sabato 26 giugno 2021

ODONOMASTICA STORICA DI MILANO

L'odonomastica storica di Milano è l'insieme dei nomi delle vie e piazze della città di Milano dal 1786, anno di introduzione della nomenclatura ufficiale delle vie fino al 1865, quando l'odonomastica fu riformata e resa uniforme in tutta Italia.

Al giorno d'oggi molti nomi di piazze e vie rimangono uguali o comunque simili alla versione storica.

 Pianta numerica della Regia città di Milano 1856

Le prime notizie circa la toponomastica non ufficiale della città giungono da una pianta di tale Giovanni Francesco Kraus, che ricopiò nel 1763 una mappa del XVII secolo che a sua volta riproduceva una mappa di epoca comunale. Tale mappa suddivideva la città di sei sestieri.

Il sestiere di Milano era ognuna delle sei zone in cui era anticamente divisa la città limitatamente ai confini del moderno centro storico, che è delimitato dalla Cerchia dei Navigli, ovvero dal tracciato delle mura medievali di Milano, di cui la Cerchia costituiva originariamente il fossato difensivo. Prendevano il nome dalle porte principali che si aprivano sulle mura cittadine erette in epoca medievale.) ogni sestiere era diviso in cinque contrade, ( Le contrade di Milano sono state delle suddivisioni storiche della città lombarda di Milano risalenti almeno al Medioevo che sono rimaste nell'immaginario collettivo dei milanesi fino al XIX secolo, quando sono state sostituite dai moderni quartieri. Milano era un tempo divisa in trenta contrade che erano accorpate, a gruppi di cinque, in ciascuno dei sei sestieri della città.).

 Ogni sestiere era diviso in cinque contrade, che allora indicavano una semplice suddivisione ulteriore del sestiere, ma che nel tempo finirono per assumere il significato di via.

Girando per Milano, capita, osservando la facciata ed il portone di una vecchia casa, di scoprire la presenza di due numeri civici totalmente diversi fra loro, sia come forma che come numero. Ovviamente una, dev’essere la vecchia numerazione (usualmente scolpita nella pietra), l’altra, quella attuale, la classica targhetta rettangolare grigio scuro, con i numeri bianchi in rilievo (tipica del Comune di Milano).
In effetti, anche se la cosa sembra incredibile, la numerazione delle case e la denominazione delle strade, sono delle pratiche abbastanza recenti, vista la ridotta dimensione della città fino agli inizi dell’Ottocento.
Come si faceva allora a recarsi in una certa casa?
Beh, chi non era del posto, era costretto a chiedere informazioni e colui che rispondeva, non poteva che indicare approssimativamente la vicinanza ad un monumento, alla parrocchia del quartiere di appartenenza, oppure facendo riferimento a caratteristiche particolari dell’edificio che si stava cercando (insegne, balconi, fregi ecc.)
Se non per i monumenti che la contraddistinguevano, Milano, con gli occhi di oggi, era poco più di un grosso centro, con tante piccole borgate disseminate qua e là nell’area, all’esterno del centro storico, compresa fra le vecchie mura romane e le mura spagnole. Le case in quell’area, erano per lo più isolate e tutta la zona pullulava di monasteri con le loro chiese, con ampi spazi tutt’intorno, usati come orti o giardini (es. Borgo di Sant’Andrea, Borgospesso, Borgo di Santo Spirito ecc.)
Le strade avevano un nome solo sulla carta, poichè tale nome non era individuabile dalla presenza di una targa, in corrispondenza della strada.
La toponomastica ufficiale di Milano nacque durante il periodo della loro dominazione sul Lombardo-Veneto sotto gli austriaci nel1786 che, il ministro austriaco Wilczeck,    per ordine di Giuseppe II , avendo la necessità di fare dei controlli capillari sulla popolazione residente, per poter individuare più facilmente i sovversivi, cominciarono a mettere un po’ di ordine in questo settore. Non che Milano facesse eccezione rispetto ad altre località, era semplicemente una ‘consuetudine’ che vigeva ovunque a Vienna, a Parigi, a Berlino ecc., data anche la dimensione ridotta delle città : l'imperatore d’Austria, incaricò il marchese di Chignolo, Ferdinando Cusani Visconti Botta Adorno, allora ‘giudice delle strade’ a Milano, di provvedere all’affissione di una targa, ad ogni angolo di strada, col nome della rispettiva via e di assegnare a tutte le case, un numero civico univoco, per rendere più facile ed efficiente la riscossione delle tasse, ordinò  che fossero poste delle targhe bianche di legno all'angolo di ogni incrocio di ogni via recanti in maiuscolo il nome con cui la via veniva tradizionalmente chiamata.  Curiosamente invece, per la numerazione fu utilizzato un unico e complesso sistema progressivo, slegato dalle vie, che vedeva il numero 1 nel palazzo reale per poi salire seguendo una spirale antioraria: 1 e 2 erano il palazzo Reale, 3 e 4 l'arcivescovado, 5 un palazzo nell'attuale piazza Fontana e così via; il sistema era piuttosto intricato e con questo metodo un palazzo d'angolo di una via poteva avere un numero di qualche centinaia di unità diverso da quello a fianco.
Il Giudice delle strade, istituzione già esistente in epoca signorile, era nominato dal vicario e dai dodici di provvisione, ma vincolato all’approvazione e al riconoscimento da parte del Governatore. Era gerarchicamente sottoposto all’autorità del Magistrato straordinario (e in seguito a quello camerale), estendendo la propria giurisdizione a tutto il Ducato. Uno dei maggiori compiti ad esso delegati, consisteva nella compilazione del riparto delle “fatte”, cioè delle tratte di strada la cui manutenzione doveva essere assegnata ai proprietari delle terre che componevano il Contado milanese. Tutti gli ufficiali che dipendevano da lui, erano inoltre autorizzati a curare la pulizia delle strade cittadine e a controllare che le vie, o qualsiasi altro spazio pubblico, non venissero occupati abusivamente.

