lunedì 27 settembre 2021

BOSCO VERTICALE

Il Bosco Verticale è un complesso di due palazzi residenziali a torre progettato da Boeri Studio (Stefano Boeri, Gianandrea Barreca e Giovanni La Varra) e situato nel Centro direzionale di Milano, ai margini del quartiere Isola.

Peculiarità di queste costruzioni, ambedue inaugurate nel 2014, è la presenza di più di duemila specie arboree, tra arbusti e alberi ad alto fusto, distribuite sui prospetti. Si tratta di un ambizioso progetto di riforestazione metropolitana che attraverso la densificazione verticale del verde si propone di incrementare la biodiversità vegetale e animale del capoluogo lombardo, riducendone l'espansione urbana e contribuendo anche alla mitigazione del microclima.

A testimonianza del suo riconoscimento architettonico, il Bosco Verticale è risultato vincitore di numerose competizioni: oltre all'International Highrise Award, di cui è stato insignito nel 2014, il Bosco Verticale è stato riconosciuto dal Council on Tall Buildings and Urban Habitat come «grattacielo più bello e innovativo del mondo» nel 2015 e come parte dei «cinquanta grattacieli più iconici del mondo» nel 2019.

Il complesso è affacciato su via Federico Confalonieri e via Gaetano de Castillia, ai margini del quartiere Isola, interessato sin dal 2005 da una serie di interventi di rigenerazione urbana e architettonica, nell'ambito del Progetto Porta Nuova. Il Bosco Verticale, infatti, è ubicato all'interno del Centro Direzionale di Milano, densissimo cluster di grattacieli che comprende, tra l'altro, anche la Torre Unicredit, il Palazzo Lombardia, il Grattacielo Pirelli, la Torre Solaria e diverse altre strutture.

Distanti 2,5 km da piazza del Duomo, le due torri sono collocate in uno dei punti nevralgici della viabilità meneghina, ubicandosi in un importantissimo nodo intermodale per il trasporto su rotaia e su gomma. .

Boeri ebbe l'idea di realizzare un grattacielo rivestito di alberi nell'aprile 2007 a Dubai, quando era direttore di Domus; visitando la capitale degli Emirati Arabi, l'architetto ebbe infatti l'impressione di aggirarsi in una «città minerale, fatta di decine di nuove torri e grattacieli, tutti rivestiti di vetro o di ceramica o di metallo, tutti riflettenti la luce solare e dunque generatori di calore nell'aria e soprattutto sul suolo abitato dai pedoni». Quest'insofferenza verso le città minerali d'acciaio e di vetro crebbe quando l'architetto spagnolo Alejandro Zaera pubblicò una ricerca dove rilevò che il 94% degli edifici alti costruiti dopo il 2000 era rivestito in vetro.

Furono questi i fattori che stimolarono Boeri a progettare «due torri rivestite non di vetro, ma di foglie  di piante, di arbusti, di alberi, di vita», promettendo al contempo una riduzione dei consumi energetici proprio grazie all'azione dello schermo vegetale. Questa proposta venne formalizzata dapprima con la pubblicazione di un articolo su un quotidiano italiano, intitolato A Milano nascerà la prima torre biologica e sostenibile, e poi con la stesura di un Manifesto del Bosco Verticale per dare impulso a un'architettura viva e sostenibile. Queste premesse furono ritenute sufficienti dalla Hines, una multinazionale del settore immobiliare che proprio in quegli anni stava dirigendo un vasto intervento di riqualificazione urbana e architettonica all'interno del Centro Direzionale di Milano, nell'ambito del progetto Porta Nuova.

La costruzione del Bosco Verticale cominciò nell'autunno 2009, con l'impiego di circa seimila operai. L'edificazione delle due torri, affidata alla società altoatesina ZH, procedette con grande lentezza, fino a quando - a causa dell'imperversante crisi economica - il 22 aprile 2013 detta impresa edile rinunciò all'incarico, presentando il concordato in bianco. Una volta verificato lo «stato delle opere, lo sviluppo dei progetti costruttivi, l'emissione ordini per la fornitura dei materiali e la sistemazione logistica», l'impresa venne prontamente sostituita dalla Colombo Costruzioni, che riavviò il cantiere il maggio dello stesso anno.

