Si tratta di una strada relativamente recente, inesistente fino all’apertura della vecchia stazione Centrale, quella ubicata in piazza Fiume / piazza della Repubblica; sappiamo infatti che la stazione fu costruita tra le due porte di accesso alla città, porta Nuova e porta Venezia.
Le due porte erano collegate dai Bastioni, terrapieni costruiti a ridosso dei canali d’acqua (in questo caso il Redefossi) ottenuti tipicamente con la terra ricavata dallo scavo dei navigli.
Nella prima foto una piantina della città del 1820, ci si rende immediatamente conto della situazione delle vie di comunicazione nel periodo precedente alla costruzione della vecchia stazione; difatti il passaggio tra dentro e fuori i bastioni era possibile solo in corrispondenza delle citate porte.
Notiamo, fra le tante particolarità di questo frammento, che il Lazzaretto è ancora integro, non sezionato dal rilevato ferroviario che negli anni ’60 (del XIX secolo, ovviamente) ne ha praticamente decretato la sua fine; quel “circolino” al centro del Lazzaretto è la chiesa di san Carlo, tuttora presente, posta lungo il viale Tunisia in corrispondenza della via Lecco.
La stazione era indispensabile per consentire il raccordo delle linee per Como e Varese che partivano dalla stazione di Porta Nuova (quella originale sul Melchiorre Gioia) con quelle per Treviglio e Venezia che partivano da Porta Tosa (zona Vittoria).
Sebbene il progetto dell’architetto Bouchot fosse poco lungimirante (la stazione rimase in esercizio per meno di settant’anni e poi fu demolita) la dimensione del fabbricato viaggiatori (235 metri) e degli impianti necessari richiedeva uno spazio adeguato, ma la scelta dell’area che oggi corrisponde a piazza della Repubblica, richiedeva necessariamente una nuova via di accesso, la via Principe Umberto.
Le soluzioni potevano essere molteplici, ma fu scelta quella di aprire un nuovo percorso da piazza Cavour (piazza della Canonica), che fino a quel momento presentava – superati gli archi uscendo da via Manzoni – due sole possibilità di instradamento (tralasciando la strada che costeggiava il naviglio) e cioè la strada Isara o Risara (l’attuale via Palestro) che conduceva alla Porta Orientale (cioè Porta Venezia) e la strada della Cavalchina (l’attuale via Daniele Manin) che permetteva di arrivare alla zecca e proseguendo agli orti lungo i bastioni oppure di portarsi sulla strada di sant’Angelo, parte dell’attuale via Moscova.
Ma questa decisione, l’apertura del nuovo tracciato, fece una “vittima” illustre, la chiesa di San Bartolomeo, che era collocata proprio all’inizio della nuova via.
La via Principe Umberto anziché essere attestata in piazza Cavour (salvando la chiesa…) avrebbe potuto diventare in realtà quella che oggi è la via Principe Amedeo e le relative continuazioni (via Marco de Marchi e via dei Giardini) che però sono state realizzate solo tempo dopo…
Via Turati oggi è diventata una via di passaggio, con autovetture perennemente in doppia fila, motorini ovunque sui marciapiedi e pochi elementi architettonicamente o culturalmente interessanti;
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