Come veniva assegnata la numerazione
Il criterio di assegnazione della numerazione era, per noi oggi, tanto singolare, quanto incomprensibile. Venne chiamata “numerazione teresiana”, perché utilizzata nel periodo di reggenza di Maria Teresa d’Austria. Il criterio adottato era quello chiamato ‘sistema progressivo unico’.
La particolarità del criterio stava in questo: assumendo che il num. 1, venisse, convenzionalmente, attribuito al Palazzo Reale (centro del potere politico), ed anche centro della città, si procedette alla numerazione degli edifici in senso circolare antiorario, secondo una spirale ideale, che s’allargava man mano dal centro, verso la periferia, entro la cerchia delle mura spagnole. Infatti, osservando attentamente, oggi capita di trovare in centro, edifici d’epoca, con una numerazione bassa, mentre man mano che ci si allontana dalla zona centrale, la numerazione sale progressivamente.
Spesso, andando in giro, tante case d’epoca, che dovrebbero avere la doppia numerazione, hanno solo quella attuale, perché i proprietari di allora, insofferenti del regime austriaco, hanno provveduto cancellarne la memoria, non appena se ne sono andati dalla città.
La documentazione della ‘Pianta di Milano’, pubblicata nel 1787, riporta come ultimo numero il 5314. Quindi sino ad allora, si può dire che Milano avesse in tutto, 5314 case.
La nuova numerazione nel 1830
Quarantatré anni dopo, nel 1830, venne fatto un nuovo censimento municipale che riordinò i numeri civici progressivi, arrivando a contare 5628 case. Questo sistema, essendo Milano una città a pianta ‘circolare’, poteva sicuramente essere valido per censire capillarmente tutte gli edifici esistenti, a scopi puramente catastali, congelando la situazione ad una certa data. La cosa assurda di questo sistema, è che nessuno ha tenuto conto che la città era in continua trasformazione. Per cui, la costruzione di un nuovo edificio fra due già esistenti, lungo la medesima strada, comportava automaticamente, secondo questo sistema, l’assegnazione di un nuovo numero civico non coerente con quelli già attribuiti alle due case vicine (si usava la numerazione progressiva, come si usa oggi, per le targhe delle automobili). Quindi poteva capitare, camminando per strada, di trovare un numero civico totalmente sballato fra due numeri progressivi consecutivi (es. 750-4867-751). Pura follia! Ci vollero diversi anni prima che, a qualcuno, venisse la luminosa idea di attribuire alla nuova costruzione, sorta fra altre due esistenti, la numerazione di una delle due, con l’aggiunta di una lettera (es. 750-750A-751.
Numerazione austriaca residua su palazzo Durini: oggi in via Durini 24, all'epoca nella contrada del Durino n. 432