Il Bosco Verticale, terminato nell'autunno 2014, venne infine inaugurato e presentato ai cittadini il 10 ottobre dello stesso anno. Malgrado le sporadiche opinioni critiche, il Bosco ha avuto vastissima eco, come attestato dai vari riconoscimenti ottenuti e dalla cospicua mole di indagini scientifiche, azioni di studio e documentari che lo hanno interessato.

Tre sono i riconoscimenti vinti dal Bosco Verticale. Il 19 novembre 2014 il Bosco Verticale è risultato vincitore dell'International Highrise Award, competizione internazionale a cadenza biennale per l'assegnazione del premio di grattacielo più bello del mondo: l'edificio, in quanto «esempio eccellente di rivitalizzazione di un centro urbano», è stato scelto tra ottocento grattacieli di tutti i continenti.

L'idea di valorizzare il verde nelle architetture non è stata affatto introdotta dal Bosco Verticale. Capostipiti di questo filone sono i giardini pensili di Babilonia, costruiti intorno al 590 a.C. dal re Nabucodonosor II, ma vi sono stati anche i prati marcitoi, sviluppati nel XIII secolo dai monaci cistercensi, e la torre Guinigi di Lucca, un vero e proprio Bosco Verticale ante litteram che presenta alla sommità un giardino pensile con sette lecci secolari.

Molti dei progetti di riferimento del Bosco Verticale, tuttavia, sono ascrivibili al filone della cosiddetta green architecture, sviluppatasi nella seconda metà del XX secolo. Tra le fonti d'ispirazione più vive occorre citare la Casa nel Bosco di Cini Boeri, madre di Stefano, costruita in un bosco di betulle e articolata a zig-zag così da scongiurare l'abbattimento di alberi. Tra i precursori del Bosco, in ogni caso, vi sono anche le utopiche dimore di Friedensreich Hundertwasser, con le facciate interamente coperte dalle fronde degli «alberi inquilini» (come ebbe modo di affermare lo stesso architetto), e i giardini pensili di Emilio Ambasz, operante secondo un approccio di «verde su grigio».

Nel loro complesso, le facciate del Bosco Verticale ospitano 711 alberi, 5 000 arbusti di grandi dimensioni e 15 000 piante perenni e ricadenti, che si densificano in altezza sino a ricoprire un'area equivalente a due ettari (20 000 m²) di forestazione.

In totale, vi sono 94 specie vegetali diverse; di queste, 59 sono utili per gli uccelli, 60 sono arboree e arbustive e 33 sono sempreverdi.

La vegetazione apporta numerosissimi effetti benefici alle due torri e all'ambiente urbano circostante, sia sotto il profilo ambientale che sotto quello climatico. Il Bosco Verticale, infatti, contribuisce alla costituzione di un microclima che genera umidità, filtra le polveri sottili (o ne devia il percorso), attenua notevolmente l'inquinamento acustico, depura l'aria sottraendo CO2 dall'atmosfera ed emettendo O2, protegge dall'irraggiamento solare attraverso l'ombreggiatura fogliare e ripara dal vento, attraverso l'azione frangivento delle fronde.

Dal punto di vista faunistico, il Bosco Verticale tutela la biodiversità attraverso la creazione di habitat biologici. Le numerosissime specie vegetali distribuite lungo le facciate, infatti, costituiscono un vero e proprio ecosistema in grado di attrarre volatili e insetti (nel 2014 ne sono stati contati 1 600), «diventando un sensore urbano della ricolonizzazione vegetale e animale spontanea della città». Il Bosco Verticale è anche un dispositivo anti-sprawl che «contribuisce a controllare e ridurre l'espansione urbana»; ciascuna delle due torri, infatti, se distribuita uniformemente sul territorio sotto forma di villette unifamiliari e palazzine andrebbe a occupare una superficie di circa 50 000 m².

