mercoledì 29 settembre 2021

CASCINA CRETA

All’interno del quartiere Sella Nova ci sono due “enclave”, quartieri ancora meno noti di Sella Nuova: uno di questi è Creta (Cassina Crea in dialetto locale) che si sviluppa tra Via Saint Bon e Via Beltrami, e che prende il nome da due antiche cascine, Cascina Creta Vecchia e Cascina Creta Nuova;

La Creta era una cascina molto antica; è segnalata nella Carta dei Fieni del Claricio del 1659 col nome di “La Crea”.
In un censimento del comune di Sellanuova del 1770 risulta di proprietà del Monastero Maggiore della Vittoria.
L’imponente complesso della “Crea Veggia” si estendeva lungo via Bisceglie e Saint Bon, di fronte all’Ospedale Militare. Un tempo luogo fiorente, il suo declino iniziò nel 1937 con il trasferimento delle Aziende Agricole dei Mandelli (allevamento bovini da latte e da carne) e di Carlo Lombardi (ortaglia) nell’adiacente “Creta Nuova”.
Altra curiosità, a fianco della casetta vi era una stradina di accesso alla cascina e alle altre della zona, costeggiando un fontanile, il Garegnano, stradina che zigzagando tra i campi coltivati, conduceva sino a via Lorenteggio, e che venne battezzata negli anni Trenta col nome della città pugliese di Brindisi.
Non lontano vi era già un altro edificio adibito a osteria e posta per i cavalli, il civico 173 di via delle Forze Armate, proprio di fronte a via Della Rovere.
L’imponente complesso della “Crea Veggia” si estendeva lungo l’allora via Bisceglie e via Saint Bon, di fronte all’Ospedale Militare.
La Creta Vecchia ” – Crea veggia - “Creta, casale di Lombardia, provincia e distretto II di Milano, dipendente dalla comunità di Sellanuova, in sito fertile ed abbondante di pascoli.” In un censimento del comune di Sellanuova del 1770 risulta di proprietà del Monastero Maggiore della Vittoria. L’imponente complesso della “Crea Veggia” si estendeva lungo via Bisceglie e Saint Bon, di fronte all’Ospedale Militare. Un tempo luogo fiorente, il suo declino iniziò nel 1937 con il trasferimento delle Aziende Agricole dei Mandelli (allevamento bovini da latte e da carne) e di Carlo Lombardi (ortaglia) nell’adiacente “Creta Nuova”. Il definitivo “colpo di grazia” fu indirettamente provocato dalle conseguenze della Guerra d’Africa del 1935.
Era lambita anche dal Fontanile Marcione o fontanino della Crea.  bisognava passare su minuscoli ponticelli. Le due Cascine si chiamavano “creta” perché il sottosuolo era ricchissimo di argilla e quindi utilizzato per realizzare tegole e mattoni. La zona era anche ricca di fontanili con ben tre sorgenti tra loro vicine: il Fontanino di Garegnano e quello della Crea con due sorgenti, una alle spalle delle ex Case Minime ed un’altra, secondaria, proprio accanto all’Osteria della Crea Veggia.
Ai “reduci”, a titolo di “risarcimento” per i disagi patiti, il Governo Fascista offrì infatti un “posto sicuro” nelle industrie dell’epoca, facendo cambiare attività ai contadini. E fu così che Alfredo, Natale detto “Taloeu” e Pepp Lombardi trovarono occupazione, rispettivamente, all’Alfa Romeo, all’Isotta Fraschini ed ai Magazzini Militari. Cessò così la loro attività di trasportatori “caretù” che facevano uso di speciali carretti “i marnon” trainati da robusti cavalli da tiro.
La piccola costruzione adibita a bar e tabaccheria, aveva un piccolo campo bocce (due corsie) lungo via delle Forze Armate ancora oggi esistente al civico 163.
