
La costruzione del chiostro maggiore del complesso di San Simpliciano avvenne a partire dal sesto decennio del Cinquecento, qualche anno dopo l'affidamento della basilica ed il monastero all'ordine di San Benedetto: al 1559 e agli anni successivi risalgono le commissioni di uno svariato numero di colonne, in uno dei vari contratti più di cento, allo scultore Alessandro Rocchetto; colonne dalla descrizione del tutto simile a quelle del chiostro attuale. Oltretutto i registri del convento annotano ingenti ordini di mattoni a partire dal 1555, il che suggerisce che i lavori per il corpo del chiostro partirono proprio in quest'anno. Tra il 1621 ed il 1623 si ha notizia della ripresa dei lavori affidati a Francesco Maria Richini: non si sa se tuttavia questo furono semplici restauri o se i lavori non partirono mai del tutto, per cui l'aspetto del chiostro rimase sostanzialmente immutato. Il progetto complessivo del chiostro viene attribuito, seppur in maniera molto discussa, a Vincenzo Seregni.

La presenza a capo del convento di abati commendatari portò ad una progressiva mondanizzazione del convento. In accordo con ciò il Chiostro Piccolo si presenta come un chiostro patrizio. Si tratta di uno spazio rettangolare circondato da portici di nove e dieci slanciate colonne in pietra, attualmente poggianti su muricciolo e terminanti con capitello a foglia di palma a reggere archi spaziosi.
La pavimentazione è in cotto, a spina di pesce.
La copertura dei portici è a volte a crociara. Una parte significativa della decorazione ad affresco delle volte (in tipico stile rinascimentale, con decorazioni a grottesche suddivise in pannelli triangolari, rettangolari e rotonde, diverse in ogni campata) è ancora presente.
Sono invece purtroppo andati perduti gli affreschi di Ambrogio da Fossano detto il Bergognone, realizzati dopo la morte nel 1499 dell'abate Giovanni Negri utilizzando la donazione al convento presente nel testamento di questi. In essi veniva raccontata per immagini la vita dei martiri dell'Anaunia, Sisinio, Martino e Alessandro.
Gli ultimi restauri hanno comunque permesso di riportare alla luce lacerti di affreschi trompe l'oeil monocromi sulle pareti del primo piano.
La costruzione del Chiostro delle due Colonne è collegata al passaggio nel 1517 della basilica e del convento ai benedettini cassinesi (benedettini di Monte Cassino). Tale cambiamento portò, oltre che ad un risanamento economico del convento, anche ad una sua rinascita spirituale e morale. Ciò portò ad un aumento del numero dei monaci cui si fece fronte costruendo un nuovo chiostro. I lavori iniziarono nel 1563 ma il pieno completamento si ebbe solo nel diciottesimo secolo.
Diversamente dal chiostro più antico, questo venne pensato come chiostro propriamente monastico. Il progetto si deve verosimilmente a Vincenzo Seregni. Si tratta di un edificio a pianta quadrata, ampio e piuttosto massiccio.
I portici sono molto ampi e delimitati, verso l'area centrale, da colonne binate in pietra alte poco meno di due metri poste su un basso muricciolo e dotate di capitello dorico. I capitelli sostengono una piccola architrave in pietra da cui partono gli archi.
Il cortile del chiostro presenta cinque fontane: una al centro, più grande, e quattro sui quattro lati. Attualmente la sua superficie è suddivisa in sedici aiuole rettangolari delimitate da siepi e intervallate da sentieri in ghiaia.
Le arcate sostengono il piano abitativo, contraddistinto dalla successione ravvicinata di tante finestre rettangolari tutte uguali, inframezzate da lesene e sormontante da archi in rilievo. Fra ogni arco e finestra è presente una rappresentazione trompe l'oeil di un busto di un santo sopra ad un basso piedistallo. Sfortunatamente quasi tutte tali figure sono ormai illeggibili.

A partire dalla fine del diciottesimo secolo, con la soppressione del convento, i chiostri furono per lungo tempo utilizzati come caserma e addirittura come poligono di tiro. Solo nel 1939 tornarono a destinazione ecclesiastica e venne smantellata la caserma in essi ospitata.
Fino al 1967 essi furono affidati all'Ordine Equestre dei Cavalieri del Santo Sepolcro. Dopo tale data essi divennero la sede della Facoltà Teologica dell'Italia Settentrionale.
Di regola i Chiostri di San Simpliciano non sono aperti al pubblico, se non in concomitanza di eventi speciali e mostre.
Va sottolineato che il Chiostro Piccolo permette di vedere la parte posteriore della basilica, altrimenti non visibile.
Se sei interessato ad una visita guidata di questo monumento
Nessun commento:
Posta un commento