della Cornacchia – Cassina Còrnaggia.
Si trova a Figino ed è tuttora funzionante.
Nell’interessante sito internet della Parrocchia San Materno di Figino si trovano alcuni riferimenti a Cascina Cornaggia.
La cascina Cornaggia ha radici lontane, con tutta probabilità è stata una proprietà dei monaci Benedettini e retta per alcuni secoli come loro grangia (la grangia è una azienda agricola fortificata legata ad un’abbazia). Si dice che accanto alla cascina i monaci avevano costruito un piccolo mulino ed un torchio adibito ad estrarre olio dalle noci.
Più provata è invece la costruzione di un vero mulino per macinare le granaglie, funzionante fino all’inizio del 1900, costruito a sud-ovest della Cornaggia; la ruota era messa in movimento dall’acqua del fontanile Olonella. Oggi questo mulino non esiste più, però sulle rive dell’Olonella si evidenziano ancora i resti delle sue fondamenta.
Una volta la Cornaggia era formata da un solo cortile, con due portoni, ad est quello di entrata a nord quello di uscita, che dava sul giardino.
Il fontanile Bongiovanni le scorre a fianco, parallelo alla via Molinetto, e cinge la cascina come un piccolo castello.
Oggi è formata da più cortili, che si sono costituiti nel tempo.
Una serie di colonne in granito, archetti di mattoni a vista e la campana di un’antico campaniletto sembrano avvalorare la testimonianza della proprietà dei frati.
Qualche studioso invece ritiene che questa sia l’antica casa di campagna dei conti Cornaggia, tramutata nel tempo in azienda agricola.
Anche questa ipotesi è verosimile poiché alla fine del 1700 troviamo dei signori Cornaggia possessori di una parte della vicina cascina Ghisolfa.
Infatti, con l’avvento della Repubblica Cisalpina, viene emessa un’ordinanza, la quale, in base alla legge n° 8 Vendemmiale, determina gli azionisti della Possessione Ghisolfa fra i cittadini più agiati. Il 23 gennaio 1799 viene soppressa la proprietà che era dei Padri Oblati del Santuario di Rho in favore di cinque azionisti tra cui il Cornaggia.
Napoleone I, per finanziare le sue campagne militari, aveva escogitato il sistema di spogliare dei beni terreni alcuni istituti religiosi, ritenuti inutili; e, poiché non poteva materialmente portare in Francia le terre e le cascine, ha pensato di rivenderle agli italiani ed incamerare denaro contante.
Ma torniamo alla Cornaggia; il documento più antico è quello relativo alla visita fatta dall’arcivescovo Federico Borromeo a Figino il 31 ottobre 1605; in quel documento la cascina è menzionata come “Cassina Cornacchia”.
Nella mappa del Catasto Teresiano del 1721 la Cornaggia risulta di proprietà dei Padri Trinitari Scalzi di Monforte.
All’inizio del 1900 era di proprietà della Nobil Casa Casati Brioschi che nel 1917 l’hanno venduta frazionata alla famiglia Banfi, Grassi, Baroni ed ai fratelli Vincenzo e Agostino Marmonti.
I Marmonti nel 1924 hanno ceduto la loro proprietà a Leone Bernardo, da questi è stata divisa nel 1928 ed acquisita da altri agricoltori, mentre una parte del terreno risulta di proprietà del Comune di Milano.
Gli attuali agricoltori della cascina Cornaggia sono: le famiglie Banfi, Grassi, Roman e Comaroli, fino a qualche decennio fa vi hanno abitato anche le famiglie Borsani, Catturini ed Oldani.
Alla cascina Cornaggia la famiglia Banfi e la Comaroli coltivano 650 pertiche circa e producono mais per alimentazione animale, coltivazione di foraggi di fieno e cereali tipo l’orzo.
Nessun commento:
Posta un commento