Sul Secolo Illustrato della Domenica (supplemento gratuito per gli abbonati al quotidiano di Edoardo Sonzogno) nel suo numero del 23 gennaio 1893 ce ne fornisce due incisioni dal vero e una descrizione scritta in cui si parla di ben 150 persone occupate già da un mese, con una ventina di cavalli, a riempire la ghiacciaia: di finale copertura del ghiaccio con un alto strato di paglia, e di lavori di otturazione delle fessure e ricopertura del tetto a primavera, affidato ai “montagnee”, «non essendo i nostri contadini pratici del lavoro».
L’edificio a grotte si sviluppava per 80 metri di lunghezza, otto di larghezza e 15 di altezza: era proprietà dei conti Annoni, proprietari anche dei terreni attigui irrorati dalle acque della Martesana, garanzia di un’acqua «abbastanza pura» per tutti e di cospicui proventi nelle casse di famiglia. L’operazione della “piena” attirava non pochi curiosi in gita domenicale,, ricordando che nei secoli andati e sino agli ultimi anni del Settecento il ghiaccio, come il sale da cucina, era soggetto a privativa dei duchi e dei governatori della città.
Primo concessionario privato di stoccaggio e rivendita del “giass” sembra sia stato tale Francesco Gandini nel 1796. Gli ospedali erano regolarmente dotati di propri depositi, sistemati nei cortili in costruzioni circolari dall’aspetto di piccoli battisteri. I bombardamenti del 1943 hanno distrutto quelli della Cà Granda in via Festa del Perdono, mentre recenti lavori di scavo hanno in compenso ritrovato un ‘altra e piú vasta ghiacciaia cinquecentesca, circondata da locali di servizio e di deposito vini e alimenti, in un cortilone dell’Università Cattolica, già convento benedettino. Resterà in vista ai termini dei lavori per un nuovo edificio scolastico.
Sono tanti i luoghi d’intesse storico e artistico dove il visitatore può perdersi fra quadri, statue e opere d’arte di valore inestimabile. Tanti angoli e luoghi dimenticati senza particolare valore artistico, ma in grado di regalare la strana sensazione di essere tornato indietro nel tempo, dove le lancette dell’orologio hanno smesso di girare e sotto la patina di oblio che li ammanta, è possibile coglierne tracce.
martedì 21 dicembre 2021
LA GIAZZER DI CALVAIRAA
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