Nel 1834 si trovano riferimenti a un «nobile e coltissimo nostro concittadino» milanese che intendeva realizzare a proprie spese un monumento in bronzo a Leonardo. L'anonimo aveva anche ottenuto l'autorizzazione del governo austriaco per posizionare il monumento nel cortile di Brera, decorando l'accesso al doppio scalone. All'epoca per lo scalone richiniano erano in preparazione anche i monumenti a Cesare Beccaria e a Giuseppe Parini.
La base in granito avrebbe dovuto essere di circa 2 metri con figure in bronzo alte circa 3 metri, raffigurando la personificazione dell'Immortalità nell'atto del porgere una corona d'alloro a Leonardo, intento in profonde meditazioni sui propri libri. Un bassorilievo sulla base avrebbe riprodotto l'Ultima Cena. Questo progetto non fu però completato.
Nel 1856 tra i concorsi dell'Accademia di Belle Arti di Milano venne richiesto il progetto di un monumento a Leonardo in forma di fonte da porre sempre nel cortile di Brera.
L'8 febbraio 1857 l'imperatore Francesco Giuseppe stabilì la realizzazione di un vero e proprio monumento da porre in piazza San Fedele con una statua in marmo alta 3,60 metri. Venne perciò stabilito un nuovo programma il 1º ottobre 1857, con scadenza il 31 ottobre 1858.
Il 22 dicembre 1858 la commissione stabilì all'unanimità la scelta del modello «Pensa nel marmo» presentato dallo scultore Pietro Magni; si fece però anche presente che sarebbe stata necessaria una spesa maggiore delle 60.000 lire austriache previste dal bando di concorso. Venne anche stabilito di destinare il monumento alla piazza della Scala.
Il Magni si mise all'opera, ma l'esito della Seconda guerra d'indipendenzalo costrinse a rivolgersi prima a Urbano Rattazzi, all'epoca ministro dell'interno, e poi a Cavour, presidente del Consiglio dei ministri. Infatti il governo riteneva di non avere alcun obbligo nei confronti del Magni poiché il concorso non era stato approvato dalle autorità e l'importo di spesa previsto per la sua opera era maggiore di quello stabilito dal concorso. Cavour incaricò comunque Massimo d'Azeglio, governatore di Milano, di esaminare la situazione nello studio dello scultore e prendere una decisione.
Il d'Azeglio non solo confermò il progetto ma suggerì anche delle modifiche essenziali che fecero aumentare il costo del monumento.
Il Magni partì per Bologna come alfiere della Guardia Nazionale e al suo ritorno nel 1861 trovò come nuovo governatore Giuseppe Pasolini; per cercare di ottenere conferma dell'incarico di realizzare il monumento, egli contattò perciò l'Accademia, il d'Azeglio (ritiratosi dalla politica), il governatore Pasolini, il sindaco di Milano Antonio Beretta e il presidente del Consiglio dei ministri Bettino Ricasoli.
Per la realizzazione del monumento venne stimato un valore di circa 100.000 lire (corrispondenti alle 60.000 lire austriache del concorso più altre 47.000 lire italiane). Nel 1862 le autorità richiesero modifiche al progetto per ridurre la spesa a lire 90.200 e il Comune di Milano si impegnò per un contributo di 20.000 lire.[14]
Il Magni portò avanti il monumento sobbarcandosi spese per i materiali; nel 1867 però non aveva ricevuto pagamenti e la pratica ministeriale non aveva fatto progressi. Decise allora di approfittare dell'inaugurazione della galleria a fianco della piazza della Scala, prevista per il 15 settembre; posizionò a proprie spese un modello del monumento per l'intero mese di settembre, sperando che le autorità, vedendolo, avrebbero finalmente permesso il completamento dell'opera.
Nel 1868 gli fu comunicato che il governo intendeva riconoscergli solamente l'importo originario del concorso, pari a circa 52.000 lire italiane; anche contando le 20.000 per cui si era impegnato il comune di Milano, egli avrebbe subito una perdita netta di almeno 15.000 lire per spese vive.
Come ultima speranza, nel 1879 il Magni scrisse al Filippo Antonio Gualterio, ministro della Real Casa, per cercare di ottenere un intervento del sovrano, ma inutilmente. Nello stesso periodo gli venne presentata una diffida dal Regio Demanio perché in ritardo con il pagamento dell'affitto dei locali che utilizzava per il suo studio; all'inizio del 1870 gli vennero sequestrati tutti i modelli e tutti i lavori per essere messi all'asta. Giovanni Battista Brambilla li acquistò tutti per restituirli allo scultore.
Vista l'impossibilità di ottenere quanto dovuto, il Magni nell'agosto 1870 presentò un atto di diffida giudiziale al Ministero della pubblica istruzione. Infine con il contratto stipulato il 23 marzo 1871 riuscì in totale ad ottenere 72.000 lire. La cifra era inferiore rispetto a quella stanziata per altri monumenti, come quello per Carlo Albero a Torino (700.000 lire) o quello per Cavour a Milano (più di 100.000 lire).
Secondo Ettore Verga, l'ostilità generale verso la realizzazione del monumento non era dovuta allo scultore Magni, ma all'origine stessa del monumento. Fu Elia Lombardini, a capo dell'ufficio delle pubbliche costruzioni sotto il governo austriaco, a proporne la realizzazione e fu lo stesso Lombardini che cercò di farlo accettare dopo l'Unità d'Italia presentando Leonardo come «vero creatore della scienza idraulica».
Il monumento fu inaugurato il 4 settembre 1872 alla presenza del principe Umberto in concomitanza con l'apertura a Milano del primo congresso degli ingegneri e degli architetti. Era in corso anche l'Esposizione nazionale di Belle Arti.
Alla sera si svolsero anche festeggiamenti nella piazza del Duomo con razzi di bengala. Da una finestra del Teatro alla Scala fu proiettata una luce elettrica che illuminò il monumento di vari colori.
Nelle raffigurazioni realizzate in occasione dell'inaugurazione i quattro piedistalli con le statue degli allievi non erano più separati (come previsto in precedenti versioni), ma uniti al basamento ottagonale centrale.
I milanesi come ormai sappiamo che ne avevano una per tutti, soprannominarono anche il monumento di Leonardo "on liter in quatter"
Nessun commento:
Posta un commento