venerdì 5 novembre 2021

PAN DE MEJ

 (o pan meino, panigada, pan dei poveri)

Dolce tipico della cucina milanese di origine contadina e popolare,
viene solitamente preparato il 23 aprile, giorno di San Giorgio per onorare un'antica tradizione sospesa tra storia e leggenda Pane dal sapore dolciastro, ambrato all’esterno e aromatizzato con fiori di sambuco essiccati, il Pan meino ha subito una lunga evoluzione ed è oggi molto lontano dalla ricetta originale. Con il termine Mej, nel dialetto meneghino, si fa infatti riferimento al miglio, cereale povero con il quale nell’antichità i contadini erano soliti panificare in mancanza di farina. A partire dal 1700 tuttavia al posto della farina derivata da questo cereale, si è diffusa la consuetudine di preparare questo dolce con una miscela delle più comuni varietà di mais e grano. Le modifiche nella ricetta non hanno tuttavia portato a un’evoluzione semantica in barba al principio, tanto caro ai latini, del nomen omen.
La storia del Pan de Mej si intreccia a doppio filo con la ricorrenza del 23 aprile, giorno designato dal calendario ambrosiano per la celebrazione di S. Giorgio. Questi, secondo un’antica leggenda, fu un cavaliere martire celebre nella religione cristiana per aver ucciso un drago e salvato una fanciulla. Ben due sono le leggende che radicano il pane dei poveri all’ultima decade di aprile. La prima affonda le sue radici nella Milano medievale, racconta della ribellione contro i soprusi del brigante Vione Squilletti. 
Al termine della battaglia, finalmente liberi, i milanesi scesero in strada per festeggiare offrendo ai soldati viscontei la panera (la crema del latte raccolta per affioramento) e pan de mej. Proprio sul luogo di questa battaglia, comparve in seguito un’effige su un muro in cui veniva mostrata l’immagine di S.Giorgio alle prese con il drago e l’intestazione “Qui morì Vione”. Da quest’episodio il quartiere prese il nome di Morivione e rimase per molti anni – almeno sino al secondo dopoguerra – il luogo nel quale i milanesi celebravano la ricorrenza del santo, mangiando il pan meino accompagnato da latte o panna liquida.
San Giorgio tuttavia non è solo il cavaliere che sconfisse il drago, ma anche il santo protettore degli scout e, soprattutto, dei lattai. Proprio da questo ruolo di patrono trae spunto la seconda leggenda, risalente al XIX secolo. Il 23 aprile, infatti, giorno di San Giorgio, era ai tempi anche la data indicata per il rinnovo dei contratti del latte tra mandriani e lattai. L’estensione del vincolo veniva dunque celebrato offrendo una tazza di panna e del Pan de Mej alla popolazione in segno di riconoscenza verso il santo, ma anche come simbolo di buon auspicio.

RICETTA
200 g Farina per polenta a grana grossa200 g Farina per polenta a grana finissima150 g Farina bianca150 g Burro100 g Zucchero semolato15 g Lievito di birra fresco3 pz UovaZucchero a veloLatteFiori di sambucoSale
Durata: 2 h Livello Medio Dosi: 6 persone
Mescolate le 3 farine, poi aggiungete i fiori di sambuco, un pizzico di sale e le uova. Montate il burro con lo zucchero, quindi uniteli al composto. Sciogliete il lievito in poco latte (o acqua), aggiungetelo al resto e mescolate con una frusta; lasciate lievitare in un luogo tiepido, coperto, per circa un’ora.
Ricavate dall’impasto circa 18 pagnottine (pan de mej) del diametro di 10 cm, schiacciatele leggermente e distribuitele su una placca coperta di carta da forno ben distanziate fra loro. Lasciate lievitare i pan de mej in un luogo tiepido per circa un’ora.
Spolverizzateli con zucchero a velo, infornateli a 190 °C per 30’ circa. Sfornateli e spolverizzateli con altro zucchero a velo. Pan de mej in dialetto significa pane di miglio, dal ’700 però la farina di miglio è stata sostituita con quella di mais.

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