Per ulteriori notizie dobbiamo saltare al XVIII secolo, quando risulta ospitata in uno dei palazzi a metà del vicolo una loggia dei Framassoni.
Dopo l’unità d’Italia le case del vicolo vennero comprate dall’alta borghesia: il n. 3 era del signor Maumary, che possedeva anche altri palazzi nell’adiacente via Maddalena; il n. 6 era del consigliere comunale ing. arch. Antonio Macchi.
A cavallo tra Ottocento e Novecento il vicolo era noto agli amanti della vita notturna per il Caffè Savoia, gestito da una signora francese, dove si suonava e ballava secondo lo stile Belle Epoque, in compagnia di compiacenti “kellerine”.
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