STORIA DA NON DIMENTICARE...

via Silvio Pellico angolo via Santa Margherita
LE PIETRE RACCONTANO
ISCRIZIONE
QUI, DOVE ERA L’ALBERGO REGINA,
SI INSEDIÒ IL 13 SETTEMBRE 1943
IL QUARTIERE GENERALE NAZISTA DELLE SS A MILANO.
SI INSEDIÒ IL 13 SETTEMBRE 1943
IL QUARTIERE GENERALE NAZISTA DELLE SS A MILANO.
QUI FURONO RECLUSI, TORTURATI, ASSASSINATI,
AVVIATI AI CAMPI DI CONCENTRAMENTO E DI STERMINIO
ANTIFASCISTI, RESISTENTI,
ESSERI UMANI
DI CUI IL FASCISMO E IL NAZISMO
AVEVANO DECISO IL SISTEMATICO ANNIENTAMENTO.
AVVIATI AI CAMPI DI CONCENTRAMENTO E DI STERMINIO
ANTIFASCISTI, RESISTENTI,
ESSERI UMANI
DI CUI IL FASCISMO E IL NAZISMO
AVEVANO DECISO IL SISTEMATICO ANNIENTAMENTO.
UNA PETIZIONE POPOLARE
HA VOLUTO QUESTA LAPIDE
PER LA MEMORIA DEL PASSATO
LA COMPRENSIONE DEL PRESENTE
LA DIFESA DELLA DEMOCRAZIA
IL RISPETTO DELL’UMANITA’.
HA VOLUTO QUESTA LAPIDE
PER LA MEMORIA DEL PASSATO
LA COMPRENSIONE DEL PRESENTE
LA DIFESA DELLA DEMOCRAZIA
IL RISPETTO DELL’UMANITA’.
27 GENNAIO 2010-GIORNO DELLA MEMORIA
65 ANNI DOPO LA LIBERAZIONE DELL’ALBERGO REGINA
65 ANNI DOPO LA LIBERAZIONE DELL’ALBERGO REGINA
Lapide commemorativa - Milano - via Silvio Pellico angolo via Santa Margherita
esistono luoghi completamente rimossi dalla memoria collettiva in cui si svolsero drammatiche pagine di storia. Uno di questi è l’area dove si trovava l’Albergo Regina & Metropoli, nel pieno centro di Milano, a pochi passi da piazza Duomo, in un palazzo signorile con un ingresso in via Santa Margherita 6 e un altro sul retro in via Silvio Pellico 7.
L’Albergo Regina, prima di divenire un luogo di orrore, era stato un lussuoso hotel.
Poco distante dall’antica osteria del Rebecchino nacque una lussuosa struttura ricettiva, denominata Regina Hotel & Rebecchino Restaurant, frequentato centro della vita mondana durante la belle époque.
Elegante e spazioso, venne immediatamente requisito dai nazifascisti, circondato da barriere di filo spinato, casematte in cemento armato, e illuminato di notte da potenti cellule fotoelettriche, come ce lo restituisce lo scrittore Elio Vittorini in Uomini e no. L’albergo fu trasformato, come molti altri in Italia e nell’Europa occupata, in centro di sequestri, interrogatori e tortura per antifascisti, partigiani e per semplici cittadini non appartenenti ad alcuna organizzazione resistenziale.
In esso, dal 13 settembre 1943 fino alla liberazione di Milano, e fino al 30 aprile 1945, quando giunsero le truppe alleate, ebbero sede il Comando delle SS (Schutzstaffel - Reparti di Difesa - erano un’unità paramilitare d’élite del Partito Nazista) e il quartier generale della Gestapo (Geheime Staatspolizei - Polizia Segreta di Stato - era la polizia politica del Terzo Reich) a Milano.
Ne era a capo, sotto la direzione del suo collega colonnello Walter Rauff, il capitano Theodore Saevecke, comandante la polizia segreta nazista a Milano, responsabile dell’importante Aussenkommando (Comando Avanzato) di Milano, da dove dirigeva la repressione antipartigiana e la caccia agli ebrei.
