
Laghetti, caffè, serra, tre archi ed un lungo balcone, citata come “luogo ameno” dalle cronache di Cesare Cantù.
Nel 1721 figurava come casa da affitto, vicino al naviglio, e una cascina al centro della proprietà; la percorreva da nord a sud il fontanile Acqualunga.

Fu Antonio Giuseppe Batthyany, domiciliato nella Milano austriaca in Corso di Porta Orientale 711, dopo averne acquisito tutta la proprietà con annessi terreni da un certo Paolo Battaglia, a cambiarle aspetto arricchendola con parco, laghetto e grotta. Il laghetto, progettato nel 1826 dall’architetto ingegnere Gaetano Brey, era di fatto un ampliamento del fontanile dell’Acqualunga che attraversava tutta l’area del parco. Anche la grotta, molto probabilmente una ghiacciaia, venne modificata e arricchita all'interno della camera circolare con un tempietto: il Tempio della Notte. Furono i Finzi, che con il Cavaliere Prospero Finzi ed i successivi eredi ne ebbero la proprietà dal 1839 fino al 1919, a darle il nome con il quale viene tuttora ricordata. Dopo la morte nel 1836 del Conte Batthyany, i figli cedettero la villa a Prospero Finzi .
Gli storici ricordano in particolare la Signora Fanny, molto severa con il personale, generosa con i malati. Un angolo del parco è attrezzato a casa-giardino per i bambini di Gorla e viene fatto costruire (architetto Luigi Giachi) il più grande Istituto italiano per la preparazione al lavoro dei ragazzi portatori di handicap.
La villa a forma di “T” aveva il lato più corto rivolto verso il Naviglio Martesana; all’interno era ben conservato qualche soffitto d'epoca; nel parco il Tempietto dell'Innocenza e la grotta-ghiacciaia con il Tempio della Notte.
Le ghiacciaie
Le ghiacciaie erano piccole strutture “neviere” che venivano riempite d'inverno con ghiaccio frantumato o neve pressata e ricoperta di foglie secche. I manuali dell'800 davano indicazioni precise su come predisporre e utilizzare questi locali adibiti alla conservazione di cibi e bevande “per riempirla di ghiaccio si scelga un giorno freddo e asciutto; prima di riporvelo vi si deve mettere al fondo un denso strato di paglia lunga incrocicchiata in tutti i versi, e devesi pur rivestire di paglia tutto l'interno, in guisa che il ghiaccio posi sulle foglie e non tocchi le pietre“. Tutte le famiglie più ricche possedevano una ghiacciaia; grandi consumatori di neve erano anche i monaci, che le utilizzavano per la conservazione di prodotti caseari, e gli Ospedali. Solitamente i locali adibiti a neviere erano parzialmente interrati, circolari e ricoperti da un tetto.

Il Tempio della Notte “cui si perviene per ampia grotta” è, secondo gli stessi intendimenti dei fondatori, un percorso “celato”. La descrizione della grotta è puntuale e veritiera così come quella del laghetto che abbelliva il parco. “Casa civile unita ad altri caseggiati di Gorla Vasta serra con caseggiato nuovo a quella annesso Giardino parte alla francese, parte all’inglese con lago, canali di naturali risorgive. Grotta Boschetti Montagnola”. Così la descrive il nobile Caprara il quale avrebbe costruito la grotta, la montagnola e il lago con giardino alla francese e all’inglese. Era costume sul finire del XVIII Secolo prestare molta attenzione a schemi compositivi vegetali che richiamavano i valori imitanti della natura; anche la villa del Conte Batthyany seguiva questo costume. L’ipotesi di una ghiacciaia come primo impiego della grotta artificiale non è pur tuttavia documentato in nessuna carta catastale.

Il primo recupera la struttura sotterranea di una vecchia ghiacciaia trasformandola in una montagnola con grotta e, al proprio interno, in un tempio dal sapore spiccatamente romantico. L’impianto del tempio della notte richiama l’idea compatta di una camera circolare composta “da tre cunicoli d'accesso e da rami tra loro comunicanti. I primi metri degli ingressi nord, ovest ed est, presentano una formazione architettonica con volta a tutto sesto in conglomerato (presumibilmente ceppo d'Adda). Nel secondo tratto dei corridoi si nota un cambiamento della struttura, che ha spallette in mattoni a vista, disposti in corsi regolari, alte mediamente 2 metri circa, alla cui sommità s'imposta la volta a sesto ribassato, anch'essa in blocchi di conglomerato di omogenee dimensioni. II piano di calpestio è attualmente in terra battuta. Dai rami principali si dipartono tre corridoi secondari. In quello intersecante il ramo est si legge la presenza di un camino di aerazione con canna in laterizio pieno e ciottoli, comunicante con la sommità della collina. I primi due rami conducono alla camera centrale del Tempo della Notte. La pianta circolare del Tempio della Notte presenta una struttura a doppia parete e doppia copertura a cupola comunicante con l'esterno attraverso un oculo sommitale da cui proviene la luce. Alla muratura perimetrale interna, in mattoni pieni e un tempo intonacata, sono addossate otto colonne di marmo con capitello di ordine corinzio. Tra le colonne si aprono tre nicchie adatte a recepire elementi di decoro.” (Ricerca documentaria. Associazione Speleologia Cavità Artificiali Milano S.C.A.M. A cura di Maria Antonietta Breda, Andrea Thum, Alessandro Verdiani). L'Associazione, che sta operando un censimento sulle cavità milanesi, ha segnalato nel 2005 l'importanza di questo monumento, unico nel suo genere, a Milano.
Il tempio dell’innocenza
Il tempio dell’Innocenza, di gusto neoclassico, è invece una costruzione a pianta circolare a cielo aperto con otto colonne in pietra e farebbe pensare ad una volta originaria a catino collocata sull’isoletta del lago. Rappresenta un punto di riferimento importante all’interno del parco anche se il laghetto è oggi scomparso.
Laghetto e Roggia Acqualunga
Il catasto riporta con estrema precisione sin dal 1720 il percorso del fontanile che assunse un’importanza notevole quando nell'Ottocento formò un laghetto di acqua corrente a lato di Villa Finzi; il laghetto fu fatto costruire dal Conte Giuseppe Batthiany su progetto dell'architetto Gaetano Brey nel 1826; il progetto prevedeva l’uso di barche.
Poi, leggi razziali, la guerra; i Finzi, essendo di origini ebraiche, devono fuggire. Tutto viene così abbandonato: scompaiono anche il laghetto e la grande fontana.
Nel 1934 il Parco di Villa Finzi o "Giardino di Villa Finzi" fu acquisito dal Comune di Milano. Attualmente la villa è adibita a centro sociale, scuole e istituzioni pubbliche oltre che a parco. Nel parco sono conservate numerose specie di alberi di grandi dimensioni e di notevole pregio. Gruppi di pioppi, ippocastani, olmi, cedri del Libano, tassi, tigli e querce si alternano ad ampi spazi verdi a prato. Gli alberi originari del parco sono pochi, però, perché nel 1941 gli abitanti del quartiere di Gorla, infreddoliti per il rigido inverno, disboscarono quasi interamente l'area.
Oggi la villa appartiene al Comune di Milano, ospita un centro sociale per anziani, e nel parco, aperto al pubblico, ci sono delle serre, due tempietti neoclassici e diversi alberi secolari.
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