lunedì 1 novembre 2021

CHIESA SANTA MARIA ANNUNCIATA ALL'OSPEDALE MAGGIORE

uno dei cantieri più grandi e discussi della Milano antica, sicuramente il più particolare, dopo il Duomo, la Ca’ Granda o Ospedale Maggiore, oggi Università Statale.

Quando il 13 agosto 1447 Filippo Maria Visconti, signore di Milano, morì, la signoria avrebbe dovuto passare alla figlia Bianca Maria Visconti e a suo marito Francesco Sforza, ma i milanesi bramosi d’autonomia, insorsero autoproclamandosi Repubblica.

La famiglia Sforza pur accettando la svolta, non rimase a guardare, e lasciando che la neo proclamata repubblica si organizzasse da sola, mise in atto tutta una serie di iniziative atte a conquistare il consenso della popolazione. Tra le varie iniziative, a noi interessa la costruzione dell’ospedale Ca’ Granda o Ospedale Maggiore.

Tante sono le storie e gli aneddoti che vi sono legati.. Molteplici gli interventi che vi si sono susseguiti dalla metà del XV sec., quando si diede avvio alla costruzione per volere del duca Francesco Sforza, fino ai restauri che furono il simbolo della volontà di rinascita dopo al II Guerra Mondiale.

Le rovine della Ca’ Granda dopo i bombardamenti dell’ultima guerra


La parte più recondita e meno conosciuta, seppur su strada, quasi all’ingresso dalla Cerchia dei Navigli, la chiesa interna a quello che era l’ospedale più grande della città, per il conforto di malati e parenti dei degenti, proprio in fronte al luogo dove vi era la ruota dove si abbandonavano i bambini.

Sorge sul luogo dove esisteva già una torre che fungeva da pusterla (una piccola porta) al Palazzo di Stilicone, proprio in fronte a all’altra pusterla di San Barnaba, nell’antemurale fatto costruire per respingere i Goti che minacciavano la città, capitale dell’impero d’Occidente. Stiamo parlando quindi di preesistenze antichissime, del IV –V sec. D.C.. La stessa è descritta dallo storico Galvano Fiamma, nel Medioevo, come una torre rotonda, così alta che dominava facilmente tutto il piano di Lombardia, anche perché stava a guardia della strada che portava verso Lodi.

Nel 1460 viene celebrata qui la prima Festa dell’Annunciazione o del Perdono, istituita l’anno prima da papa Pio II Piccolomini per favorire la raccolta di fondi per sostenere l’edificazione dell’Ospedale Maggiore: veniva concessa l’indulgenza plenaria a coloro che visitano la cappella e facevano un’offerta. In un primo tempo era addirittura costruita in legno, per espletare le esigenze di culto, essendo tutto il complesso un gran cantiere, in continua evoluzione e ampliamento sui vari cortili lungo il naviglio.

Solo nel 1629, alla ripresa dei lavori, dopo più di un secolo di stagnazione del cantiere dell’Ospedale, venne demolita la vecchia chiesa in legno nel centro del cortile maggiore per essere ricostruita  nel 1637, su progetto degli architetti Giovanni Battista Pessina, Francesco Maria Ricchini e Fabio Mangone, grazie alla donazione di Giovan Pietro Carcano che rese possibile ampliare la Ca’ Granda, verso l’attuale via F. Sforza, proprio accanto alla porta che uscendo dal complesso, si affacciava sul ponte detto dei Morti, poichè portava al cimitero oltre il Naviglio.


La chiesa venne dotata di una pianta a croce greca con cripta, come voleva il progetto originale del Filerete, l’architetto fiorentino del XV sec., che aveva portato a Milano questa nuova tipologia di ospedale. A lato della chiesa vennero costruite le sale del Capitolo, quella estiva, affrescata da Paolo Antonimo Volpino e quella invernale più piccola, dotata di boiserie del XVII sec. Al Guercino venne commissionata nel 1639 la pala d’altare con l’Annunciazione.

La chiesa, priva di facciata, fu invece costruita all'interno del lato di fondo della Ca' Granda, distinguibile dal tiburio anch'esso quadrato, che si eleva sopra le arcate della loggia. Essa prese il nome di Santa Maria Annunciata all'Ospedale Maggiore. Sono ancora conservati alcuni disegni progettuali dell'edificio di culto, di mano del Richini. L'ingresso, privo di enfasi, avviene da un comune portale al centro del porticato di fondo della corte del Richini. L'interno è a pianta quadrata, mentre i quattro identici lati sono costituiti da serliane rette da colonne in marmo e capitelli ionici che richiamano la corte esterna. Di particolare interesse è la pala d'altare, commissionata negli anni trenta del Seicento a Guercino dal capitolo dell'Ospedale per essere collocata sull'altare maggiore dove ancora si trova. L'opera mostra una struttura compositiva articolata e mossa, e accenti di acceso realismo che si possono notare nella resa pittorica delle vesti dell'angelo, e nell'inconsueta iconografia di Dio padre calvo che sporge dalle nubi.

Il prospetto su starda, lungo Via Francesco Sforza della sagoma dell’abside della chiesa dell’annunziata (foto di Robert Ribaudo)


Varcando la soglia della Chiesa dell’Annunciata si incontrano tre bassorilievi in marmo, opere di Dante Parini, Vitaliano Marchini e Francesco Wildt. Il soggetto è comune ai tre artisti: “Le guarigioni di Cristo”


Al di sotto della chiesa vi è una bassa cripta, alla quota del vecchio piano stradale, cioè lungo il Naviglio, oggi interrato, tanto che le tracce di umidità e la frescura regna sovrana, soprattutto in queste afose giornate estive. E’ contrariamente a quanto si crede un luogo laico, o meglio dedicato a quella religione risorgimentale che era l’amor di patria. le cui volte ad arco ribassato sono rette da poderosi pilastri quadrati. Conserva scarsi resti della decorazione ad affresco originaria, scomparsa a causa dell'umidità, oltre all'altare disadorno. Più che un luogo pio sia un luogo della memoria poiché i caduti e i feriti delle V Giornate di Milano, nel lontano 1848, in seguito trasferiti al di sotto del monumento appositamente eretto da Grandi nella piazza V Giornate, dove fu innazato a perenne memoria l’obelisco, innalzato al posto della vecchia Porta Tosa e ove il monumento ricorda la splendida prova di unità dei milanesi. Furono trasportati dalla cripta le spoglie di ben 600 caduti, ma tutte le lapidi, le sculture in pietra e le epigrafi in memoria dei tanti cittadini morti in difesa di Milano sono rimasti qui, in questo luogo davvero suggestivo e davvero incuriosente. Man mano che si rendevano necessarie le cure mediche o l’estrema unzione venivano portati in questo luogo ancora adibito ad Ospedale. I cadaveri di chi era caduto sotto i colpi austriaci venivano allora direttamente tumulati in questa cripta.   Restano ancora alle pareti numerosi nomi dei patrioti un tempo tumulati al suo interno.

Una delle navate laterali della cripta con l’infilata di epigrafi a ricordo dei caduti del 1848 (foto di Robert Ribaudo)


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