Dergano alla fine del 1800 non era altro che un pugno di case e cascine a Nord di Milano, una zona abbastanza lontana dal centro cittadino e toccata dai venti. Una posizione strategica e utile dove il comune di MIlano, dopo la tremenda epidemia di vaiolo del 1893, decise di iniziare la costruzione dell’Ospedale Bassi, detto il Derganino specializzato nella cura e nel contenimento delle malattie infettive. In sostanza, quello che è poi stato il vero e ultimo lazzaretto di Milano.
Il progetto originale prevedeva una separazione interna degli ambienti, secondo le diverse malattie ma soprattutto una zona “franca” di passaggio e disinfezione che arrivava fino all’uscita retrostante lungo Viale Jenner, dove erano presenti i forni di incenerimento e gli essiccatori.
Storia macabra, certamente, ma all’avanguardia per i tempi.
Nel 1908, pochi anni dopo la sua inaugurazione, ospitò gli scampati dal terremoto di Messina e Reggio Calabria e alla fine della Prima guerra mondiale ospitò i reduci dal fronte affetti da tubercolosi, colera e meningite. In cinque anni furono accolti a Dergano 2506 militari delle diverse armi: artiglieri, bersaglieri, fanti, alpini e persino due marinai i quali, trovandosi in licenza a Milano, si erano ammalati di morbillo.
Nel 1922 la direzione della struttura concluse un accordo con le Civiche Scuole di Milano per disinfettare la biancheria degli studenti alla fine della Seconda guerra mondiale. Nel 1946 vennero invece usati per la prima volta la penicillina e un polmone d’acciaio Drinker Collins lasciato dalle truppe americane dopo la partenza. Due anni dopo, infine, venne registrato l’ultimo caso di vaiolo a Milano.
La storia dell’ex ospedale Bassi inizia alla fine del XIX secolo, quando una tremenda epidemia di vaiolo colpì la città seminando paura e morte. La Rotonda di Besana, dove venivano ricoverati gli ammalati, era sul punto di esplodere e quindi serviva un’alternativa. L’amministrazione mise gli occhi sulla zona di Dergano, rione milanese a nord del cimitero Monumentale, composto da un pugno di case e cascinali decisamente fuori mano rispetto al centro città. Un borgo, insomma, che contava poco meno di mille anime, che viveva di agricoltura e allevamento e che la Regia Specola di Brera aveva indicato come ideale per avviare un reparto di cura dei malati infettivi in virtù della direzione e della intensità dei venti. L’amministrazione comunale non si fece pregare. Prima rilevò Villa Hanau, realizzata da un noto avvocato di origini mantovane trapiantato a Milano, poi acquisì circa 60 mila metri quadrati di terreno che comprendevano anche una vigna e infine diede via libera ai lavori. Costo dell’intervento: 613.155 lire.
Il progetto prevedeva una rigida divisione degli ammalati: un padiglione per ogni malattia. All’interno erano state allestite due zone filtro per la “bonifica” delle persone e una camera mortuaria con uscita su viale Jenner, lungo la quale si trovava anche lo stabilimento di disinfezione, ancora visibile dall’esterno, per le ciminiere collegate ai forni di incenerimento e agli essiccatoi. Gli spostamenti interni avvenivano tramite una ferrovia “decauville”, vale a dire a scartamento ridotto, più o meno simile a quelle utilizzate nelle miniere. Tutta l’area era cintata da un muro alto, visibile ancora adesso, che ovviamente garantiva la separazione dalla città. Lo stile architettonico scelto dai progettisti fu il Liberty, quello più in voga al tempo, e che adesso regala all’osservatore un profondo contrasto fra le morbidezza delle linee degli edifici e il degrado in cui sono scivolati dopo anni di abbandono.gli antichi padiglioni del Bassi sono scivolati un po’ alla volta nel degrado totale.
Non tutti, per fortuna. Parte dell’area è stata parcellizzata e sfruttata per avviare nuove attività: il centro di cura Asl per le malattie sessualmente trasmissibili, un grande giardino cittadino, la sede della polizia locale e del consiglio di zona, un campo da calcio e una Onlus che cura i malati di cancro.
L’ex Bassi, che tutti i milanesi chiamavano “il Derganino”, è stato il protagonista silenzioso di alcune delle pagine più importanti e tragiche della storia di Milano.
Alla fine degli anni cinquanta, quando molte città italiane furono colpite dalla grave pandemia di influenza scatenata da un ceppo chiamato “Singapure”, per la prima volta l’ex Bassi fu costretto a rifiutare malati per mancanza di posti letto. Fu il segnale inequivocabile che le cose stavano per cambiare. Milano stava diventando una metropoli a tutti gli effetti, la trasformazione di Dergano in quartiere era oramai completa e la città aveva bisognosa di nuove strutture.
Nessun commento:
Posta un commento