Il battistero di Santo Stefano alle Fonti è stato un battistero della città di Milano destinato al battesimo dei pagani convertiti al cattolicesimo. Era situato proprio in prossimità della via Santa Radegonda attuale (esattamente dove c’è oggi l’ascensore per salire in cima al Duomo). Era il più antico edificio cristiano della città lombarda.
La sua costruzione iniziò nel 313 in epoca romana tardoimperiale, nell'anno dell'editto di Milano, che concesse a tutti i cittadini, quindi anche ai cristiani, la libertà di onorare le proprie divinità. Inizialmente erano solo gli uomini, coloro che si convertivano. Quando, col passare del tempo, ci si rese conto che anche diverse donne chiedevano di essere battezzate, si pensò di destinare agli uomini il battistero più grande di San Giovanni alle Fonti, riservando alle sole donne l’altro. Distinzione questa, resasi necessaria perché il rito ambrosiano prevedeva che il battesimo avvenisse per “immersione” e non si voleva che la cosa creasse turbamento fra il sacerdoti. Per la celebrazione della cerimonia per le donne, vennero quindi nominate delle diaconesse. Infatti il battesimo consisteva nello spogliare completamente le battezzande, nell’immergerle nel fonte battesimale. nell’impartire loro il sacramento e infine nel rivestirle .
Nel battistero di Santo Stefano alle Fonti fu battezzato, nel 374, sant'Ambrogio. Il battistero di Santo Stefano alle Fonti si trovava in corrispondenza della sacrestia settentrionale del moderno Duomo di Milano, per la cui costruzione venne demolito - in concomitanza con la parte orientale della vicina Santa Maria Maggiore - nel 1386.
La sua costruzione, che iniziò nel 313 e che fu precedente a quella della vicina basilica vetus (poi ridenominata cattedrale di Santa Maria Maggiore), fu effettuata durante il periodo in cui la città romana di Mediolanum (la moderna Milano) era capitale dell'Impero romano d'Occidente (ruolo che ricoprì dal 286 al 402), rendendo il battistero di Santo Stefano alle Fonti il più antico edificio religioso cristiano della città lombarda.
Il battistero di Santo Stefano alle Fonti fu innalzato nell'anno dell'editto di Milano, che concesse a tutti i cittadini, quindi anche ai cristiani, la libertà di onorare le proprie divinità, in epoca romana tardoimperiale.
Il battistero di Santo Stefano alle Fonti, insieme alle vicine basilica vetus, basilica maior (poi ridenominata basilica di Santa Tecla) e battistero di San Giovanni alle Fonti formava il "complesso episcopale". La presenza di due basiliche molto ravvicinate era infatti comune nel Nord Italia durante l'età costantiniana e si poteva trovare, in particolare, in città sedi vescovili. Nel battistero di Santo Stefano alle Fonti fu battezzato, nel 374, sant'Ambrogio.
Il battistero di Santo Stefano alle Fonti era situato in corrispondenza della sacrestia settentrionale del moderno Duomo di Milano e venne demolito, insieme alla parte orientale della basilica vetus, nel 1386, per poter permettere proprio la costruzione del moderno Duomo di Milano e più nello specifico la sua sacrestia.
Il battistero di Santo Stefano alle Fonti era affiancato da un altro battistero, il più grande e importante battistero di San Giovanni alle Fonti, con quest'ultimo che si trovava tra la basilica vetus e la basilica maior in corrispondenza della moderna entrata al Duomo di Milano.
Il battistero di Santo Stefano alle Fonti, che era più piccolo, era invece situato in corrispondenza della sacrestia settentrionale del moderno Duomo.
In origine il battistero di San Giovanni alle Fonti era utilizzato per battezzare gli uomini, mentre il battistero di Santo Stefano alle Fonti era usato per battezzare le donne, fermo restando che con il passare dei decenni la distinzione si stemperò, visto che divenne comune il battesimo durante l'infanzia.
I resti del battistero di Santo Stefano alle Fonti sono stati scoperti nel 1899 e sono visitabili dal pubblico, con l'ingresso al sito archeologico che si trova in corso Vittorio Emanuele II in corrispondenza dell'ascensore settentrionale del Duomo di Milano.
Il battistero di Santo Stefano alle Fonti aveva una vasca ottagonale all'interno della quale venivano effettuati i battesimi, vasca di cui sono stati trovati resti archeologici. Il significato simbolico del numero otto dei lati della vasca è legato alla teologia cristiana, che vuole il settimo giorno della creazione mondo indicante il mistero della legge mentre l'ottavo la risurrezione di Gesù.
Il percorso del battezzando era orientato verso nord. Richiamando il significato simbolico del numero otto dei lati della vasca, il battesimo faceva morire l'uomo precedente per poi farlo risorgere a nuova vita. La vasca era rivestita di lastre di marmo ed era dotata di una fistula acquaria che portava l'acqua per il battesimo facendola sgorgare da colonne dotate di fori. All'epoca il battesimo di officiava agli adulti e durante il giorno di Pasqua. La vasca è l'unico resto giunto sino a noi del battistero di Santo Stefano alle Fonti
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