Rauff, uno dei più stretti collaboratori del criminale Karl Adolf Eichmann, era invece capo del supercomando interregionale della S.I.P.O. - S.D. (Sicherheitspolizei - Polizia di Sicurezza - la direzione delle tre forze di polizia che si occupavano specificatamente della sicurezza del Reich sotto il profilo politico e criminale: Gestapo, Kripo - Reichskriminalpolizei - Polizia Criminale e S.D. Sicherheitsdienst - Servizio di Sicurezza delle SS) che sovrintendeva a Piemonte, Liguria e Lombardia. Rauff era l’inventore dei Gaswagen, i camion della morte che avevano ucciso con i gas di scarico gli ebrei in essi reclusi; ciò accadeva in Russia e principalmente in Polonia, intorno al piccolo paesino di Chelmno (in tedesco Kulmhof). Uno strumento di sterminio di massa per un numero di persone stimato tra le 100.000 e le 150.000.
Ne era a capo, sotto la direzione del suo collega colonnello Walter Rauff, il capitano Theodore Saevecke, comandante la polizia segreta nazista a Milano, responsabile dell’importante Aussenkommando (Comando Avanzato) di Milano, da dove dirigeva la repressione antipartigiana e la caccia agli ebrei.
Rauff, uno dei più stretti collaboratori del criminale Karl Adolf Eichmann, era invece capo del supercomando interregionale della S.I.P.O. - S.D. (Sicherheitspolizei - Polizia di Sicurezza - la direzione delle tre forze di polizia che si occupavano specificatamente della sicurezza del Reich sotto il profilo politico e criminale: Gestapo, Kripo - Reichskriminalpolizei - Polizia Criminale e S.D. Sicherheitsdienst - Servizio di Sicurezza delle SS) che sovrintendeva a Piemonte, Liguria e Lombardia. Rauff era l’inventore dei Gaswagen, i camion della morte che avevano ucciso con i gas di scarico gli ebrei in essi reclusi; ciò accadeva in Russia e principalmente in Polonia, intorno al piccolo paesino di Chelmno (in tedesco Kulmhof). Uno strumento di sterminio di massa per un numero di persone stimato tra le 100.000 e le 150.000.
Saevecke e Rauff si servivano del cosiddetto macellaio Walter Gradsack; lì lavoravano anche i sanguinari Karl Otto Koch, sottufficiale della Gestapo, e Franz Staltmayer, detto la belva, armato di nerbo e cane lupo.
Un rapporto tedesco, redatto subito dopo la resa, descriveva il contingente addetto all’Albergo Regina costituito da venti ufficiali, sessanta sottoufficiali e venti soldati, più un’altra cinquantina di uomini, forse italiani.
Verso la fine del 1944 divennero assai stretti i rapporti della Legione Autonoma Mobile Ettore Muti (Corpo Militare della Repubblica Sociale Italiana con compiti di polizia politica e militare) con il comando SS dell’Albergo Regina.
L’Albergo assunse grande importanza per il lavoro di ricerca poliziesca organizzato in stretto rapporto con la Muti di via Rovello 2, la X Mas, le Brigate Nere e la Banda Koch di Villa Triste** che aveva sede in via Paolo Uccello 17/19. All’Albergo Regina furono condotti centinaia di milanesi, anche se non coinvolti nella Resistenza, per essere interrogati. Si sa quali sordidi metodi fossero soliti usare i macellai nazisti, e su questo è meglio non indugiare, se non altro per pietà delle vittime.
Nell’Albergo fu recluso, tra gli altri, Ferruccio Parri***; un assalto per la sua liberazione, risoltosi infruttuosamente, fu tentato da alcuni partigiani (comandati da Edgardo Sogno) che in quell’occasione vennero catturati dalle SS.
Dal mattatoio dell’Albergo Regina i catturati (ebrei, partigiani, antifascisti, sospettati, ecc.) venivano avviati al carcere di San Vittore e in alcuni casi direttamente ai trasporti in partenza dal Binario 21 della stazione Centrale di Milano per essere deportati. Una struttura quindi molto simile a quella romana di via Tasso, a quella torinese dell’Albergo Nazionale, a quella parigina dell’Hotel Lutetia.
