L’edificio si esprime secondo un linguaggio architettonico neo-rinascimentale, ispirato alla tradizione Quattrocentesca dei palazzi fiorentini, sullo stile di Palazzo Strozzi. L’uso delle “bugne” presenta un valore simbolico della solidità dell’Istituto e dell’originaria funzione di “cassaforte” della Banca. Bugnato che ben si accosta alle grandi aperture rettangolari del piano terreno e alle bifore nei piani superiori: le aperture sono dotate di balaustre e inquadrate da soprarchi a sesto acuto. Una cornice aggettante e una fascia di mensoloni fungono da coronamento, con piccole finestre rettangolari alternate. Le terrazze agli angoli dell’edificio servono a stemperarne la massa. Proprio la caratteristica del bugnato rustico, i larghi massi regolari in pietra, a fasce orizzontali lungo tutta l’estensione dell’edificio, ha determinato il soprannome con cui venne identificato l’edificio (Ca’ de Sass). Il rivestimento è in Ceppo di Brembate, anche se in versione rustica; mentre per gli elementi di finitura (stipiti, balaustre, cornicioni e zoccolo del basamento), fu utilizzato il Ceppo gentile, più facile da lavorare; la pietra di Quinzano dell’area veronese incornicia le bifore.
L’organizzazione distributiva si sviluppa attorno al cortile centrale, al quale si accede, attraverso un atrio, da via Monte di Pietà. Il piano terreno è destinato ai correntisti e alle merci, ma anche alla cassa centrale e al forziere, alla sezione della ragioneria e a funzioni complementari. Un secondo ingresso da via Romagnosi dà accesso, attraverso un vestibolo ovale, alla Sala dei depositanti. Il primo piano è destinato agli uffici dell’amministrazione e della Direzione, con adiacente Sala del Consiglio. Il secondo piano ospita l’economato, l’ufficio di controllo delle filiali, i magazzini succursali della sede, l’archivio. I lavori di decorazione e ornamento furono svolti da Giuseppe Speluzzi, specializzato nella lavorazione del metallo dorato. Lo spazio interno più interessante è quello del Salone d’Onore, restaurato dall’architetto Reggiori alla metà degli anni Cinquanta. Le sei porte di accesso sono sormontate da lunette di marmo di Lorenzo Vela.
Oggi sede di Banca d'Intesa Sanpaolo
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