Prima del 1865 vi erano vari modi diversi per indicare le vie:

contrada 
era il nome comunemente usato per le vie della città: l'attuale via Larga veniva ad esempio chiamata contrada Larga, o via Orefici era contrada degli orefici
corso 
era tipicamente riservato alle strade principali che conducevano ad una della porte della città come ancora in uso, mentre corsia era usato per una via principale all'interno della città, ad esempio l'attuale corso Vittorio Emanuele II era la corsia dei Servi
terraggio (anticamente terrazzo
era in alcuni casi usato per le vie parallele e immediatamente adiacenti alla fossa interna, ad esempio via campo lodigiano era terraggio di San Pietro in campo lodigiano
stretta 
era utilizzato assieme a vicolo per le vie minori, ad esempio via Bagnera era stretta Bagnera
strada 
poteva indicare le vie in cui scorrevano i navigli della fossa interna, come la Strada del Molino della Armi indicava l'attuale via Molino delle Armi, o avere un significato equivalente a stradone, che indicava grandi vie tipicamente fuori dalle zone più edificate, come lo stradone di Santa Teresa nell'attuale via Moscova o lo stradone di S. Vittore (mappa del 1856), attuale via San Vittore.
borgo 
si indicavano tipicamente gruppi di case raccolta attorno ad una via fuori dalle parti più edificate della città, come il borgo di porta Vigentina, attuale corso di porta Vigentina o come il borgo delle Grazie (mappa del 1856), attuale Corso Magenta. Talora si distingueva il corso e il borgo di una porta (il primo era il tratto entro la cerchia dei Navigli, il secondo il tratto dalla porta medievale a quella dei Bastioni spagnoli).
ponte 
si indicavano i numerosi passaggi sul Naviglio e sui canali della città; anche i ponti erano contraddistinti da un numero civico: per esempio il Ponte di Porta Vercellina era contrassegnato dal numero civico 5601 del sestiere di Porta Vercellina, quarto circondario, parrocchia di Sant'Ambrogio; il Ponte Beatrice era al 1551 della Contrada dei Fiori Scuri, sestiere di Porta Nuova, secondo circondario, parrocchia di San Marco.

Targa di epoca austriaca di via San Maurilio


Le vie e contrade intitolate ai santi


Sebbene spesso seguiti da altri termini (le chiese dedicate allo stesso santo erano molteplici, per cui si ricorreva a suffissi vari dopo il nome del santo per distinguerle) non erano comunque rare le vie con la semplice denominazione del santo, tra le molte le come le attuali 

  • via San Giuseppe
  • via Santa Margherita
  • via Sant'Orsola
  • via San Maurilio
  • contrada di Sant'Andrea (antico nome di via Montenapoleone, da non confondersi con l'attuale via Sant'Andrea, anticamente Borgo di Sant'Andrea), 
  • contrada di San Simone (oggi via Cesare Correnti) 
  •  contrada di San Sebastiano (oggi parte di via Torino). Celebre è infine piazza della Scala, nominata dalla demolita chiesa di Santa Maria della Scala.

Vie e contrade intitolate ai mestieri

partendo dal centro, se ci facciamo caso abbiamo le Vie dei Mestieri , quasi tutte intorno allo storico fulcro dell’attività politica e commerciale della città.

Il patronato delle vie alle varie corporazioni era, dopo l'intitolazione ai santi, l'usanza più comune della città. Pare che nei secoli scorsi ogni mestiere in città avesse una sua via.

