
Diventa apprendista della liquoreria di Piazza Castello e l’esperienza acquisita gli permette di aprire il Caffè dell’Amicizia a Novara. Qui sperimenta la produzione di alcuni liquori: Liquote Rosa, Olio di Rhum, Cordiale, Elisir di Lunga Vita.
Tra queste creazioni c’è anche il Bitter all’uso di Hollanda,
Il Bitter di Gaspare piace e diviene di uso frequente in città, tanto che popolarmente verrà rinominato Bitter del Signor Campari: il passaggio a Bitter Campari è breve. Il prodotto viene creato con l’infusione di frutta, erbe e piante aromatiche infuse in una miscela di acqua e alcol. Il colore rosso rubino e il sapore amore-dolce lo caratterizzano, e diventa presto la bevanda preferita come aperitivo.
Il Signor Campari si trasferisce a Milano nel 1862 e fonda il Caffè Campari all’interno del Coperto dei Figini, un edificio che ospita negozi e bar storici, e che verrà abbattuto quattro anni più tardi per fare spazio alla costruzione della sontuosa Galleria Vittorio Emanuele II.
Nella nuova Galleria troverà spazio anche il Caffè Campari che era posizionato sulla destra della galleria, che si insedia all’inaugurazione della stessa nel 1867 (i lavori verranno ultimati solo nel 1878) insieme all’abitazione della famiglia Campari.
Gaspare Campari viene a mancare nel 1882 e le redini dell’attività passano al figlio Davide. La famiglia Campari è diventata una realtà stabile e un’azienda proficua, tanto che alla morte di Gaspare il più noto giornale di Milano scrive che “Gaspare Campari lascia cinque figli e un bel patrimonio di circa mezzo milione“.
Nel 1915 viene inaugurato il Caffè Camparino, all’angolo opposto rispetto al Caffè Campari. Il locale a due piani è curato in ogni dettaglio: il bancone intarsiato ad opera di Eugenio Quarti , il lampadario di Alessandro Mazzucotelli, i mosaici di Angelo d’Andrea. L’arredo è in stile liberty e il banco è dotato di un flusso continuo di acqua gassata dalle cantine per offrire un Campari e soda sempre perfetto e refrigerato.
Il Camparino diventa un luogo di incontro di artisti, intellettuali e personaggio di spicco di tutta Milano: il Camparino diventa un’istituzione e l’aperitivo un rito. Alla fine della seconda guerra mondiale il locale passa nelle mani della famiglia Miani, e vi rimane sino al 2018: da quel momento ritorna a diventare proprietà di Campari.
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