La Roggia Acqualunga veniva chiamata anche il “Canale di Città” perché tutte le sue acque venivano utilizzate in Milano. In realtà l’Acqualunga non era una roggia (non era derivata, cioè, dal Naviglio), ma bensì un fontanile con tre capi-fonte: il primo a Precotto, esattamente all’altezza dei numeri civici 16-18 di Via Erodono; aveva tre “occhi” (o sorgenti); il secondo a Gorla nel terreno dei Finzi; il terzo a Turro, non lontano dalla Cascina del Governo Provvisorio. E’ ben vero che alcuni autori l’hanno chiamata impropriamente “roggia”; altri Seveso o canale di città, però si trattava pur sempre di un fontanile. E’ pressochè certo che un suo ramo alimentasse anche le Terme Erculee, che si trovavano fra Corso Vittorio Emanuele e Corso Europa. Secondo alcuni la roggia percorreva in cunicolo tutto il Corso Vittorio Emanuele alimentando all’altezza dei portici settentrionali, i due Battisteri di S. Stefano e San Giovanni alle fonti. A conferma di questo percorso è stato scoperto, in piazza San Babila, durante gli scavi per la linea 1 della metropolitana milanese, un ponte d’epoca romana che doveva servire a recuperare un corso d'acqua proveniente da Corso Venezia. Anche sotto il Corso Vittorio Emanuele sono state trovate tracce di un condotto. Verso la fine del XVIII secolo la roggia fu immessa nella Fossa Interna dei Navigli Milanesi all’altezza di Palazzo Serbelloni dopo aver percorso Corso Venezia a cielo aperto. L’Acqualunga era nota e utilizzata già in epoca romana poiché, oltre ad alimentare le Terme Erculee, assieme al Seveso e al Nirone, alimentava il fossato difensivo della città.
Sono legati in diverso modo al Seveso due corsi d'acqua, l'Acqualunga e la roggia Gerenzana, che scorrono completamente tombinati e invisibili nei loro percorsi. Il primo è un fontanile che nasce a Precotto, lungo viale Monza. Ai tempi degli antichi Romani era forse un affluente del Seveso e con esso contribuiva all'approvvigionamento idrico di Milano: vi è chi sostiene che nella città arrivasse autonomamente e che confluisse qui nel Grande Sevese.
Al suo attraversamento si attribuiscono i resti di un supposto ponte romano rinvenuti a San Babila. In tempi storicamente più documentati, l'acqua del fontanile scorreva copiosa nel parco di Villa Finzi a Gorla dove formava un laghetto; arrivava poi a piazzale Loreto e discendeva per gli attuali corsi Buenos Aires e Venezia, bagnando gli orti di Porta Orientale e formando, alla fine del XIX secolo, i ruscelli dei Giardini Pubblici di Porta Venezia. In via Scarlatti, tra gli edifici dei civici numeri 2 e 4, si vedono ancora i resti dell'antico canale dove passava la roggia Acqualunga. Scorreva poi parallela alla roggia Gerenzana in via Spallanzani e fu, come ricordato, il primo corso d'acqua milanese sacrificato alla viabilità, dato che fu deviato nel Redefossi.
Dal Seveso nasce anche la roggia Gerenzana, in origine direttamente dal fiume, e successivamente, quando questo fu portato a unire le sue acque con il Naviglio della Martesana, da questo nuovo nodo idrico. Rappresentava un "diritto d'acqua", ovvero una roggia privata in sostanza, dei marchesi Brivio Sforza di cui irrigava le proprietà a San Giuliano Milanese, e ha mantenuto lo stesso percorso, pur spostato poco più a oriente di un tempo; gli ultimi tratti ai confini di Milano sono stati tombinati nel 1999.
A Porta Orientale la roggia alimentava con le sue acque depurate, fatte filtrare attraverso strati di sabbia e ghiaia, il Bagno di Diana, la prima lussuosa piscina all'aperto di Milano e, subito prima, in via Sirtori, attraversava lo stabilimento (con deposito di carrozze, officine e scuderie) della Società Anonima Omnibus, che gestiva il trasporto pubblico milanese e che aveva la necessità di abbeverare fino a cinquecento cavalli. Vi è ancora un tratto scoperto della roggia Gerenzana tra via Spallanzani e via Sirtori, dietro il cortile di un noto supermercato.

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