martedì 26 ottobre 2021

CARCERE DI SAN VITTORE

Il termine “carcere” s’identifica in “recinto”, ossia luogo chiuso che permette di contenere. Altro termine spesso usato è quello di "prigione”, che origina dal participio passato latino prehĕndere, ossia prendere, identificato dal volgo come “stanza buia e stretta” e “luogo in cui ci si sente oppressi per mancanza di libertà o disciplina eccessiva”.
La costruzione del nuovo carcere venne decisa dopo l'Unità d'Italia insieme ad altri provvedimenti di miglioramento delle infrastrutture milanesi, durante il periodo tra l'unificazione e il piano regolatore del 1889. Fino a quel momento, i detenuti erano rinchiusi in strutture non attrezzate allo scopo, tra cui l'ex-convento di Sant'Antonio abate, nel tribunale e nell'ex-convento di San Vittore. Per la costruzione della nuova struttura il governo acquistò dei lotti in zona periferica e poco edificata (l'attuale area tra corso Magenta e porta Ticinese) e incaricò l'ingegnere capo del genio civile Francesco Lucca, che si rifece al modello settecentesco del panopticon e disegnò un edificio a sei bracci di tre piani l'uno. Tra i raggi vennero costruite le cosiddette "rose" di passeggio, divise in venti settori destinati ciascuno a un singolo detenuto, per impedire la comunicazione tra i reclusi. Su piazza Filangieri venne costruito un edificio in stile medievale in cui vennero collocati gli uffici e l'abitazione del direttore. Originariamente era in stile medievale anche il muro di cinta, ma oggi è stato quasi completamente ricostruito per motivi di sicurezza. Il corpo di guardia alle spalle degli uffici costituisce un'ulteriore barriera tra l'interno e l'esterno.

Nel periodo di costruzione venne a mancare il progettista e direttore dei lavori Francesco Lucca, deceduto nell'agosto 1875. La direzione passò all'esperto collega ingegnere capo del genio civile, nonché noto trattatista, Antonio Cantalupi (1811-1898), che portò a termine i lavori.Durante il secondo periodo bellico (1943 – 1945) il carcere di San Vittore fu soggetto in parte alla giurisdizione delle SS che controllavano e gestivano uno dei suoi raggi. Le vicende riguardanti il braccio tedesco sono poco documentate dalle carte e molto di più dal ricordo e dalle testimonianze di coloro che vi furono detenuti. In un documento ufficiale del 1944 si legge quanto segue:

"... Nel carcere esiste un braccio tedesco ed un tribunale germanico. Questo giudica i cittadini italiani colà ristretti non secondo le leggi italiane, e quindi non applica le pene stabilite nel codice e nella procedura del diritto penale italiano o militare, a seconda dei casi. Le pene inflitte sono ordinariamente quelle detentive. I detenuti ristretti nelle sezioni tedesche, sui quali l'autorità italiana non ha alcuna influenza, sono soggetti ai regolamenti tedeschi, e a questi è preposto un sottufficiale delle S.S. alle dirette dipendenze dell'albergo Regina, ove siede il Comando per la Lombardia delle S.S. (colonnello Rauff). I detenuti colà ristretti appena giudicati dal tribunale germanico, vengono inviati per il servizio del lavoro in Germania se innocenti, sempre che siano fisicamente idonei. Se gravemente compromessi vengono inviati in campi di concentramento. In Germania vengono avviati per il lavoro anche i detenuti irrevocabilmente condannati, gli imputati che abbiano ottenuto la libertà provvisoria e gli inquisiti per i quali sia stata disposta la scarcerazione dall'autorità amministrativa".

Da questo edificio, tramite l'organizzazione dei Gruppi di Azione Patriotica, venivano fatti fuggire ebrei e detenuti politici durante la Seconda Guerra Mondiale. Essi venivano trasportati all'ospedale Niguarda di Milano con diagnosi di finte febbri, poi grazie ad infermiere come Maria Peron, venivano forniti di abiti civili e aiutati a fuggire verso la libertà.

Luigi Borgomaneri, autore di un saggio sul capo della Gestapo Theodor Saevecke e consulente nel processo a carico dell'ex capitano delle SS tedesche, fornisce diverse testimonianze su ciò che accadeva all'interno di San Vittore dal 1943 al 1945. Dei molti detenuti entrati e usciti dal "braccio tedesco" di San Vittore si trova testimonianza nei registri di iscrizione (libri matricola) che sono custoditi presso diversi istituti di conservazione.

È attestata una rivolta dei detenuti politici in occasione dell'insurrezione del 25 aprile 1945, la liberazione definitiva dei carcerati avverrà ad opera delle Brigate Matteotti.

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