

Nel 1700 l’oratorio fu dotato di una torre campanaria, di una cappelletta e di un ripostiglio laterale, ma risultò ben presto troppo piccolo, misurava appena 10 metri per 7.
Già nel 1875 la chiesa era ben vecchia di 200 anni, per giunta si trovava, assieme ad altri edifici nel mezzo della nuova strada Varesina.
Al suo interno vi erano due altari, uno dedicato a San Giovanni Battista e uno a Sant’Antonio da Padova. Della vecchia chiesa rimangono solo l’altare ligneo ora conservato nella sagrestia della chiesa nuova, una tela dipinta a olio della scuola del Procaccini, un crocefisso in legno dipinto e altre suppellettili.
1886, quando il prevosto don Francesco Ongana incaricò l’architetto Alfonso Parrocchetti di disegnare una nuova chiesa parrocchiale. Le linee scelte dall’architetto furono quelle di un ibrido tra il rinascimento e il barocchetto lombardo. Nel frattempo la vecchia chiesetta venne definitivamente demolita data la sua estrema pericolosità e la sua ridotta dimensione. La nuova chiesa venne edificata e il 6 ottobre 1888 venne dunque consacrata, naturalmente dopo aver trovato con molte difficoltà il terreno dove costruire la nuova chiesa. Una chiesa a tre navate suddivise in cinque campate. La volta della navata centrale è a botte mentre quelle delle navate laterali sono a vela. Al transetto e prima del presbiterio si innalza la cupola nascosta estesamente da un tiburio. La chiesa rimase per lungo tempo disadorna, fino al 1924, quando venne decorata da Moro di Filadelfia e Sartorati della Scuola Beato Angelico. Alla facciata neo-rinascimentale venne aggiunto uno sgraziato portico.


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