Altra peculiarità del Bosco Verticale è la cangiante policromia delle alberature che rivestono le sue superfici. Le specie arboree, con il succedersi delle stagioni, non rinnovano solo i propri colori, bensì quelli dell'intera architettura: è così che le due torri durante la primavera assumono delicate tonalità pastello, mentre in autunno, alla fine della stagione vegetativa, emergono maggiormente le cromie calde.

Neanche la distribuzione delle essenze è frutto del caso. In tal senso, infatti, le piante sono state collocate in ragione di diversi criteri di natura formale ed estetica; si citano, ad esempio, le loro qualità ornamentali, le stagioni di fioritura, la potenziale allergenicità, lo sviluppo dell'architettura della chioma e del fusto, e la facilità di manutenzione. In questo modo, le sempreverdi sono collocate sul lato sud-ovest, mentre sul lato nord-est sono sistemate le specie spoglianti.Un compendio di quanto appena detto viene dato da Laura Gatti, agronomo paesaggista che insieme a Emanuela Borio, ha curato lo schermo vegetale del complesso:

Ciascuno dei contenitori è stato ideato per non influire eccessivamente sulla crescita radicale dell'essenza, scongiurando l'insorgere di difetti di radicazione. Le dimensioni dell'invaso generalmente variano a seconda delle esigenze idriche e radicali della pianta ivi messa a dimora; nel caso dell'albero, è lungo 1,10 metri e largo altrettanto, mentre per gli arbusti e i cespugli sono stati adottati vasi di lunghezza e profondità minime pari a 0,5 metri.

Tutte le vasche sono realizzate in cemento e dotate di uno strato impermeabile bituminoso e di un rivestimento protettivo, in grado di limitare efficacemente la radicazione. Lungo le superfici interne degli invasi è apposto uno strato di separazione e drenaggio per separare il substrato dalla membrana impermeabilizzante, posta sul fondo del contenitore: quest'ultimo è formato da elementi filtranti in non tessuto sintetico, rispettivamente una tipologia di geotessuto e una guaina antiradice in polietilene.

Per ancorare le piante si è invece fatto ricorso a un telaio in acciaio saldato, in grado di ancorare efficacemente la zolla di terra coinvolta dalla radicazione; nel caso in cui l'albero in esame raggiunga dimensioni considerevoli, sono stati adottati sistemi di aggancio in acciaio aerei. I sistemi di ancoraggio, tra l'altro, non coinvolgono solo le vasche, bensì anche le singole piante, protette da dispositivi di vincolo temporaneo, di base e ridondante, atti a impedire il loro ribaltamento o la loro caduta, specie in condizioni ambientali estreme e impreviste.

L'irrigazione delle alberature avviene mediante l'utilizzo di un sistema d'irrigazione a goccia a manutenzione centralizzata; l'acqua impiegata è recuperata dalle acque grigie prodotte dall'edificio, o dalla falda acquifera. Quest'ultima, una volta accumulatasi in una cisterna, defluisce attraverso una rete di condotte d'irrigazione a vista che, presentando una bassissima resistenza alle basse temperature, blocca automaticamente il regime idrico nel caso di temperature minori di 0 °C; questo controllo viene espletato da una serie di sonde a monitoraggio remoto che possono individuare eventuali malfunzionamenti.

L'erogazione d'acqua alle singole piante viene garantita da un sistema di controllo che si compone di una valvola di scarico, di un regolatore della pressione e di un'unità filtrante. L'irrigazione, azionata elettricamente, tiene conto anche del reale fabbisogno della vegetazione: ciascuna valvola è infatti indipendente dalle altre, in modo da garantire l'ideale deflusso delle acque. A questo punto, una valvola automatica di sfogo aria e un'ala gocciolante consentono l'innaffiatura del substrato di coltura.

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