Alle spalle di Piazza Duomo, oltre l’omonimo complesso monumentale e proprio di fianco l’Università Statale, oggi sorge un quartiere residenziale ordinato e tranquillo, eppure, secoli fa, la zona di Via del Laghetto era uno dei luoghi più malfamati di Milano. Perché Via del Laghetto godeva di una pessima reputazione? Perché era semplicemente il ritrovo degli ultimi, delle anime perse, dei disadattati, dei rifiutati, delle prostitute e, per riassumerle tutte, dei geni e delle anime speciali, quelle che sopravvivono nonostante tutto.
Sono tanti i luoghi d’intesse storico e artistico dove il visitatore può perdersi fra quadri, statue e opere d’arte di valore inestimabile. Tanti angoli e luoghi dimenticati senza particolare valore artistico, ma in grado di regalare la strana sensazione di essere tornato indietro nel tempo, dove le lancette dell’orologio hanno smesso di girare e sotto la patina di oblio che li ammanta, è possibile coglierne tracce.
venerdì 29 ottobre 2021
ARIMA, LA STREGA DI VIA LAGHETTO
Sul finire del 1500 il Duomo era ancora in costruzione e Via del Laghetto, a pochi metri dalla piazza principale, il suo cantiere. Da qui giungevano i blocchi di marmo bianco necessari alla sua costruzione direttamente da Candoglia. Come? Per mezzo di una Darsena, un corso d’acqua artificiale costruito in breve tempo per rendere più semplice e veloce il collegamento dal Naviglio, canale principale, a Via del Laghetto. La zona, dunque, fungeva da vero e proprio porto ed era abitata principalmente da operai impegnati nella costruzione del Duomo, dai vetraschi, conciatori di pelli e dai Tencitt, carbonai addetti allo scarico del carbone necessario per riscaldare il vicino ospedale.
Secondo un’antica leggenda, pare che in Via Laghetto al 2 – oggi un bellissimo angolo della città, ma allora considerato un luogo malsano e frequentato da gente poco raccomandabile – ci fosse solo una grande foresta. Durante la costruzione del Duomo venne realizzato un corso d’acqua, in modo che le imbarcazioni potessero trasportare dal Naviglio i giganteschi blocchi di marmo bianco il più vicino possibile al cantiere. Proprio lì abitava una strega di nome Arima, che tutte le notti organizzava feste e banchetti, preparava sortilegi e pozioni magiche, ballava sui tetti e, insieme alle sue seguaci, volava fino in Piazza della Vetra.
La gente dell’epoca, indicando spesso il male e l’occulto dove invece regnava la fame e la miseria, si teneva ben lontana da questi strani luoghi. Quando a Milano arrivò la peste, la città fu messa in ginocchio; tuttavia, nonostante il dilagare del morbo, in via Laghetto nessuno si ammalava mai. La popolazione non riusciva a spiegarsi questo mistero; e così, cominciò a credere che la malattia venisse tenuta lontano dai riti magici delle streghe che ci abitavano.
In realtà in quella zona esisteva un piccolo laghetto dove, appunto, arrivavano i barconi adibiti al trasporto dei blocchi di marmo per la costruzione del Duomo e del carbone per il riscaldamento necessario per riscaldare il vicino ospedale.
. Il materiale veniva scaricato, tagliato sul posto e poi portato fino al cantiere.Le polveri , quindi, si depositavano ovunque, anche sulla pelle degli abitanti dell’intera zona; una “magica” polverina che li rendeva immuni all’attacco delle pulci, veicolo principale di diffusione della peste. Ecco dunque svelato il mistero.
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