Le Cucine erano aperte tutto l’anno tranne i festivi, la distribuzione dei pasti avveniva tramite denaro contante, marche o buoni pasto. La maggioranza degli avventori erano manovali, operai, merciai, ed in generale chi proveniva dalle campagne milanesi in cerca di lavoro. La mensa era frequentatissima.
L’edificio, sorto su un’area appartenente al demanio pubblico fuori di Porta Nuova, all’incrocio tra via Melchiorre Gioia e il viale dei Bastioni “riconosciuta opportunissima, sia per la sua posizione rispetto ai popolosi quartieri industriali, sia per la vicinanza del tramway”, viene costruito secondo criteri di estrema funzionalità e razionalità distributiva: il seminterrato a magazzino; il piano terra diviso in tre sezioni per le cucine, il refettorio, il forno sociale; il primo piano amministrazione e alloggio del personale.
Accanto a questi criteri funzionali si riscontrano quelli culturali, evidenti nell’impianto planimetrico, che appare basato sulla variazione del tema del quadrato e si ricollega ai modelli del neoclassicismo francese, da Ledoux a Durand.
Se gli ambienti interni sono semplici e con arredi poveri, l’esterno con uso della terracotta e dei mattoni a vista richiama la cultura neoromanica lombarda, di cui erano portavoce Luigi Broggi (La ditta Candiani: design integrato dal 1868 in Un palazzo per il Museo di Storia Naturale di Milano) e Camillo Boito.
La facciata su viale Monte Grappa è tripartita da pilastri e scandita da quattro portoni ad arco ribassato al piano terra, in corrispondenza dei quali si aprono al primo piano finestre a due luci, pure ad arco ribassato. Porte e finestre di tutto l’edificio sono decorate da coronature in terracotta e ornamenti a graffito; pilastri, spigoli angolari, stipiti di porte e finestre sono decorati da bande orizzontali di mattoni a vista alternate a bande di terracotta.
Queste opere sono realizzate dalla ditta Carlo Candiani che aveva una fornace in via San Vittore. Se ne trovano di uguali nei cortili delle case operaie della ditta in via Bandello, e nella Villa Candiani a Erba, sempre opera di Broggi. L’edificio è ora un Centro Ricreativo Socio Culturale del Comune di Milano.
Durante i lavori di restauro per l’adeguamento a centro polifunzionale, a cura dell’arch. Carlo Catacchio, sono emerse le decorazioni originali della facciata in stile eclettico ed i locali di servizio, un tempo al piano dell’alzaia sulla Martesana, ora interrati.
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