opera diretta da Toscanini, intitolata “Germania”. Fred Gaisberg, pioniere dell’incisione fonografica della “Gramophone Company”, fu entusiasta di quella voce, ma la Gramophone Company, intenzionata a registrare un disco, si tirò indietro dopo aver appreso che Caruso pretendeva 100 sterline per accettare di incidere. Allora Gaisberg decise di finanziarlo personalmente. Così in un appartamento del Grand Hotel et de Milan avvenne la registrazione del primo disco a matrice piatta della storia della musica. Caruso in piedi davanti ad un imbuto metallico che un muro separava da uno strano marchingegno destinato a raccogliere la voce, cantò dieci arie d’opera. Il lavoro durò due ore. Alla fine Caruso intascò le 100 sterline ed andò a pranzo. Gaisberg ebbe una grande intuizione a sponsorizzare quello che divenne poi uno dei più famosi tenori al mondo.

E arriviamo così agli anni venti. Una delle ospiti più straordinarie, vera figlia degli anni folli, fu la pittrice “femme fatale” Tamara de Lempicka.

La bella pittrice polacca era ospitata al Milan dallo scrittore Gabriele D’Annunzio. Pare che il poeta fosse invaghito di lei e che volesse farsi fare un ritratto al Vittoriale. Nell’appartamento a lei dedicato sono presenti alcune lettere che testimoniano una fitta corrispondenza tra Tamara e Gabriele.


L'edificio fu poi completamente ristrutturato nel 1931, quando ogni camera fu dotata di telefono,  acqua corrente e di  bagni con moderni impianti sanitari. Il suo elegantissimo American Bar era frequentato dalla migliore società. Il ristorante, già allora il più rinomato di Milano, vantava inoltre una raffinata cucina ed un servizio impeccabile.

Durante la Seconda Guerra Mondiale, nel 1943, l'albergo fu bombardato e il quarto piano fu completamente distrutto.

Successivamente lo Stato Maggiore della 5° Armata americana requisì l’albergo. Il “Milan” divenne il luogo di vacanze premio per i soldati alleati, addirittura l’hotel ebbe un suo “Direttore Militare”. Ci furono feste, balli e concerti nel lussuoso ed esclusivo “restaurant”.

Una volta terminata la guerra, l'architetto Giovanni Muzio fu incaricato della ricostruzione e del rinnovo dello stabile. In gestione alla famiglia Bertazzoni dai primi anni'60, l'albergo divenne famoso negli anni '60 e '70, quando fu frequentato dagli stilisti che partecipavano alle annuali settimane della moda milanesi.

Nel corso dell'attività dell'Hotel, diversi personaggi celebri vi hanno soggiornato, fra cui: Giuseppe Verdi, Pietro II del Brasile, Teresa Cristina di Borbone-Due Sicilie, Enrico Caruso,VTamara de Lempicka, Maria Callas, Severino Gazzelloni, Vittorio De Sica, Richard Burton.

E' conservato nelle cantine un tratto di mura massimianee, che può essere considerato il limite urbano verso nord-est, sito ad una decina di metri dalla sponda meridionale del Seveso. I resti sono stati messi in evidenza nel 1991, ma già nel 1895 in occasione della costruzione dell'Hotel furono recuperati molti elementi architettonici, probabilmente provenienti da un altro tratto delle stesse mura. L'alzato è quindi conservato per quasi 3 mt di altezza e circa 1,30 di larghezza: ne rimane di fatto solo il nucleo, in conglomerato di ciottoli, malta e frammenti di mattoni.  sito accessibile su richiesta

Un'ultima importante ristrutturazione ebbe luogo nei primi anni '90, quando un muro di difesa dell'antica Mediolanum risalente al terzo secolo fu portato alla luce e utilizzato come elemento stilistico in uno dei ristoranti dell'albergo.

  • L'albergo fa parte del gruppo The Leading Hotels of the World.

    All'interno del ristorante troviamo  due ristoranti.


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