Dopo il 1808, anno in cui la casa era ancora vuota dopo la morte del Conte, il palazzo, che conservava comunque gli affreschi dell'Appiani, invece passò allo Stato, che ne fece la casa del Ministero delle Finanze del Regno d'Italia Giuseppe Prina, qui defenestrato e trucidato dalla folla furente il 20 aprile 1814. In quell'occasione il palazzo venne saccheggiato, depredato e spogliato persino delle inferriate, dei chiodi e delle grondaie; successivamente a questo fatto e vista l'impossibilità di salvare l'edificio completamente danneggiato, il 25 maggio 1814, il Ministro dell'Interno della nuova amministrazione austriaca ne decretò la demolizione e la piazza, così allungata, riprese nuovamente il suo aspetto precedente alla costruzione dell'edificio. A tal proposito scriveva il 7 settembre 1814 Teresa Casati, moglie di Federico Confalonieri in una lettera a lui indirizzata:
«Rasata la casa del povero Prina, se ne fa una piazza, ciò che rende questo sito uno dei più belli di Milano; del rimanente della casa di Prina, che è in retta linea col Censo, se ne fa una casetta con una facciata analoga a questa.» |
La parte rimanente della casa del Prina a cui si fa riferimento nella missiva diventò poi l'Albergo Bella Venezia, poi distrutto dalle bombe anglo-americane durante la seconda guerra mondiale e ricostruito alla fine della guerra.
All'interno era presente anche il capolavoro dell'Appiani noto come Le storie di Apollo, ciclo di affreschi del 1799 comprendente il Carro d'Apollo e le figure in chiaroscuro de Le muse; gli affreschi vennero strappati nel 1814 in seguito alla rovina del palazzo e trasferiti in parte alla Pinacoteca di Brera e alla Galleria d'arte moderna.
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