venerdì 16 luglio 2021

OFFICINE MECCANICHE STIGLER

 L’azienda Officine meccaniche Stigler fu fondata a Milano nel 1859 dall’ingegnere tedesco Augusto Stigler. Laureatosi in ingegneria al Politecnico di Zurigo, pochi anni dopo la laurea si trasferì a Milano dove fondò una ditta per la costruzione di macchinari elettrici e idraulici, quali pompe, ascensori e montacarichi. Il primo ascensore adibito al trasporto di persone in Italia dalla ditta fu installato a Roma nel 1870 all’albergo Costanzi. Nel 1894 la Stigler costruisce una delle principali attrazioni delle “Esposizioni Riunite” di Milano: una torre alta 40 metri su cui era possibile salire per ammirare il panorama mediante un ascensore idraulico della portata di 10 persone.

Scheda pubblicitaria dei carrelli a trazione elettrica

Nel 1898, l’azienda, passata al figlio Augusto II Stigler, anch’esso ingegnere laureatosi al Politecnico di Milano, sviluppa il primo ascensore elettrico della casa a cui seguì la produzione di massa: nel 1910 erano in funzione circa 10000 ascensori Stigler, mentre vent’anni dopo ne erano attivi 35000.

La ditta passò quindi a Sergio Stigler il nipote di Augusto Stigler, fino a quando nel 1947 la ditta fu acquistata dalla OTIS. All’epoca la ditta aveva installato circa 45000 ascensori in tutto il mondo: da Rio de Janeiro a Seul, da Buenos Aires a Tokio, fino a Bombay e Il Cairo. Sergio Stigler continuò a costruire ascensori e nel 1962 divenne uno dei soci della nuova GEBAUER ITALIANA SPA (diventata poi COAM nel 1981) assieme all’ing. Alex Kurt Gebauer già fondatore nel 1981 della AK GEBAUER di Zurigo e inventore del motore per centraline idrauliche ad immersione oltre che di diversi tipi di valvole e pistoni.

Progetto ascensore del 1901

Visto l’elevato livello tecnologico raggiunto nella progettazione e costruzione di motori elettrici, la Stigler cercò di ampliare la produzione verso il settore automobilistico. Il primo esperimento fu la presentazione, nel 1922, di un’autovettura elettrica dall’autonomia di 100 km con una velocità massima di 35 km/h, che veniva proposta in versione torpedo, con carrozzeria a due e quattro porte. In ritardo sulla produzione di auto elettriche milanesi del primo novecento e troppo in anticipo sui veicoli elettrici prodotti nella seconda guerra mondiale, la produzione della vetturetta Stigler venne presto abbandonata dopo la costruzione di pochi esemplari. Il secondo tentativo si concentrò sul trasporto pubblico, realizzando nel 1933 un filobus, con la partecipazione dell’inglese Ransomes e della Carrozzeria Macchi. Si trattava di un filobus a tre assi con 27 posti a sedere per i passeggeri, lungo circa 10 m, che venne messo in attività dall’ATM sulla linea 82, con il n.301, rimanendo in servizio fino al 1966.


Fu affiancata, ben presto, da filobus di altre Case, ma resistette comunque fino al 1966, anno in cui fu radiata.

Parcheggiata inizialmente nel cortile del Museo della Scienza e della Tecnologia, vi rimase in abbandono per anni,  fino alla sua inevitabile demolizione.

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