La villetta-baita con i tetti spioventi, è ciò che rimane del complesso della Cascina Creta (o Crea in dialetto). Venne eretta all’inizio del Novecento sulla strada principale per Baggio, oggi appunto, via delle Forsze Armate. Probabilmente una vecchia posta per le carrozze e i cavalli eretta come accesso principale alle retrostanti cascine, oggi sede di una vecchia trattoria e bar.
Accanto, sul lato sud, dove ora ci sono le case popolari, tra l’ex Via Bisceglie e la via Saint Bon, c’erano orti e un rottamat (rottamaio). La Crea Veggia ridotta malissimo dal degrado, venne demolita negli anni Ottanta per lasciar posto alle case popolari di via Simone Saint Bon 6.
Oltre ai Lombardi ed i Mandelli in questa cascina abitavano i Suardi che facevano i carrettieri, la “Ida del puntisell”, l’Agnese Fontana con i figli Ferruccio ed Enza soprannominata “ la Sacchetton” e la famiglia Agrati lavandai che utilizzavano l’acqua del Fontanino della Crea per lavare i panni dell’Ospedale Militare. Le case erano però anguste, umide, prive dei comfort e dei servizi igienici più elementari. I “nativi” trasferirono così le loro abitazioni in ambienti più confortevoli come quelli, ad esempio, dell’adiacente Cascina Creta “Nuova”. Gli spazi, ormai vuoti, vennero riconvertiti ad attività artigianali ed abitazioni. Nel dopoguerra e negli anni del cosiddetto “Boom Economico” vennero in più riprese abitate da numerose famiglie di immigrati con contratti d’affitto precari o addirittura inesistenti. Le case della Creta Veggia vennero così utilizzate per soggiorni precari, di “passaggio”, in attesa di sistemazioni più sicure e confortevoli. Non avendo un sicuro “ritorno” economico non vennero più effettuati, da parte della Proprietà, i necessari interventi di manutenzione alle strutture. Il degrado ben presto prese il sopravvento e per la Crea Veggia fu la fine. Occupato in più ondate con attività abusive, sfasciacarrozze e depositi di rottame, l’intero complesso venne definitivamente abbattuto alla fine degli anni ’80. Dell’antica costruzione non rimane ora più alcuna traccia. La stradina di accesso alla cascina si trovava in via Forze Armate, di fianco alla curiosa casetta del Tabaccaio con i tetti spioventi, al numero civico 163. “All’ombra di quattro grossi platani” – ricorda la Signora Pina Lombardi – “C’era una piccola edicola con una Madonnina, molto amata da noi della Creta; venne abbattuta dai tedeschi per rappresaglia, prima di abbandonare Milano in seguito alla Liberazione”. Ed in effetti, a Creta Nuova sul frontespizio della casa colonica, sono ancora visibili i fori prodotti dai proiettili di una raffica di mitra esplosa dai tedeschi in quei giorni tremendi. 
