lunedì 19 luglio 2021

VILLA ROSNATI

A proposito della villa Rosnati scriveva lo storico Santino Langè nel 1972: 

“Nella palazzina padronale si inserisce ortogonalmente un corpo di poco più basso che ospita la cappella gentilizia riconoscibile dall’abside a spigoli smussati e dalle finestre ovoidali (...). La villa, molto semplice, è da attribuire alla seconda metà circa del XVIII secolo, posteriore quindi di più cinquant’anni alla cappella, che è dei primi anni del Settecento.

Compare, in grande evidenza, nelle cartografie di metà ottocento con un grande giardino "all'italiana". Circostanza che fa supporre che la Cascina  Nebuloni 



non fosse quindi un semplice cascinale ma una Villa Padronale con annessa azienda agricola, infatti adiacente alla Cascina c'era e c'è ancora adesso, la villa settecentesca degli antichi proprietari nobili Rosnati di Appiano Gentile.

La cascina Nebuloni aveva l'entrata in via F.lli Zoia; l'azienda agricola era composta dall'abitazione del fittavolo, dalle case dei contadini, dalla cantina con un torchio, la stalla per le mucche da latte, lo stallino per i cavalli, lòa porcilaia, portici vari e nel cortile era ricavata l'aia.

ail terreno di pertinenza della cascina era di circa 40 ettari, metà a marcita e metà a seminativo ed a prati stabili.

Gestita, si suppone, secondo i criteri tipici delle cascine lombarde: abitazione del proprietario e dei contadini che vi lavoravano, stalle e fienili, locali per la fabbricazione dei prodotti agricoli, magazzini raggruppati intorno ad un grande cortile. 

Annessa alla villa c'era la cappella della famiglia "el Gesioeul", come la chiamavano gli abitanti di Quarto, con dentro un altare in marmo rosa che fu demolito nel 1939. La chiesetta divenne poi l'officina di un meccanico. Ora è stata restaurata ed adibita ad abitazione.

Leggenda o no, circonda di un alone di mistero il luogo e rende pensosi ciò che da alcuni si sostiene e cioè che all’interno della villa vi fossero passaggi segreti che avrebbero consentito ai carbonari di fuggire ed arrivare salvi a Quinto, e che sotto gli intonaci vi fossero fino a qualche tempo fa, preziosi dipinti.  
Allineato con la facciata esiste un grosso portale barocco oltre il quale è l’ultima parte rimasta del grande giardino originario: questo è delimitato a nord da un fabbricato a U, un convento quattrocentesco in mattoni, esso stesso adattato parzialmente a residenza signorile probabilmente verso la fine del Seicento, prima cioè di essere sostituito dalla palazzina padronale principale.
Dall’elaborazione seicentesca di questo blocco si evidenzia una piccola facciata verso la corte interna con portale rustico e finestre ricche di cornici, murate: verso il giardinetto questo fabbricato presenta ancora un grosso cornicione che si sopraeleva in corrispondenza del portale precedente, con bugnato, cornici mistilinee e statuette di raffinato gusto barocco...
Per gli abitanti del borgo, e con qualche fondamento storico, è la ca’ de Napoleone per aver ospitato una notte Napoleone III reduce da Magenta.



  • Particolare della chiesuola annessa alla villa Rosnati, prima del restauro

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