giovedì 3 febbraio 2022

SAN PIETRO MARTIRE 29 aprile

Il 29 aprile i suoi fedeli raggiungevano l'urna contenente i suoi resti e davano testate per essere preservati dai dolori al capo durante tutto l'anno.
La cappella Portinari, che si trova nell’abside della basilica di Sant’Eustorgio , esempio mirato dell’arte rinascimentale a Milano, racchiude un mistero. Tutto inizia con la professione di fede di Pietro da Verona. Entrato contro il volere paterno nell’ordine domenicano si dedicò alla predicazione in numerose città dell’Italia settentrionale. A Milano, in particolare, gli vennero attribuiti conversioni e miracoli. Venne così nominato Inquisitore Generale per la Lombardia e, in questa veste, si procurò molti nemici. Morì infatti assassinato, nel 1252, per mano di due sicari pagati alla funzione: un colpo di falce alla testa e un pugnale in petto. Pietro venne poi canonizzato nel 1252 e da allora viene raffigurato come martire con una ferita sanguinante alla testa.
Giovanni Visconti, al tempo arcivescovo di Milano, commissionò una splendida urna per riporne degnamente i resti. Commise però un errore: «spiccò» la testa del santo per mantenerla a suo stretto contatto, in casa. Da allora inspiegabilmente il prelato cominciò ad essere afflitto da gravi e continue emicranie che lo portarono allo stremo delle forze: i medici erano impotenti. Fu una sua illuminazione a salvarlo: il santo non aveva gradito la decapitazione post mortem. Così bastò riportare il capo di Pietro da Verona vicino all’arca di marmo e il grave malessere svanì all’istante. La notizia si sparse in fretta e il santo venne proclamato protettore delle emicranie. Ancora oggi il 29 aprile (festa di san Pietro martire) tanti fedeli si recano alla cappella Portinari per chiedere la guarigione dal mal di testa. Si dice che basti toccare con la mano, e meglio ancora con il capo, l’urna salvifica: per tutto l’anno l’emicrania sarà evitata.


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