  • via Armorari gli armaioli oggi conosciuta per il mercatino domenicale, sul retro del Cordusio, per i collezionisti di numismatica e filatelia. Prende il nome dalle botteghe e officine che qui producevano e commerciavano in armi.
  • via Cappellari - precedentemente contrada dei Berrettai un tempo conosciuta come Via dei Berrettari, prende il suo nome naturalmente dalla presenza di artigiani impegnati nella fabbricazione dei copricapo
  • via dei Fabbri
  • piazza dei Mercanti che fino al XIX secolo oltre ad essere il luogo di scambi era il posto dove si svolgeva la Fiera degli Oh Bej! Oh Bej!, tipico termine milanese che esprimeva lo stupore delle persone, adulti e bambini, verso quello che veniva presentato sui banchi di vendita.
  • via Orefici - precedentemente contrada dei Fabbri chiamata così per la presenza, ancora oggi, di laboratori di oreficeria.
  • via Spadari prende il nome dalle botteghe che producevano e commerciavano in armi bianche, qui si realizzavano spade e corazze per tutta la corte prima viscontea e poi sforzesca.
  • Via Speronari , prendeva invece il suo nome dalle botteghe che, durante il Rinascimento,
  •  Via Bergamini, accanto all’Università Statale, la via ci ricorda il tempo in cui era il luogo dei venditori di formaggi, perchè quasi tutti i provenivano dalle valli bergamasche ed è quindi facile intuirne la derivazione del nome.
  • vicolo dei Facchini
  • contrada dei Borsinari 
  • contrada dei Profumieri sorgeva sull'area dell'attuale piazza Duomo e fu cancellata dalla ristrutturazione della piazza dopo l'Unità d'Italia.
  • contrada dei Falegnami
  • contrada dei Fustagnari
  • contrada dei Librai - oggi via S.Margherita
  • contrada dei Magnani (stagnini)
  • contrada de Mercanti d'oro
  • contrada dei Pennacchiari - prima Contrada della Lupa, oggi via Torino
  • contrada dei Profumieri - precedentemente nota come contrada dei Banderai
  • contrada dei Vetraschi (lavoratori di pelli)


Vie intitolate a famiglie nobili milanesi, animali e piante

Benché possa sembrare strano l'accostamento, molte sono le vie in cui l'origine dal nome di una famiglia si confonde con quello di un animale o con una pianta.

Tra le vie che portano il nome di un animale riconducibile al cognome di una famiglia lì residente si possono citare:

  • via Cornaggia (anticamente contrada delle Cornacchie)
  • contrada del Gambero (oggi via Arcimboldi) - dalla famiglia Gambari
  • via dell'Orso
  • contrada dei Ratti (oggi via Cesare Cantù).

Tra le numerose vie riconducibili senza dubbio a nomi di nobili famiglie milanesi si possono citare:

  • via Amedei
  • via Bassano Porrone
  • via dei Bossi
  • piazza Belgioioso
  • via Bigli
  • via Borromei
  • contrada dei Capra
  • via Cavenaghi
  • via Clerici
  • via dei Cori - antico nome di via S.Agnese
  • via Cusani
  • via Durini
  • via Del Maino - antico nome di via S.Vincenzino
  • via dei Gorani
  • contrada de' Lesmi
  • via Meravigli (un tempo corrotta in contrada delle Meraviglie)
  • via Medici
  • vicolo dei Miglio - originariamente dei Cagamiglio
  • via Morigi (contrazione dell'antica contrada della torre dei Moriggi)
  • contrada degli Olocati
  • via dei Piatti
  • contrada de' Ponzi
  • via Pusterla
  • via Rasini
  • via dei Resti
  • via Della Sala
  • via Stampi
  • via Visconti

Vie che portano il nome di animali e non trovano alcun riscontro tra i cognomi della nobiltà milanese sono:

  • via Agnello - così nominata per la presenza di un bassorilievo di un agnello ancora presente al n. 19 della via
  • vicolo dell'Aquila
  • via delle Asole - il nome di questa via non deriva dai sarti della città bensì dalla corruzione di "asol", termine dialettale milanese per indicare l'asino, secondo alcuni per via dell'insegna di un antico albergo presente nella via
  • via Cerva
  • via Cervetta
  • via Falcone - prende il nome dalla contrada del Falcone
  • piazza della Galline
  • via del Gallo
  • via del Leoncino
  • via Lupetta - dal diminutivo della vecchia contrada della Lupa, vecchio nome di un tratto dell'odierna via Torino, posta nelle immediate vicinanze
  • borgo delle Oche'
  • vicolo delle Quaglie

Tra le vie che portano il nome di una pianta riconducibile ad una famiglia lì residente si possono citare:

  • via Andegari - dalla nobile famiglia milanese o dal celtico Andegavium che indica il biancospino che cingeva la via, pianta con cui era usanza marcare le proprietà,
  • via del Lauro
  • via Moroni - dove il moron è il gelso in milanese.

