venerdì 27 agosto 2021

CHIESA SAN SALVATORE IN XENODOCHIO

 

L'area occupata da questa chiesa, dal Coperto dei Figini, dall'isolato di case circostante e da parte dell'attuale piazza del Duomo era occupata in epoca romana da un tempio dedicato a Giove, similmente al Campidoglio a Roma. Benché la presenza di questa piccola chiesa sia per la prima volta attestata ufficialmente in documenti risalenti al 1398 il Latuada ne fa risalire le origini all'epoca della costruzione di un brefotrofio o xenodochio, eretto grazie alla volontà dell'arciprete Dateo con fondazione del 22 febbraio dell'anno 787, a cui doveva servire come cappella da cui la titolazione "in Xenodochio". Qui gli orfani esposti o abbandonati dalle loro madri venivano battezzati, curati, allattati, vestiti e si forniva loro vitto e alloggio sino all'età di sette anni; venivano inoltre avviati all'apprendimento di un lavoro. Nel caso in cui non vi fossero fanciulli da accudire, si sarebbero dovuti accogliere poveri e pellegrini.

La chiesa nel XVII secolo veniva descritta come piccola e vecchia: fu quindi rinnovata dal Richini per poi subire pesanti rimaneggiamenti attorno all'anno 1733 agli ambienti interni, dove fu decorata con stucchi dorati nello stile dell'epoca. La chiesa era situata nella contrada dei Due Muri, una via oggi non più esistente per via della sistemazione urbanistica necessaria alla costruzione della Galleria Vittorio Emanuele II, e fu demolita nel 1814 per consentire la costruzione del Teatro Re su progetto di Luigi Cagnola.
A Milano il primo istituto dedito all’infanzia abbandonata fu lo xenodochio fondato dal sacerdote Dateo (741-799 d.C.) nel 787 d.C. E’ significativo che tuttora, in piazzale Dateo, abbia sede un brefotrofio attivo dal primo decennio del Novecento.
Dateo, arciprete della santa Chiesa milanese era un presbitero e arciprete della Basilica Maior o Basilica di San Salvatore in Xenodochio che sul letto di morte lasciò un testamento;  volle fondare il primo orfanotrofio d'Europa presso la chiesa cattedrale, così nacque l'orfanotrofio Xenodochio, tra la Scala e il Duomo, con annessa una chiesa, San Salvatore in Xenodochio, ove fu sepolto il benefattore.
A suo nome poi, venne costruito il Brefotrofio Dateo.
La chiesa fu parrocchia dal 1576 al 1787 quando fu unita a quella del Duomo.
La chiesa era ad una sola navata e possedeva tre cappelle, due laterali e una centrale. Questa cappella era particolarmente cara ai poveri ciechi e agli storpi che vi si radunavano portando al collo un medaglione raffigurante il santo che apparentemente li proteggeva dalle molestie che erano soliti subire durante le questue in giro per la città. Sul pavimento della chiesa si trovava una lapide a mosaico in memoria di Dateo che riportava:
Sancte memento Deus, quia condidit iste Datheus
Hanc Aulam miseris auxilio pueris
I lavori di rifacimento del Richini furono responsabili della nuova facciata ornata con paraste di ordine Ionico. Nel 1733la chiesa fu restaurata di nuovo ed impreziosita da stucchi dorati. Al tempo era governata da un solo rettore.

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