lunedì 11 ottobre 2021

IL MAGLIO AD ACQUA

 

l’acqua di questa immensa rete quindi era utilizzata oltre che come elemento per riempire i fossati difensivi sotto le mura, anche per irrigare gli orti di cui la città era ricca (ancora fino al XIX sec., soprattutto nella zona a sud), incentivando la presenza di una società agricola di sussistenza, e per dare forza motrice ai mulini, che si susseguivano su tutta la cerchia interna, in parte per fare girare le ruote dei magli per le fabbriche militari (come testimonia il nome del tratto della circonvallazione di via Molino delle Armi) e in parte per macinare cerali che arrivavano dagli approvvigionamenti del contado (soprattutto sul tratto di Via Fatebenefratelli, oggi interrato). Un manufatto ormai scomparso dalla città, ma facendo una ricerca a monte, verso le prime alture, se ne trovano di sopravvissuti e ancora in funzione.

Così, prima dell’avvento delle macchine mosse dalla forza del vapore e poco più tardi dai motori a scoppio, per non parlare dell’avvento dall’elettricità, nella nostra regione, la forza dell’acqua era l’unica energia capace di alleviare la fatica di generazioni di contadini, allevatori e artigiani. Un’energia che era a disposizione, come quella generata dalla forza dei buoi (ad es. per trainare i barconi sui terraggi controcorrente) dagli asini o dai cavalli, a disposizione del ducato visconteo, intento a fare di Milano una capitale europea. E’ chiaro quindi, che tutta questa energia incanalata avesse bisogno di professionisti che la sapessero far fruttare, a servizio di un’economia in parte ancora contadina e in parte pre-industriale.
Alcuni di essi come il fabbro e il maniscalco per ferrare gli animali servivano i bisogni di un popolino industrioso e operoso ma la carpenteria pesante aveva ben più alti clienti ed esigenze, con investimenti notevoli anche sulle botteghe. Nel primo caso infatti, i prodotti che uscivano da queste botteghe erano oggetti di uso quotidiano e merce di scambio con l’intero ducato. I trasporti, effettuati sempre con i carri trainati da buoi e cavalli, che operavano per conto dei fornaciai, dei cavatori di pietra, dei conciatori e delle segherie, o dagli stessi contadini che portavano i prodotti dalle campagne, garantivano continuità di richieste per la manutenzione delle ruote, dei perni e dei ferri per gli zoccoli degli animali.
Nel secondo caso si trattava di una vera e propria industria con vere e propri ingegnosi macchinari, i magli appunto, che potevano garantire e sostituire la forza lavoro di centinaia di uomini e che dovevano fornire materiale grezzo, per fabbriche più importanti e redditizie, non ultima quella della guerra.

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