mercoledì 24 novembre 2021

CHIESA DI SAN CARLO

 

La chiesa di San Carlo era una chiesa di Milano. Situata nell'attuale via Moscova la chiesa fu sconsacrata nel 1804 e demolita pochi anni dopo.
Come al solito a dare l’impulso alla trasformazione prima ci si è messo in un certo senso Napoleone con la rivoluzione francese e quello che ne derivò. Già nel 1792 in Francia vennero soppresse congregazioni secolari e confraternite, ordinando la nazionalizzazione e parziale vendita dei beni artistici che ne formavano la dotazione, procedura che fu successivamente utilizzata da tutte le emanazioni repubblicane di marca francese nella penisola italica, con applicazioni diverse a seconda delle circostanze. Con l’arrivo delle truppe francesi, in generale, si possono infatti riscontrare le prime lacerazioni del quasi intatto tessuto artistico italiano delle corporazioni religiose, le prime asportazioni e decontestualizzazioni. Così fu per il convento dei Carmelitani Scalzi e la loro bella chiesa barocca di San Carlo nel 1798.
Nei famosi anni dell’era Albertini (sindaco di Milano per due mandati, dal 1997 al 2006), si erano aperti diversi cantieri di parcheggi sotterranei sparsi per la città, uno di questi doveva risolvere la questione dello spazio in via della Moscova, dove sorgeva la Manifattura Tabacchi e che ancora nel 2004 non era stata risolta.
A partire dal mese di marzo 2004 è stata sottoposta ad indagine archeologica un’area di ca. mq 7500 in via della Moscova, all’altezza del numero civico 26. L’intervento è stato realizzato su richiesta della Sovrintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia, in seguito all’approvazione di un progetto di riqualificazione dell’area con annessa costruzione di un parcheggio sotterraneo.
Prima dell’indagine archeologica il fondo, attiguo alla chiesa di Santa Teresa, era occupato da un’area asfaltata, adibita a parcheggio, direttamente antistante a via della Moscova e, immediatamente a nord, da un parco giochi alberato, ormai dismesso. Situazione che si era formata dopo le demolizioni dovute ai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale del 1943 e mai risolta.
L’area era in antichità, a prevalenza agricola trovandosi fuori dalle mura medievali. Quando la città si espanse al punto da richiedere una nuova cinta muraria difensiva naturalmente si ritrovò all’interno dell’area protetta cambiando destinazione col passare del tempo. Qui vi erano alcune sepolture, come quelle ritrovate dopo le indagini archeologiche del 2004, che evidenziarono la sacralità del luogo. Quindi al posto di un cimitero sorsero i conventi con chiesa barocca dei Santi Teresa e Giuseppe (convento delle suore carmelitane), oggi sede della Mediateca e il più vasto complesso conventuale dei carmelitani scalzi, entrambi utilizzati per lungo tempo, dopo le soppressioni, come magazzini e l’industria della manifattura tabacchi.
Le indagini archeologiche hanno riportato alla luce i resti strutturali della chiesa di San Carlo e dell’annesso monastero dei carmelitani scalzi, documentati nelle principali carte storiche cittadine. Le fonti storiche ci informano che i carmelitani scalzi si stabilirono nella zona nel gennaio 1614, grazie all’intercessione del cardinale Federico Borromeo. Seguì nel settembre del 1615, la posa della prima pietra della chiesa di San Carlo, come riporta una lapide in marmo rinvenuta nel corso dello scavo archeologico riutilizzata nelle murature nella fase industriale del complesso. I lavori per la costruzione della chiesa del convento furono diretti dall’architetto A. Trezzi, e pare completati più tardi, tra il 1663 e il 1664 da G. M. Ricchini. L’impianto della Chiesa si presenta a croce latina (m 50 × 27) con abside a nord. Un esteso piano acciottolato costituiva il sagrato antistante. All’interno, lungo i perimetrali della navata unica, trovano posto sei cappelle laterali definiti da sei ampi contrafforti a forma di che reggevano pilastri. La facciata a due ordini (inglobata nella manifattura tabacchi e sopravvissuta ai bombardamenti del 1943) con portale a timpano arcuato e ampia finestra centrale a timpano a trapezio, e visibile in un’incisione di Marcantonio Dal Re. Lo scavo ha evidenziato nei settori a est e a ovest della Chiesa una serie di strutture pertinenti al convento dei carmelitani e alle attività svolte al suo interno, che sembrano corrispondere alla descrizione che ne fa il Torre: “… il monastero, benché angusto, e maestoso… ha portici, cortili, stanze nude e semplici… nel giardino ampio ci sono pergolati e passeggi… c’è anche un colle per il romitaggio (luogo solitario)… “.
Con la soppressione degli ordini religiosi e le conseguenti confische da parte di Napoleone, il complesso di San Carlo mutò destinazione funzionale e venne adibito a magazzino e sede di impianti produttivi diversi. Tali fattori comportarono modifiche strutturali e variazioni d’uso degli ambienti, ben documentate dalle indagini. In questa fase è inoltre documentato lo scavo di un canale, connesso forse alle lavorazioni, e la costruzione di una nuova strada ad accesso all’area. Nella zona sottostante l’abside e il transetto ovest della chiesa, lo scavo ha rilevato tracce di attività fusoria e lavorazione dei metalli. Sono stati infatti rinvenuti un largo forno per il trattamento dei materiali e scarichi di scorie della lavorazione del ferro e del rame. Le analisi metallografiche sugli scarti hanno permesso di stabilire che in questa struttura fusoria si svolgevano processi metallurgici specializzati nel recupero dei residui della lavorazione dell’argento. L’impianto di un opificio metallurgico per l’epoca tecnologicamente avanzato, doveva essere collegato alla nuova zecca (1777), situata nella casa del Cavalchina a Porta Nuova, con ingresso da via della Moscova. Il forno era quindi parte integrante del nuovo laboratorio di partizione i fine azione che il governo francese nel 1801 volle nazionalizzare e riunire alla zecca. Dopo la confisca napoleonica, fu proprio la sconsacrata chiesa di San Carlo che venne scelta per tali specializzate lavorazioni.

La chiesa fu costruita a partire dal 1611 per l'insediamento nell'area dei padri carmelitani scalzi nel relativo convento. La chiesa venne benedetta dal cardinale Federico Borromeo nel 1614, anno di insediamento ufficiale dei carmelitani. Dopo la soppressione del convento e della chiesa, avvenuta nel 1804, il convento venne demolito per costruire la Manifattura Tabacchi, a sua volta demolita alcuni anni dopo assieme alla chiesa sconsacrata.

Il progetto della chiesa, che veniva descritta "di grandezza assai ragguardevole", era di Aurelio Trezzi e presentava un'unica navata, con sei cappelle laterali per lato, di cui le prime quattro dall'ingresso erano più modeste, mentre le ultime due erano più decorate e monumentali. 

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