Nella tarda mattinata del 29 aprile 1945 entrarono in città le prime avanguardie della V Armata statunitense. Le SS erano trincerate all’Albergo Regina, intenzionate a cedere le armi solo se garantite dalla presenza delle truppe alleate. Il Comando Generale del C.V.L. (Corpo Volontari della Libertà), avendo già il controllo della città e nell’intento di evitare ulteriore spargimento di sangue partigiano e distruzioni agli edifici, ordinò di non attaccare l’Albergo che venne soltanto circondato.
Il Maresciallo Rodolfo Graziani, che era stato temporaneamente inviato all’Albergo Regina, venne trasferito al Grand Hotel Et de Milan. Il colonnello Walter Rauff, in cambio della parte da lui svolta nelle trattative di resa segretamente avviate da tempo con gli Alleati, ottenne dal capitano americano Daddario, proprio all’Albergo Regina, l’incolumità per sé e per i suoi.
Il 30 aprile, dopo diciannove mesi e diciassette giorni di spietata occupazione, protette da mezzi corazzati statunitensi, e sotto le armi puntate dei partigiani, le SS e gli altri contingenti abbandonarono l’Albergo.
Di quel giorno e della fine dell’Aussenkommando Mailand rimane una serie di fotografie che fissano la resa e l’evacuazione del Regina e le riprese filmate dai cineoperatori militari della V Armata statunitense e da un partigiano al seguito delle Brigate di Cino Moscatelli.
Gli appartenenti alla Wehrmacht (Forza di Difesa, nome delle forze armate tedesche dal1935 fino all’agosto 1946 quando fu sciolta; era suddivisa in: Heer - esercito, Kriegsmarine - marina militare, Luftwaffe - aeronautica militare, sottoposta a un comando supremo denominato O.K.W. - Oberkommando der Wehrmacht), sotto scorta partigiana, sfilarono a piedi per via Dante preceduti da due ufficiali che si coprivano il volto davanti all’obiettivo; le SS, truppa e graduati insieme alle segretarie del comando, furono caricati su camion, mentre gli ufficiali lasciavano l’Albergo a bordo di alcune macchine scoperte, ostacolati da una folla sempre più minacciosa che tentava di colpirli, tanto che gli americani furono costretti a sparare alcune raffiche di mitra in aria per consentire loro il passaggio.
Di quel giorno e della fine dell’Aussenkommando Mailand rimane una serie di fotografie che fissano la resa e l’evacuazione del Regina e le riprese filmate dai cineoperatori militari della V Armata statunitense e da un partigiano al seguito delle Brigate di Cino Moscatelli.
Gli appartenenti alla Wehrmacht (Forza di Difesa, nome delle forze armate tedesche dal1935 fino all’agosto 1946 quando fu sciolta; era suddivisa in: Heer - esercito, Kriegsmarine - marina militare, Luftwaffe - aeronautica militare, sottoposta a un comando supremo denominato O.K.W. - Oberkommando der Wehrmacht), sotto scorta partigiana, sfilarono a piedi per via Dante preceduti da due ufficiali che si coprivano il volto davanti all’obiettivo; le SS, truppa e graduati insieme alle segretarie del comando, furono caricati su camion, mentre gli ufficiali lasciavano l’Albergo a bordo di alcune macchine scoperte, ostacolati da una folla sempre più minacciosa che tentava di colpirli, tanto che gli americani furono costretti a sparare alcune raffiche di mitra in aria per consentire loro il passaggio.
Il colonnello Rauff, evaso dal campo di concentramento di Rimini, morirà in Cile nel 1984. Il capitano Saevecke, diventato dopo la guerra addirittura funzionario di alto livello della polizia della Germania Federale, morirà in Germania nel 2000 dopo essere stato condannato in contumacia all’ergastolo dal Tribunale Militare di Torino il 9 giugno 1999 (non ha scontato nemmeno un giorno di carcere) per l’omicidio dei quindici partigiani fucilati in piazzale Loreto il 10 agosto 1944 (a comandare quel plotone d’esecuzione era stato il capitano Pasquale Cardella della Legione Autonoma Mobile Ettore Muti).


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