giovedì 16 dicembre 2021

VILLA ERBA ODESCALCHI

più precisamente all’angolo fra via Rucellai ed il viale Monza, di fronte alla fermata del metrò e dove oggi si trova un moderno supermercato, si ergeva la grande villa degli Erba-Odescalchi. Era un imponente palazzo di due piani, con una pianta ad “U” che racchiudeva un vasto giardino padronale all’italiana, a sua volta al centro di una vastissima proprietà che confinava a sud con Gorla ed a ovest con Greco. Era la “Villa di Delizia” della importante famiglia, che a Milano aveva il palazzo principale in Contrada dei Nobili (via Unione), che esiste tuttora, ben conservato, ed è sede di una direzione della Polizia di Stato.
La famiglia era una delle più blasonate della città, con i titoli di Marchesi di Mondonico e Principi di Monteleone. Il capostipite era stato Antonio Maria (1624-1694), che aveva aggiunto al nome originario del Casato “Erba” (con antiche origini a Como), il nome della madre “Odescalchi”, sorella del Papa Innocenzo XI. A rimarcare il rango della famiglia, va ricordato il secondogenito Benedetto che fu Cardinale Arcivescovo di Milano fra il 1712 e 1737. È sepolto in Duomo, all’altare del Crocefisso, sulla sinistra della tomba del Cardinale Martini. Il Marchese ed i suoi discendenti frequentavano spesso la villa: due di loro morirono a Precotto, come risulta dai registri della parrocchia. Anche l’ultimo discendente, Alessandro, morì a Precotto nel 1872. Con lui si estinse il ramo italiano della famiglia, che proseguì come ramo ungherese.
La villa divenne proprietà dei Pelitti, famosi costruttori di strumenti musicali (ottoni), apprezzati in tutto il mondo ed acquistati dalle orchestre più importanti e da moltissime Bande musicali, allora molto diffuse. Nel 1906, anno della Esposizione Universale di Milano, fece scalpore la visita a Precotto dello Scià di Persia, venuto ad acquistare gli strumenti per la Banda reale. L’ultimo e più famoso proprietario della ditta, Giuseppe Clemente, fu anche sindaco di Precotto, acquisendo molte benemerenze. Il Comune per onorarlo gli dedicò una via contigua alla villa. Non avendo eredi, nel 1915, pochi anni dopo la sua morte, la villa fu venduta alla Ditta “Fibra Vulcanizzata”. Molte parti dell’insediamento furono abbattute per dare spazio a un grande stabilimento. Rimase solo il fronte sul viale Monza, come sede di rappresentanza. La villa fu definitivamente abbattuta negli anni ‘60, in occasione della costruzione della metropolitana e fu sostituita da un anonimo supermercato.

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