sabato 20 novembre 2021

MALASTALLA il carcere

ed i suoi resti ancora oggi visibili
La prima tra le carceri di Milano che viene citata nelle fonti storiche è la Malastalla. Fondata a fine Cinquecento con lo scopo di rinchiudere debitori, criminali e commercianti falliti, spesso venduti alla Repubblica di Venezia per diventare schiavi nelle galee. Diverso era il destino riservato ai nobili, i quali venivano rinchiusi presso le segrete del Castello Sforzesco, dove erano assistiti dai loro stessi domestici. Dai documenti che sono stati rinvenuti, sembra che la Malastalla fosse in gravi condizioni sia per l’igiene che per l’efficienza. Molti prigionieri cercarono di fuggire negli anni, senza successo, a causa delle torture crudeli inflitte dai carcerieri. Nel 1775, dopo una visita degli ispettori austriaci, che confermava il pessimo stato della struttura, fu demolita e la tortura abolita.
Ebbero grande attenzione da parte del vescovo Galdino della Sala, che nella seconda metà del XII sec., stabilisce delle rendite per i poveri carcerati per debiti, nel quadro di un piano per il soccorso ai poveri che si sono moltiplicati: gli ultimi, i carcerati per debiti, quelli che non osano chiedere. Anche in memoria di ciò, si pensa che il pane per i poveri, a Milano si chiamò per questo "pane di san Galdino". Accanto vi fa costruire la chiesa di S. Leonardo.
Bernabò Visconti nel 1359, assegna un livello annuo ai carcerati della Malastalla per continuare a provvedersi di pane. Per questo, secondo alcuni autori antichi (Torre, Ripamonti) il carcere sarebbe stato costruito dal Visconti. Nel 1466, Bianca Maria Visconti fonda qui la Compagnia dei Protettori dei carcerati. Ha come scopo opere a difesa e a vantaggio dei carcerati, per chi riceve sopprusi dai carcerieri e il controllo dei fondi e lasciti a favore dei reclusi.
Nel 1477 viene distrutto da un incendio e viene ricostruito più grande.
Sin dal 1569 comincia a farsi largo il progetto di spostare le carceri in un luogo più consono e in condizioni di vita carceraria più umane: in una seduta dell'ufficio di provvisione di quell'anno, si propone di "comprare l'isola del postribolo pubblico (zona di Piazza Beccaria), et ivi fabricare le prigioni in loco et scontro di detta Malastalla". L'acquisto sarebbe stato fatto dai deputati del Luogo Pio della Malastalla vendendo il vecchio fabbricato, con l'aiuto del Comune e di altri benefattori. In realtà vennero chiuse solo nel 1787.
Nel 1788 dopo un'asta infruttuosa bandita a febbraio, viene venduto per 23.000 lire a Prospero Navrizio l'edificio. Le carceri erano state soppresse l'anno precedente e i carcerati trasferiti nel Palazzo di Giustizia (Palazzo del Capitano di Giustizia, Piazza Beccaria).
Tra il 1928 e il 1935, una forte campagna stampa cerca di allontanare il pericolo di vedere abbattere la singolare costruzione quattrocentesca nell'isolato compreso tra la Via Torino/Via Spadari/Via Orefici , che mostrava ai passanti porticati, finestre e soggette sovrapposte. Si decise salomonicamente, dopo i necessari pareri della Sovrintendenza e del Ministero di smontare il tutto, per rimontarlo qualche metro più in là. Passò qualche tempo, che anche la nuova soluzione cominciò a stare stretta all'Unione Cooperativa, che aveva necessità di allargare la propria sede. A questo punto non si trovò altra soluzione che smontare definitivamente il manufatto e trasferirlo al Castello, dove nel 1935 ne veniva rimontato un solo lato a ridosso di una cortina del cortile d'armi, dove ancora oggi fa bella mostra di sé.
Nelle foto: 
  • Foto storica dell’inizio del XX sec., che immortala il cortile interno alla Malastalla
  • Esterno del Malastalla
  • Piantina di dove era ubicata la palazzina
  • Il punto dove si vedono i resti della palazzina nel Castello Sforzesco

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