sabato 6 novembre 2021

ON LITER IN QUATTER

Se c’è una cosa in cui nessuno può battere un milanese è l’arte di dare soprannomi. Il dialetto milanese, nella sua semplicità e icasticità riesce sempre a dare un’idea immediata di qualunque cosa. Questa capacità spesso viaggia a braccetto con una sottile ironia, altra caratteristica connaturata nel nostro bel dialetto. Girando quindi per Milano non vi dovete meravigliare se sentite chiamare le più celebri statue in modi quantomeno originali o poco ossequiosi. Sono certa che dopo averli sentiti guarderete l’opera con altri occhi.
Tutti siamo passati almeno una volta nella vita in piazza della Scala. Al centro domina, come saprete, il monumento formato da cinque statue: la più alta è quella di Leonardo da Vinci, alta 4,40 metri e posizionata al centro. Al livello inferiore troviamo altre quattro sculture alte 2,60 metri. Raffigurano i quattro allievi migliori di Leonardo: Giovanni Boltraffio, Marco d’Oggiono, Cesare da Sesto e Gian Giacomo Caprotti. Tale monumento fu inaugurato il 4 settembre 1872 alla presenza dell’artista, Pietro Magni e del re Umberto I. Vi era tutta l’intellighenzia milanese dell’epoca, tra cui Giuseppe Rovani, artista scapigliato.
Pare che qualche giorno più tardi, Magni stesse cenando in un’osteria insieme a Rovani ed altri due amici e insistesse nel chiedere allo scapigliato un parere spassionato sulla sua opera. Sembra quindi che Rovani abbia preso il fiasco di vino da un litro dalla tavola e lo abbia messo al centro, tra i quattro commensali. Dopodichè pare che si sia rivolto al Magni e gli abbia detto:
“Ecco qui la tua opera: on liter in quatter…” Il successo di tale definizione fu immenso e la statua passò cosi alla storia per la sua somiglianza ad una bottiglia di vino con quattro bicchieri intorno.

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