venerdì 25 febbraio 2022

CASA MUSEO BOSCHI DI STEFANO

La Casa Museo Boschi Di Stefano si trova all’interno di una palazzina realizzata, tra il 1929 e il 1931, sotto la direzione artistica dell’architetto Piero Portaluppi. L’edificio, che prese il nome di “Casa Radici-Di Stefano” è frutto di due interventi distinti, anche se coordinati e riconducibili agli stessi committenti: la porzione su via Aldrovandi, di proprietà della Società Anonima Immobiliare Aldrovandi, amministrata da Gino Radici; quella su via Jan, amministrata della Società Immobiliare Picena, controllata da Francesco Di Stefano. Queste due sezioni furono costruite contemporaneamente dall’Impresa Di Stefano & Radici.
L’appartamento sede della Casa Museo Boschi Di Stefano presenta, al suo interno, alcuni degli elementi più interessanti dell’architettura di Portaluppi, sebbene semplificati per realizzare un’abitazione a uso civile: le facciate con tripartizione orizzontale; le leggere asimmetrie; il disegno delle modanature; le cornici delle finestre; le opere in ferro.Uno degli aspetti particolari della palazzina è la soluzione d’angolo che vede lo spigolo dell’edificio trasparire dall’incastro del volume dei bow-windows.
Antonio Boschi e Marieda Di Stefano

Antonio Boschi e Marieda Di Stefano si sposano nel 1927. Antonio, nato a Novara nel 1896, si era trasferito a Milano alla fine della guerra per frequentare il Politecnico, dove aveva conseguito la laurea in ingegneria. Dopo alcuni anni di lavoro a Budapest era rientrato in Italia per occuparsi della produzione e lavorazione della gomma presso la Pirelli.
Marieda, nata a Milano nel 1901 da una famiglia originaria delle Marche, aveva studiato scultura presso lo studio dell’artista Luigi Amigoni, e da questi era stata avviata alla lavorazione della ceramica, passione che non avrebbe abbandonato.

Conosciutisi durante una vacanza in Val Sesia, i due coniugi condividono la passione per l’arte. Nella palazzina costruita dal padre di Marieda, Francesco, nella quale si trasferiscono poco dopo il loro matrimonio, collezionano circa duemila opere tra dipinti, sculture e pezzi di arte antica. Amici degli artisti e loro sostenitori, partecipano della vitalità e della varietà di proposte della città di Milano, riuscendo a far propri quadri rappresentativi della cultura artistica italiana.
Alla Pirelli Antonio lavora sino all'età della pensione. La società gli offrirà un’onorificenza per la sua lunga collaborazione, durata dal 1926 al 1965 e costellata da importanti brevetti, come il GIUBO (Giunto Boschi): un giunto costituito da tasselli di gomma disposti a forma di poligono, utile per assorbire le vibrazioni dei veicoli e utilizzato per la prima volta nell’Alfa Romeo modello 1900 prodotta tra il 1950 e il 1959.

Oltre a viaggiare in compagnia del marito, Marieda continua a coltivare l’interesse per la ceramica. Dal 1953 espone le sue sculture, a cadenza quasi annuale, presso la galleria Montenapoleone e partecipa a numerose collettive e concorsi nelle città italiana. Questa attitudine e i riconoscimenti ottenuti la conducono, nel 1962, ad aprire una Scuola di ceramica al piano terra della palazzina di via Jan.

Nel 1968, Marieda viene a mancare. L’amore per l’arte condiviso con la moglie spingerà Antonio Boschi, nel 1974, a donare le opere raccolte al Comune di Milano.
Il museo
La prima esposizione della collezione Boschi di Stefano si situa a Palazzo Reale nel 1974, con una mostra a cura dall’allora direttore delle Civiche raccolte d’arte, Mercedes Precerutti Garberi, il cui ruolo fu determinante per assicurare una raccolta tanto importante alla città di Milano. Allora il capoluogo lombardo non poteva ancora vantare un museo dedicato all’arte del Novecento, ma se ne stava progettando la realizzazione al piano nobile di Palazzo Reale. Nel 1984 nasceva il CIMAC (Civico Museo d’Arte Contemporanea) che, in attesa di una collocazione definitiva, fu collocato al secondo piano di Palazzo Reale. Ben centoquaranta tra le opere esposte nel percorso del nascente museo provenivano dalla Collezione Boschi Di Stefano.

Negli stessi anni Antonio Boschi, alla vigilia della morte, avvenuta nel 1987, compiva una seconda donazione a favore del comune di Milano, comprendente gli acquisti compiuti dopo la scomparsa della moglie Marieda. L’ampiezza della raccolta e la sua unicità facevano sì che, a fianco del progetto di realizzazione di un museo dedicato all'arte contemporanea (che man mano prendeva forma nell'idea di utilizzare l’Arengario in Piazza Duomo) si iniziassero i lavori di adattamento dell’appartamento Boschi al ruolo di casa-museo.
La Casa Museo Boschi di Stefano è stata inaugurata nel 2003. Motivi di conservazione e sicurezza, nonché le modifiche subite dall'appartamento per diventare museo, hanno imposto una selezione delle opere, che dunque non riflettono la sistemazione originaria. Tuttavia, l’organizzazione dei dipinti in una quadreria mantiene fede alla distribuzione particolarmente fitta che caratterizzava le sale quando i coniugi Boschi erano ancora in vita e di cui resta testimonianza in una serie di fotografie scattate da Gabriele Basilico. L’allestimento, curato da Maria Teresa Fiorio, ha privilegiato una presentazione cronologica della collezione, più facile e comprensibile al pubblico dei visitatori.
Fatta eccezione per pochi mobili, gli arredi della Casa Museo sono frutto di una serie di acquisti mirati compiuti dalla Fondazione Boschi Di Stefano nel rispetto dello stile dell’edificio e dell’epoca di nascita della collezione.
da martedì a domenica, ore 10.00 - 18.00
Informazioni
tel: +39 02 88463736
Chiusura
Tutti i Lunedì
1° gennaio | 1° maggio | 15 agosto | 25 dicembre

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