Tra le vie da ascriversi solo a vegetali sono:

  • via Brisa - forse dai funghi porcini, dal latino per vinaccia (caratteristicamente incrocia via Vigna) oppure dal fatto che vi abitavano numerosi cittadini originari di Brixia
  • via delle Erbe - dal mercato di verdure che vi si tenne fino alla fine dell'Ottocento
  • via Fieno
  • vicolo Fiori - conserva il nome dell'antica contrada
  • via Fiori Chiari - perché facente parte del sestiere di Porta Comasina, il cui stemma recava un fiore rosso, secondo altre ipotesi meno accreditate perché vi era un ricovero di pie fanciulle o perché vi si coltivavano fiori chiari
  • via Fiori Oscuri - perché facente parte del sestiere di Porta Nuova, il cui stemma recava un fiore nero, secondo altre ipotesi meno accreditate perché vi risiedevano donne di malaffare o prostitute oppure perché vi si coltivavano fiori scuri
  • via della Frutta - era parallela alla via delle Erbe
  • via Melone
  • via Olmetto
  • via Pioppette
  • via e piazza della Rosa - oggi via Cantù e piazza Pio XI; così chiamata per le rose che vi crescevano o perché secondo la leggenda fu rinvenuta una rosa particolarmente bella presso la chiesa di S.Maria della Rosa.
  • via Rovello - dai rovi
  • via del Sambuco
  • via della Spiga - potrebbe derivare anche dalla famiglia Spighi
  • via Vigna - per la presenza di vigne nell'area


Vie nominate da luoghi di epoca romana

Milano fu dal 286 al 402 d.C. capitale dell'Impero romano d'occidente: in quanto sede imperiale furono costruiti e risistemati una moltitudine di monumenti tipici delle città romane da cui presero il nome le vie in prossimità dell'esistenza di tali monumenti anche una volta che le loro tracce furono completamente cancellate.

Tra le vie contemporanee possiamo elencare 

  • via Circo, così chiamata in ricordo della presenza del circo romano di Milano, in verità nominata così per contrazione dell'antica contrada della Maddalena al cerchio, nominata da un convento che prendeva tale nome per essere sorta sulle rovine del circo. 

  • Dalla presenza di terme o bagni è invece possibile derivi il nome

  • dell'antica stretta Bagnera ("baniaria").
  •  
  • Altre vie in ricordo dei monumenti
  • l'antico borgo di Viarenna, corruzione di via Arena oggi ripristinato nominato dall'anfiteatro (o arena). 
  • Ad un'origine simile si deve il nome della via San Vittore al teatro, in omaggio all'antico teatro romano
  • Si ha infine via Santa Maria alla Porta, dalla chiesa così nominata per la presenza dell'antica porta Vercellina romana.

Sempre da luoghi romani provenivano nomi oggi abbandonati, tra cui la contrada di San Giorgio al Palazzo (ultima parte dell'attuale via Torino) dall'antico palazzo Imperiale, oggi mantenuto solo per la Chiesa di San Giorgio al Palazzo

Vie nominate da corruzione di nomi latini

Alcuni nomi delle vie della città proverrebbero dalla corruzione degli antichi nomi latini indicati per l'area:

  •  piazza Cordusio deve il suo nome alla presunta presenza in loco del palazzo del re dei Longobardi, da cui l'indicazione latina di "curte ducis". 
Tra i tanti toponimi dedicati alla presenza di orti e giardini nella città

  • Verziere, dal latino "viridarium", sostantivo che indicava un'area dedicata a giardini e boschetti, che diventò nell'area milanese sinonimo di mercato della verdura, in quanto lì si teneva in origine tale mercato.
  • La corruzione di un antico nome latino è coinvolta in una delle ipotesi circa l'origine di piazza Vetra: il nome potrebbe derivare dalla corruzione di "platea vetus" (via vecchia).
  • Nelle vicinanze si trovo invece il Carrobbio, che deriverebbe dal latino "quadrivium" che indicava un luogo dove molte vie si incrociavano. 
  • In maniera simile l'antica contrada di San Paolo in Compito, oggi semplicemente via San Paolo, deriverebbe dalla volgarizzazione del termine "compitus", ovvero "crocicchio" dove si incontravano quattro strade.

Strade nominate da antichi luoghi naturali

Usanza non rara era indicare una via od una chiesa da spiazzi non edificati o dedicati al pascolo o alla coltivazione. 

