Milano festeggia San Giorgio e lo fa mangiando un tipico dolce lombardo, il “pan meino” o “pan de mej” che dir si voglia (per i bambini "pammeino"), intinto nella pànera (panna liquida). Il suo nome deriva dalla parola miglio, ingrediente molto usato in antichità e che, mischiato ad altre farine, serviva per produrre il pane. Con il tempo, il normale pane di miglio si trasformò in un delicato dolce zuccherato che, secondo la tradizione, veniva preparato il giorno di San Giorgio (23 aprile per il calendario ambrosiano), data antica in cui si stipulavano i contratti per la fornitura di latte tra mandriani e lattai.
In quel periodo i mandriani salivano agli alpeggi: le mandrie erano dette “bergamine”, perché la transumanza avveniva nelle valli bergamasche. La via Bergamini di Milano, nei pressi della Statale, quella dei caffè e delle copisterie per intenderci, prende il nome dalle antiche baracche di legno dove stazionavano le vacche che fornivano il latte fresco agli ammalati dell’Ospedale Maggiore (la Cà Granda, oggi sede centrale dell’Università degli Studi di Milano). Queste stalle furono rimosse dopo le Cinque Giornate del 1848, poichè il loro legno era servito per fabbricare le barricate di Milano. Nel giorno di San Giorgio si solennizzava quindi l’antico patto, ossia il rinnovo dei contratti tra mandriani e lattai: si diffuse così l’usanza di consumare il pan de mej. I lattai, per l’occasione, regalavano ai propri clienti la panna liquida per accompagnare questo delizioso dolce, abitudine che continuò a persistere nel tempo. In quel giorno di aprile gli ombrelli del sambuco erano spesso in piena fioritura: da qui l’uso di aromatizzare il “pan de mej” con la panigada, la spezia tipicamente meneghina ottenuta con i fiori del sambuco essiccati.
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