I tre primi stabilimenti produttivi che costituirono la società erano situati a Milano, Agliè (facenti parte dalla Società Ernesto De Angeli e C.) e Legnano (Anonima Frua & Banfi).
Nei primi anni del XX secolo la De Angeli-Frua iniziò a diventare famosa grazie alla produzione di tessuti colorati, che furono introdotti nel 1906. In questo contesto l'azienda cominciò anche ad esportare facendo concorrenza ai tessuti prodotti nel Regno Unito. Venivano prodotti tessuti in cotone, seta, taffetà, satin e georgette.
Nel 1907 scomparve Ernesto De Angeli e Giuseppe Frua diventò l'unico proprietario dell'azienda. Sotto la sua direzione la De Angeli-Frua conobbe un periodo di crescita costante. Dopo la prima guerra mondiale la De-Angeli-Frua iniziò a creare iniziative di carattere sociale per i dipendenti come la costituzione di fondi previdenziali e la costruzione di scuole ed asili.
Negli anni venti la De Angeli-Frua conobbe una fase di grande crescita che portò alla presenza, nel 1925, di 1.500 telai e 750 dipendenti nello stabilimento di Aglié. Questi ultimi, nel 1927, salirono a 950. Nell'anno citato dallo stabilimento De Angeli-Frua di Aglié uscivano 24.000 metri di tessuti di cotone al giorno. Due anni più tardi ci fu un cambiamento molto importante. L'azienda iniziò infatti a lavorare le fibre artificiali. Da ciò conseguì la diminuzione della produzione e del numero dei telai che scesero, ad Aglié, a 19.000 metri di stoffa e 804 macchine tessili.
Negli anni trenta l'azienda riprese a crescere dopo la crisi postbellica. La produzione fu indirizzata verso tessuti pregiati e di media fattura, che vennero pubblicizzati su molte riviste femminili dell'epoca.
Lo stabilimento nel corso del tempo raggiungerà un’estensione di 100.000 mq, quasi una città nella città con vie, piazze, ponti per collegare la parte industriale a quella commerciale e perfino una ferrovia interna per il trasporto delle merci tra i vari reparti. Nel corso dei decenni la De Angeli - Frua occuperà migliaia e migliaia di dipendenti, quasi ogni famiglia della zona avrà un componente impiegato nella stamperia.
Sia De Angeli sia Frua, con grande sensibilità intuiscono l’importanza di avviare attività in campo sociale a favore dei propri dipendenti.
La prima azione, a carattere abitativo, è la realizzazione nel 1887 della Ca’ rossa, così chiamata dai dipendenti per la facciata con mattoni a vista. La palazzina costruita nell’attuale piazza De Angeli, all’epoca ancora corso Vercelli, si trova all’ingresso della fabbrica e si compone di quattro piani con appartamenti per i dipendenti, mentre il piano terra ospita locali di servizio: ufficio personale, refettori, infermeria e spaccio aziendale. Ogni abitazione è dotata di acqua potabile, illuminazione a gas e di un bagno ogni due appartamenti.
De Angeli rivolge la sua attenzione anche ai figli dei propri lavoratori con la costruzione, nel 1894, dell’asilo Maddalena De Angeli, dedicato alla propria madre, situato tra via Faruffini e via Sanzio. La struttura rivoluzionaria nelle architetture e nelle soluzioni tecniche - igieniche è per l’epoca addirittura avveniristica; dotata di un ambiente ampio e luminoso permette ai bimbi di giocare al coperto anche nei mesi più freddi. Il vasto giardino, che circonda l’asilo, consente ai piccoli il contatto con la natura, secondo il metodo Froebel utilizzato dalle insegnanti. La scuola è gratuita, ad uso dei bambini da tre a sei anni e rimarrà in funzione fino agli anni ’50 del Novecento
Dopo la Prima Guerra Mondiale si aggrava il problema abitativo e si inaspriscono le difficoltà finanziarie; Frua per permettere ai propri lavoratori di risparmiare tempo e denaro nel tragitto casa-lavoro decide di realizzare un villaggio operaio. Nel 1919 acquista un terreno in piena zona marcite delle cascine Restocco e Castelletto, attuali via Moncalvo e via Desenzano e avvia la costruzione delle prime villette. L’intero complesso è ultimato nel 1929; immerso nel verde e recintato comprende diciannove villini da uno a quattro appartamenti, provvisti di giardino, due case a schiera e il Casone, un edificio con un corpo centrale di tre piani e due strutture laterali di quattro piani. Il villaggio ha un unico ingresso principale e all’interno, lungo due viali illuminati e delimitati da tigli, si affacciano le abitazioni, tutte provviste di acqua potabile, luce e servizi igienici in ogni appartamento.
Lentamente il complesso si popola, la vita comune è regolata da orari per il gioco dei bimbi, per la pulizia delle parti comuni e ben quattro muratori appositamente assunti si prendono cura della manutenzione delle strutture. Negli anni ’70, dopo la chiusura della stamperia e la cessione degli stabili all’immobiliare Pandora Terza, si passerà alla vendita frazionata delle abitazioni, non senza le vibrate proteste degli abitanti.
Negli anni ’90 si pone il problema della salvaguardia architettonica del villaggio, uno degli esempi più importanti di villaggio operaio del Novecento, che nel 2003 otterrà il vincolo paesaggistico, sotto la tutela di Regione Lombardia.
Negli anni successivi Frua continua l’attuazione di opere sociali; nel 1923 realizza la Casa del lavoratore, un edificio posto tra via Trivulzio e Parmigianino con ingresso in v.le Bezzi, provvisto di campi da bocce esterni, biblioteca, locali per lettura giornali, ambulatorio e soprattutto di un refettorio per gli operai non residenti a Milano e nel 1926 in via Vittoria Colonna inaugura la Scuola professionale. Qui le ragazze imparano cucito, rammendo, merletto, uncinetto…, economia domestica e nozioni di amministrazione, i ragazzi invece acquisiscono competenze in meccanica, falegnameria, disegno, chimica, elettricità…, hanno come insegnanti capi reparto della stamperia e frequentemente svolgono periodi di apprendistato e di esperienza in fabbrica.
La decadenza cominciò negli anni cinquanta, e gli stabilimenti gradualmente furono ridimensionati fino alla definitiva chiusura negli anni sessanta. In particolare, la fabbrica di Aglié fu ceduta nel 1953 alla Olivetti.
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