  • Via Broletto ricorda per l'appunto la presenza del broletto, ovvero l'arengario dove si tenevano le riunioni della magistratura consolare: questa parola derivata dal latino medievale indicava in origine uno spazio dedicato ad ortaglie o giardino. Su una vasta area chiamata brolium archiepiscopi (broglio dell'arcivescovo), in seguito brolium consulare, si iniziarono a tenere le riunioni delle magistrature cittadine: su tale area corrispondente circa all'attuale palazzo Reale fu costruito il primo "broletto" della città, per cui il termine broletto avrebbe indicato il palazzo e non più l'area. Limite estremo della vasta area del brolium archiepiscopi 
  • era invece l'attuale piazza di San Nazaro in Brolo. Tra i luoghi riconducibili a spazi coltivati ed ortaglie si possono citare la via San Pietro all'orto, 
  • via Vigna. Similmente via Brera deriverebbe da "braida", ovvero un appezzamento di terreno tenuto a prato, a sua volta derivato dal latino "proedium". Altri lo fanno derivare dal tedesco breite, con significato di "fondo adiacente alla città"]
  •  Nel catastto teresiano del 1751 è riportata una Brera di Porta Romana, poi Strada di brera nella mappa del 1856, corrispondente alla attuale via Orti.
  • Via Laghetto. In questa zona, nel 1388 Gian Galeazzo Visconti, fece creare una sorta di piccola darsena con lo scopo di far attraccare i barconi carichi di mercanzie tra le quali il prezioso marmo di Candoglia per la costruzione del Duomo. Cinquecento anni dopo, l’Imperatore d’Austria Francesco Giuseppe, lo fece interrare perché le esalazioni dell’acqua e le zanzare molestavano i malati del vicino ospedale.

Tra i toponimi del passato possiamo citare 

  • la contrada di San Vito in Pasquirolo, che deriverebbe dal latino "pasculum" a sua volta origine del termine "pasquée", equivalente milanese del campo veneziano: del nome è rimasto traccia nella chiesa di San Vito in Pasquirolo.
  • Del toponimo contrada della Passarella, contrazione del milanese "passà l'era" (passata l'aia), rimane solo una galleria omonima, mentre similmente vi era il nome della chiesa di San Giovanni in Era. 
  • Si ricorda inoltre la scomparsa piazzetta delle Galline dove si usava far ruspare le galline.

Dall'antica idrografia milanese derivano

  • la via Pantano, il cui sbocco porta sul dove un tempo sorgevano le mura romane della città con relativo fossato che formavano all'epoca un territorio paludoso, mentre esisteva un tempo
  •  la contrada di Poslaghetto, possibilmente derivato dalla radice latina "post" assieme al termine laghetto, da non confondere con l'attuale via Laghetto così nominata dalla piccola darsena utilizzata per lo scarico dei marmi del duomo di Milano.
  • Da uno dei numerosi torrenti che un tempo scorrevano per la città, il Nirone oggi deviato, deriverebbe via Nirone,
  •  mentre dalle parti di piazza Vetra si aveva la contrada di San Michele alla Chiusa (oggi semplicemente via San Michele) per la presenza di una chiusa che regolasse il flusso della Vettabbia.
  • Un'ipotesi alternativa a quella citata più in alto è quella di fare derivare il nome di piazza Vetra alla corruzione del nome "Vepra", nome che assumeva nel territorio milanese il fiume Olona.

Più celebre è infine la corsia del Giardino, antico nome dell'attuale via Manzoni, così nominata per il ricco giardino del palazzo dei Torriani, rivali dei Visconti per il controllo della città.

