Si, proprio così, avete letto bene "CASTELLO SFORZESCO"
Si tratta di due grandi vasche cilindriche inserite nei torrioni angolari del Castello durante la sua ricostruzione. Sono collegate alla rete idrica da tubature provenienti dal sottosuolo. Entrambe poggiano su massicci in muratura alti 20m, unico residuo di epoca sforzesca, nei quali si aprono a diversi livelli le camere per le ispezioni delle tubazioni.
L’idea era dell’ing. Saldini, assessore e docente al Politecnico di Milano: inserire nella rete idrica milanese un serbatoio nel torrione del Castello sfruttando il dislivello di 20 m delle pareti esistenti. Si trattava di una citazione quasi letterale e spregiudicata dei “chateau d’eau” ottocenteschi, già utilizzata a questo scopo dalle città industriali dell’Europa centrale.
Dopo un concorso si optò per un serbatoio in metallo; il primo nacque per compensare gli sbalzi di fabbisogno idrico, ma fu presto insufficiente. Restò come regolatore della pressione in rete, che crebbe a causa dei pozzi dell’Arena per il vicino quartiere residenziale di Foro Bonaparte e via Dante. Il secondo serbatoio, più capace, fu una notevole realizzazione ingegneristica per l’ardita struttura di sostegno in cemento armato, realizzata dall’impresa rappresentante per l’Italia del noto sistema Hennebique, che venne adottato per l’occasione. La vasca più piccola forniva solo acqua per l’innaffiamento e il deflusso della erigenda rete fognaria.
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