mercoledì 21 luglio 2021

VILLA FOSSATI

 

STORIA DA NON DIMENTICARE...
Nell'area dove esisteva la chiesa di San Siro alla Vepra .  Nel 1483 la chiesa venne acquistata dalla famiglia Pecchi, che ne rimasero proprietari fino a ca. metà del diciannovesimo secolo.
Nel corso del diciassettesimo secolo i Pecchi demolirono la parte anteriore dell'edifico, mantenendo però la zona posteriore con i tre absidi. Venne in quell'occasione aggiunta sul lato destro della chiesa verso il cortile una porta ad arco acuto, tuttora presente.
Nel 1911 l'oratorio venne dichiarato monumento nazionale, malgrado in grave stato di abbandono in cui essa versava.
Nel 1927 i resti dell'oratorio vennero fatti restaurare dal proprietario Temistocle Fossati, che fece costruire dall'architetto Zanchi la villetta in stile neorinascimentale che adesso si trova attaccata alla chiesa., nel Borgo di San Siro , ribattezzata «Villa Triste», stretta tra via Paolo Uccello e via Masaccio, tra l’estate e l’autunno del 1944 sequestrata all’anziana proprietaria Adele Mariani Fossati, fu sede della «banda Koch», ovvero del Reparto speciale di polizia addetto alla repressione antifascista.
Ma veniamo al quel fatidico autunno del 1944
fu sede della «banda Koch», ovvero del Reparto speciale di polizia addetto alla repressione antifascista.
L’ex granatiere Pietro Koch, classe 1918 si era iscritto al Partito fascista repubblicano e si era arruolato a Firenze nella «Banda Carità», formazione irregolare di polizia impegnata nella repressione antipartigiana agli ordini del maggiore Mario Carità.
il 4 giugno 1944, il Reparto si trasferì a Milano nella Villa Fossati di via Paolo Uccello 19, Al di sopra dei muri di cinta furono installati giri di filo spinato, e sulla facciata anteriore vennero collocati potenti riflettori. La banda aveva un suo specifico modus operandi: nella maggior parte dei casi gli arresti erano eseguiti di notte sulla base di una lista di nominativi e indirizzi. Giunti sul posto, gli agenti facevano irruzione nelle case delle vittime, armati e a volto scoperto, intimando agli arrestasti di seguirli e facendosi consegnare qualsiasi oggetto di valore.
Quanto al trattamento nei confronti dei prigionieri, gli interrogatori avvenivano di notte ed erano accompagnati da percosse e sevizie: tra gli strumenti di tortura vi erano «tenaglie per estirpare i denti, pinze per cavare le unghie, daghe che arroventate venivano apposte sulle parti più delicate del corpo». Le sevizie avevano addirittura una denominazione precisa, come lo «schiaffo scientifico» o la «capriola» – a Milano le vittime erano anche costrette «a fare di corsa il tratto che dal vano della doccia doveva riportarli in cella, passando tra due schiere di agenti pronti a colpirli al momento del passaggio».
Nel pomeriggio del 25 settembre 1944 una sessantina di legionari della Muti e alcuni agenti di pubblica sicurezza irruppero a «Villa Triste» e arrestarono i componenti del Reparto, i quali furono poi tradotti a San Vittore. Koch, detenuto nel carcere, riuscì a fuggire con l’aiuto dei tedeschi nei giorni immediatamente precedenti la Liberazione, ma, raggiunta Firenze, fu riconosciuto e arrestato.
Il grande registra Luchino Visconti, che aveva vissuto gli orrori della villa fortunatamente solo per pochi giorni, fu uno dei principali testimoni al processo, raccontando i particolari con cui vennero fatti gli interrogatori e le sevizie da parte della banda.
Processato a Roma davanti all’Alta Corte di Giustizia il 4 giugno 1945, fu fucilato il giorno successivo presso il Poligono di tiro di Forte Bravetta.
La famiglia Fossati, saputo dello scempio avvenuto, decise di non abitarla più e lasciarla in eredità ad un istituto missionario, che a sua volta lo donò ad una congregazione di suore.
A 70 anni da quei fatti, la storica dimora non è più circondata da filo spinato e il suo passato sembra inghiottito dal tempo al punto che l'edificio, oggi ristrutturato, è diventato un convento.



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