Strade nominate da luoghi particolari, storici o eventi della città

Nell'area attorno a piazza San Sepolcro sono presenti la 
  • via Moneta ricorda la presenza della primissima zecca della città, poi spostata di sede da Galeazzo Maria Sforza  Il suffisso "moneta" dava anche il nome alla chiesa di San Mattia alla Moneta
  •  via Zecchia Vecchia: quando fu spostata prese il nome della "zecca vecchia", in contrasto con la zecca nuova di epoca austriaca situata nell'attuale via Manin.
  • via della Palla e dell'antica contrada di Sant'Ambrogio alla PallaL'antica presenza di uno slargo dove si sarebbe giocato al "gioco della palla" all'incrocio dell'attuale via Torino e via San Maurilio è una delle ipotesi dell'origine del nome  Altra ipotesi è che "Balla"  indicava sia la palla che le antiche consorterie comunali fosse nient'altro che l'antica cooperativa dei facchini milanesi, chiamati in milanesi i "facchini della Balla", che avevano infatti come ritrovo tale incrocio: è tuttavia possibile che sia stato il luogo a dare tale soprannome ai facchini e non viceversa.
Tra i più antichi toponimi della città vi è
  •  via Caminadella  
  • Alla stessa maniera case con più di due piani, dette "solariate", erano un evento non così comune da lasciare traccia nella toponomastica nel nome di sant'Ambrogio in Solariolo, antichissimo nome dell'attuale via Palla e per la chiesa di Santa Maria in Solariolo, sulla quale fu edificata l'attuale chiesa di San Fedele
All'epoca della presa di potere dei Visconti risale la via Case Rotte (anticamente contrada di San Giovanni Decollato alle Case Rotte), così nominata dal palazzo dei Torriani, rivali sconfitti dai Visconti, lasciato saccheggiare e distruggere dai nuovi signori della città. Allo stesso modo la corsia del Giardino (oggi via Manzoni) si riferiva all'ampio giardino dei Torriani, poi lasciato abbandonato in balia dei predoni. Sempre dall'epoca medievale deriva il nome della via delle Ore, per il fatto che qui fu installato il primo orologio della città presso il campanile della chiesa di San Gottardo in Corte


Alla caratteristica della via, composta da caseggiato molto denso di abitazioni, deriverebbe il nome della via Borgospesso, facente parte dell'insieme dei vecchi "borghi", anticamente indicanti gruppi di caseggiati fuori le mura (in questo caso quelle romane), di cui facevano parte via Borgonuovo
assieme a via Gesù e via Santo Spirito, in origine borgo del Gesù e borgo di Santo Spirito. 
Alla stessa maniera il Malcantone, parte oggi di via Unione, era così nominato per l'angustia del suo percorso, 
e la contrada dei Tetti (oggi via San Carpoforo), così indicata perché sull'angusta via si poteva vedere solo i tetti di case senza finestre: curiosamente la via in alcune mappe riportava la dicitura contrada delle Tette, sfruttando l'ambiguità del nome milanese ("contrada de' tett" che può avere entrambi i significati), secondo alcuni così chiamata per la presenza nella via di case chiuse.
Altre curiosità la famosa Via Bagutta, invece era considerata la via dei “bevitori”, “baga” infatti, in dialetto, sta ad indicare l’otre di vino e in milanese con il termine “bagà” si intende colui che beve di gusto.


Per alcune vie poi ci sono varie opinioni e “correnti di pensiero”, per esempio per Via Brisa esiste una tesi che farebbe derivare il nome dal latino dove, con il termine “brisa”, si intende la “vinaccia” e questa teoria, data la vicinanza con le vigne di Leonardo, potrebbe non essere lontana dalla verità, ma, altri ancora, sostengono che “brisa” derivi dal quartiere degli immigrati bresciani, detti Brixii, che si stabilirono qui in epoca romana.

La numerazione attuale fatta dopo l’unità d’Italia
Fu solo dopo l’Unità d’Italia, che, nel 1866, di fronte alla obiettiva difficoltà che tale sistema numerazione progressiva comportava, si decise di adottare il sistema di numerazione attuale, decisamente più semplice ed efficiente. Questo, anche in considerazione del fatto che, con la soppressione, nel periodo napoleonico, di diversi ordini religiosi, nel tempo si era reso disponibile un amplissimo patrimonio immobiliare da gestire in maniera più semplice. Il sistema attuale prevede una numerazione per via, con i numeri pari sulla destra, venendo dal centro.
A Venezia resta la numerazione teresiana
In tutto il Lombardo-Veneto sotto dominazione austriaca, solo Venezia ha incredibilmente mantenuto invariata a tutt’oggi la vecchia numerazione teresiana ripetuta per i sei Sestieri (San Marco, Cannaregio, Castello, Dorsoduro, Santa Croce, San Polo) più la Giudecca. Per questo motivo. è così difficile raccapezzarsi per la città alla ricerca di un indirizzo, persino per i postini, che impazziscono quando devono recapitare la corrispondenza!

Ma Venezia è sempre Venezia … ed è anche questa piccola ‘diversità’, oltre ovviamente alla bellezza dei suoi canali, dei suoi ponti e dei suoi monumenti, che contribuisce a renderla unica!

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