Il “Teatro Continuo”, l’imponente macchina scenica realizzata nel 1973 per la XV Triennale, che esponeva le installazioni e gli interventi di altri dieci artisti, nell’ambito del progetto Contatto Arte/Città concepito e organizzato da Giulio Macchi, era stato demolito nel 1989 prendendo a pretesto il degrado in cui si trovava.
E ciò è avvenuto mentre era sindaco Paolo Pillitteri, che da Assessore alla Cultura del Comune di Milano nel 1973 lo aveva ricevuto in dono da Burri con i Bagni misteriosi di De Chirico, ancora in situ e appena ridipinti per la terza volta, e l’Accumulazione musicale e seduta di Arman. Francamente sorprende che invece di essere restaurato come sarebbe stato facile e forse anche economico, considerata la semplicità della sua struttura, nell’89 si sia deciso di demolirlo.

La ricostruzione nel 2015 del “Teatro Continuo” – sei quinte di acciaio alte sei metri sopra una base di cemento armato lunga oltre dieci, disposte lungo il cannocchiale ottico che dalla Torre del Filarete porta all’Arco della Pace – è stata progettata e finanziata dalla Fondazione Burri di Città di Castello nella doppia occasione dell’Expo e del centenario della nascita del grande artista (1915-1995).
All’epoca il Sindaco di Milano Giuliano Pisapia disse: “Questo regalo che Milano riceve è il simbolo di una cultura dinamica e innovativa. Il Teatro Continuo è stato pensato per essere aperto e continuerà a essere così. Torna nel parco, luogo dove è nato, come grande palestra di crescita per le persone, così come avviene negli spazi verdi di Londra e New York. Un Teatro continuo perché non chiude mai, perché vive sotto il cielo, all’aria aperta e sotto gli sguardi di tutti”.
Dal 2015 lo spazio del teatro è stato utilizzato saltuariamente con varie manifestazioni teatrali o di spettacolo (pochissime). Spesso ci sono cittadini che lo utilizzano, forse come intendeva lo stesso Burri, come palco per le loro “prove” o piccole performance, persino in questo periodo di pandemia.
Ma dobbiamo dire una cosa, ogni qualvolta ci avviciniamo al monumento e l’osserviamo attentamente, scopriamo sempre più scarabocchi e sporcizia. Addirittura abbiamo notato che c’è qualcuno che l’ha trasformato nel proprio giaciglio. La manutenzione dell’opera dovrebbe essere stata affidata alla Triennale, che a quanto pare, se ne occupa raramente.
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