e i «tre segreti» sulle orme dei Promessi Sposi in corso Buenos Aires 
"Se ci si affaccia nel landrone di Palazzo Luraschi che si trova al civico n.1 di Corso Buenos Aires, all’angolo con piazzale Oberdan ha un cortile ben curato e molto singolare. Al di sopra delle arcate vi si trovano dodici medaglioni scolpiti con altrettanti busti raffiguranti i personaggi dei Promessi Sposi manzoniani. Renzo e Lucia, il Cardinale Federico Borromeo, la Monaca di Monza, fra Cristoforo e Don Rodrigo...
Il Palazzo fu fatto erigere da Ferdinando Luraschi sul finire dell’Ottocento, dopo l’abbattimento del Lazzaretto poco distante, utilizzando non pochi materiali di recupero dell’edificio, fra cui alcune colonne del suo perimetro. L’imponente (per allora!) palazzo, con i suoi otto piani, infranse la severa regola per cui le case milanesi a Nord della città non dovevano superare una determinata altezza, anche per non oscurare ai Signori che vivevano in Brera e vi passeggiavano a piedi o in carrozza la vista delle Prealpi e del Monte Resegone, i cui profili, nel cielo del tramonto, si inondano di luce rosata.
i «tre segreti» sulle orme dei Promessi Sposi in corso Buenos Aires
Luraschi decide di sfruttare alcune delle colonne della struttura del Lazzaretto affinché la sua memoria storica non vada perduta e inserisce quattro di quelle colonne nel cortile del palazzo. Le colonne sono andate a formare la struttura portante del cortile, poi abbellito da decorazioni in cotto lombardo, incise con i simboli di Milano.
Poco più sopra, il secondo segreto del palazzo: nel cortile, infatti, fanno bella mostra ben dodici busti dei personaggi de «I Promessi Sposi» di Alessandro Manzoni. La scelta cade su questi volti perché la storia racconta che Lucia, per sfuggire alla peste, si rifugiò proprio in questo luogo, anche se oggi non ne resta memoria storica.
Per scoprire il terzo segreto, bisogna salire ancora più su… fino al sesto piano dell’edificio. Luraschi infatti decise di sfidare la tradizione edilizia dell’epoca che si sottoponeva alla cosiddetta legge non scritta della «servitù del Resegone» per cui i palazzi della parte nord della città non potevano essere più alti di tre piani per non offuscare la vista delle montagne. Lui scelse di andare oltre.
E scelse anche di creare al piano terra del palazzo uno spazio da adibire ad attività commerciali. Fu proprio in questo palazzo che fino agli anni ’40 restò attivo il ristorante Puntigam, locale storico soprattutto nella Milano degli anni Venti dove si cenava e si ascoltava musica prima di continuare la serata a teatro.
Insomma, il palazzo è davvero un piccolo archivio storico della zona e vale la pena di sbirciare almeno nel cortile… a meno che non conosciate qualcuno che abita lì e vi dia libero accesso ai suoi segreti.
Il Palazzo fu fatto erigere da Ferdinando Luraschi sul finire dell’Ottocento, dopo l’abbattimento del Lazzaretto poco distante, utilizzando non pochi materiali di recupero dell’edificio, fra cui alcune colonne del suo perimetro. L’imponente (per allora!) palazzo, con i suoi otto piani, infranse la severa regola per cui le case milanesi a Nord della città non dovevano superare una determinata altezza, anche per non oscurare ai Signori che vivevano in Brera e vi passeggiavano a piedi o in carrozza la vista delle Prealpi e del Monte Resegone, i cui profili, nel cielo del tramonto, si inondano di luce rosata.
i «tre segreti» sulle orme dei Promessi Sposi in corso Buenos Aires
Luraschi decide di sfruttare alcune delle colonne della struttura del Lazzaretto affinché la sua memoria storica non vada perduta e inserisce quattro di quelle colonne nel cortile del palazzo. Le colonne sono andate a formare la struttura portante del cortile, poi abbellito da decorazioni in cotto lombardo, incise con i simboli di Milano.
Poco più sopra, il secondo segreto del palazzo: nel cortile, infatti, fanno bella mostra ben dodici busti dei personaggi de «I Promessi Sposi» di Alessandro Manzoni. La scelta cade su questi volti perché la storia racconta che Lucia, per sfuggire alla peste, si rifugiò proprio in questo luogo, anche se oggi non ne resta memoria storica.
Per scoprire il terzo segreto, bisogna salire ancora più su… fino al sesto piano dell’edificio. Luraschi infatti decise di sfidare la tradizione edilizia dell’epoca che si sottoponeva alla cosiddetta legge non scritta della «servitù del Resegone» per cui i palazzi della parte nord della città non potevano essere più alti di tre piani per non offuscare la vista delle montagne. Lui scelse di andare oltre.
E scelse anche di creare al piano terra del palazzo uno spazio da adibire ad attività commerciali. Fu proprio in questo palazzo che fino agli anni ’40 restò attivo il ristorante Puntigam, locale storico soprattutto nella Milano degli anni Venti dove si cenava e si ascoltava musica prima di continuare la serata a teatro.
Insomma, il palazzo è davvero un piccolo archivio storico della zona e vale la pena di sbirciare almeno nel cortile… a meno che non conosciate qualcuno che abita lì e vi dia libero accesso ai suoi segreti.
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