Cascina Creta Nuova - Cassina Crea. Inaugurata nel Novembre 1937, la Creta “Nuova” doveva essere una cascina all’avanguardia, con tutti i sistemi moderni per l’allevamento zootecnico e la coltivazione ad ortaglia. Era dotata di spazi funzionali ed abitazioni ampie, luminose e di tutti i comfort compresi i servizi igienici interni e l’allacciamento all’acqua potabile. Una vera innovazione, per l’epoca. Le stalle erano persino attrezzate con un sistema di carrelli, montati su binari, per il prelievo ed il trasporto del letame “ru” direttamente dalle corsie degli animali al deposito esterno “ruera”. L’architettura di questa moderna cascina è molto semplice con il fronte campi sul lato Ovest occupato dai fienili e dai box per i suini, al centro la stalla dei bovini, il portico comune e "el stallin" per i cavalli e le bovine dell’azienda orticola. Sul lato nord le abitazioni per i conduttori (due nuclei famigliari). I primi “inquilini” furono la famiglia di Carlo Lombardi, orticoltori, ed i Mandelli con l’allevamento zootecnico composto da 12 vacche lattifere, manze e vitelli da carne. Entrambi i nuclei famigliari provenivano dall’adiacente “Crea Veggia”. Dopo due anni ai Mandelli subentrarono gli Invernizzi. Carlo Lombardi, per l’affitto della casa e del terreno (circa 45 pertiche. 3 ettari) pagava un affitto di ben 5000 Lire/anno; una cifra all’epoca molto alta che però veniva ben compensata dalla fertilità e dalla ricchezza d’acqua del terreno, 30 pertiche erano coltivate ad ortaglia e 15 a foraggio per i cavalli. Cascina Creta Nuova si trova al di sotto del piano di campagna in quanto le sue aree furono scavate all’inizio del 1900 per prelevare ghiaia e sabbia. L’azione veniva compiuta manualmente con uno speciale attrezzo : “el bairon”. Nei pressi dell’attuale “Centro Diagnostico” il terreno (circa una pertica milanese) non venne però “cavato” a causa dell’abbondante presenza di argilla. Molto probabilmente l’insolito nome della Cascina potrebbe quindi derivare da questa particolare conformazione geologica del sottosuolo. A causa della bassa ubicazione il terreno poteva allagarsi con facilità in occasione di forti piogge, per lo straripamento dei corsi d’acqua o, durante i mesi estivi, per la naturale risorgenza delle acque di falda. In questi casi, per fortuna non frequentissimi, erano guai in quanto veniva completamente perso il raccolto di ortaggi. All’estremo sud dell’area coltivata, era presente addirittura un laghetto che serviva opportunamente per raccogliere i “sortumi” dalla falda e come importante riserva d’acqua per i mesi estivi. Era naturalmente il luogo più amato dai ragazzi che oltre a farvi il bagno, cercavano con mezzi rudimentali di catturarvi il pesce presente. In inverno la superficie ghiacciava e ben presto si trasformava in una apprezzata pista rustica di pattinaggio. Anche in questo stava il carattere sperimentale di Cascina Creta: la realizzazione di un’azienda agricola su un terreno di recupero da ex cava e con problemi idrogeologici causati dalla ricca presenza d’acqua. Particolare attenzione venne quindi posta per rigenerare il livello di fertilità dello strato argilloso superficiale miscelandolo opportunamente con humus, terreno di riporto e sostanze organiche. La Creta non è molto lontana da Sella Nuova, la testa e l’asta del fontanile di Garegnano divideva la terra di pertinenza delle due cascine. Un altro fontanile, il Fontanino della Crea, aveva la testa vicino e scorreva a Nord della cascinetta poi deviava verso Est quasi abbracciandola. Su un terrapieno a fianco del Fontanino c’era costruita la “loria” una noria, antico pozzo artesiano in cui l’acqua veniva sollevata da una ruota girevole e da una catena perpetua cui erano attaccate i secchi che, girando, pescavano l’acqua in fondo al pozzo, la portavano in alto e la rovesciavano in un canale per essere utilizzata ad irrigare le aiuole di verdure. Il meccanismo era messo in moto da un cavallo bendato che girava in circolo. Oggi non è più in uso, la loria non si vede più, era sepolta sotto una montagnola di terra ed è stata demolita per costruire un parco. La cascina è rimasta praticamente intatta; mentre l’attività agricola originale è stata sostituita da un piccolo allevamento di cavalli da diporto. Tutto il terreno di competenza è stato riconvertito in un Parco Urbano denominato “Il Boscoed il Fontanile”. In realtà sia dei Boschi che dei fontanili non rimangono che poche tracce. Al posto dei prati foraggieri, del razionale sistema irriguo e delle ordinatissime spianate coltivate ad ortaglia, c’è ora una vasta ed anonima area a verde attrezzata meta prediletta di frotte di cani.


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