I fontanili erano noti sin dai tempi dei Romani, ma il loro sfruttamento raggiunse l’apice solo nel medioevo grazie all’opera dei Monaci Certosini che intuirono l’importanza del loro uso in agricoltura. La loro formazione era dovuta alla conformazione del sottosuolo della Pianura Padana che presentava a nord e nord-ovest terreni permeabili costituiti da massi e ciotoli di dimensioni decrescenti e sabbia; a sud e sud-est, da strati di argille impermeabili, frutto di stratificazioni successive. Il contatto fra i due tipi di terreno dava origine alla riemersione della falda acquifera e, di conseguenza, alla formazione di fontanili. La buona pratica dei fontanili s’imbatte ora nella forte antropizzazione del territorio e nello sfruttamento intensivo dell’acqua da parte delle industrie che ha portato alla quasi estinzione dei fontanili nell’area. Anche le rogge sono state quasi tutte prosciugate essendo venuta meno la loro funzione irrigua. Gli “Statuta Mediolanensis“ del 1396 stabilivano che le teste dei fontanili dovessero essere scavate solo a distanza minima di 20,8 metri dai corsi d’acqua (2 gittate da 10,4 mt ). Nel 1502 tale distanza fu raddoppiata.
Sono tanti i luoghi d’intesse storico e artistico dove il visitatore può perdersi fra quadri, statue e opere d’arte di valore inestimabile. Tanti angoli e luoghi dimenticati senza particolare valore artistico, ma in grado di regalare la strana sensazione di essere tornato indietro nel tempo, dove le lancette dell’orologio hanno smesso di girare e sotto la patina di oblio che li ammanta, è possibile coglierne tracce.
venerdì 29 ottobre 2021
I FONTANILI
I fontanili nell’area di Gorla
Tutti i fontanili della Zona sono asciutti da tempo a seguito dell’abbassamento della falda acquifera verificatosi nel dopoguerra per effetto dei prelievi delle industrie e l’opera diffusa della cementificazione. Non compaiono più da nessuna parte: unica eccezione l’Acqualunga, tutta combinata. Dalle vecchie mappe e documenti si ricordano: i fontanili di Precotto (Acqualunga, Fornasette), di Turro (fontanella di Turro e fontanone Bignami), quello di Greco (Settala e Refreddo), di Loreto (Bianchette e Fontana di Loreto), di Crescenzago (Tuono, dell'Asse ed altri).
La fontanella di Turro
Fra questi va forse menzionato quello che viene chiamato impropriamente la “Fontanella di Turro”, noto anche come Fontanile dell’Asse; si tratta di un fontanile con la sorgente su terreni della proprietà Ingegnoli a Turro, all’angolo fra Via Padova e Via Mosso. Il fontanile, che confluiva dopo il 1850 nel Cavo Taverna, fu prosciugato e coperto nel 1913 in seguito ad una convenzione fra il Comune e la proprietà Ingegnoli; al suo posto fu installata una “Fontanella” in ricordo di quella originaria.
Dispute intorno all’uso dei fontanili
Molti proprietari di terreni chiesero di poter imbrigliare le teste dei fontanili con tini per ricavare maggiore quantità d’acqua per muovere i propri mulini. Si accesero a questo proposito numerose dispute cui parteciparono anche gli stessi abitanti in nome di vecchie consuetudini e diritti di proprietà e d’uso. Spesso si chiedevano rialzamenti di muri divisori oppure la costruzione di vasche (“gore”) perché i “ruotoni” dei propri mulini o filatoi potessero funzionare “assolutamente e perpetuamente“ senza periodi di inattività. Il Sig. Giuseppe Brusati era molto attivo al riguardo. Alle istanze venivano spesso allegati dei disegni che riproducevano schematicamente l’impianto per la necessaria approvazione degli ispettori.
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