martedì 8 febbraio 2022

ALBERGO COMMERICO

Tutti sanno, o dovrebbero sapere, ciò che è accaduto a Milano, in piazza Fontana, il 12 dicembre del 1969. In pochi sanno, invece, quello che è successo a pochi metri di distanza, sempre in piazza Fontana, circa un anno prima. Si tratta di un fatto dimenticato, quasi sepolto nella memoria dei milanesi, ma che, a suo modo, è paradigmatico del Sessantotto, inteso come periodo in cui è andata in onda la rivoluzione culturale e sociale che prometteva un cambiamento del sistema di vita.

Stiamo parlando dell’invasione da parte degli universitari dell’ex albergo del Commercio, uno stabile abbandonato, fatiscente, ma in posizione strategica, situato a pochi passi dal Duomo, in pieno centro storico e proprio di fronte alla Banca Nazionale dell’Agricoltura, dove, appunto, il 12 dicembre del ’69 esplose la bomba che inaugurò la stagione degli opposti estremismi. Della strategia della tensione. Un’esplosione che causò 17 morti e oltre 80 feriti. In molti dicono che quel giorno l’Italia perse l’innocenza e che il Sessantotto divenne qualcosa di diverso, si tramutò negli anni di piombo. Dieci anni durante i quali la gente aveva paura di uscire di casa. La piazza, con la sua fontana realizzata dal Piermarini con marmo rosa di Baveno, ricorda le vittime con delle “pietre d’inciampo”. La banca però non esiste più così come era negli anni Sessanta. Adesso, è stata acquisita dal Monte dei Paschi di Siena ed è rimasta solamente la scritta a memoria della strage.

L’occupazione dell’ex albergo del Commercio si è svolta 12 mesi e due settimane prima del botto. È iniziata bene, con gli studenti che ruppero i sigilli ed entrarono abusivamente nell’ex hotel per protestare contro le condizioni pietose della Casa dello studente di viale Romagna, ma è finita male, molto male, con uno sgombero e una demolizione ordinata dal Comune ed eseguita da oltre 100 fra agenti di polizia e carabinieri. L’occupazione venne decisa il 28 novembre del 1968, al termine di una mattinata in cui si era svolta una manifestazione con migliaia di studenti provenienti dalle università e dalle scuole superiori e medie di Milano e hinterland. L’intenzione iniziale era di entrare di forza nel Palazzo Reale, quello che si trova accanto al Duomo. L’idea iniziale, tuttavia, fu presto abbandonata. Era un fuoco di paglia. Anzi, un’azione dimostrativa o poco più. Meglio qualcosa di più concreto. Si decise così di indirizzare l’attenzione verso l’ex albergo del Commercio di piazza Fontana, realizzato nel 1958 e chiuso sei anni dopo, rilevato pochi mesi prima da Palazzo Marino. Mancavano tavoli, sedie, letti e persino gabinetti. Quelli che c’erano erano ridotti così male che era impossibile utilizzarli. I ragazzi pulirono i locali interni, tinteggiarono i muri, resero utilizzabili le stanze, per l’elettricità si allacciarono al contatore di un negozio anch’esso abbandonato e per l’acqua  scoprirono un rubinetto ancora funzionante dimenticato all’interno dell’hotel. Lo chiamarono la Nuova Casa dello studente e del lavoratore. Il loro obiettivo era di aprire un dialogo con la giunta municipale, quel tempo retta dal sindaco, Aldo Aniasi. “A Milano – si legge in un volantino distribuito durante il corteo – ci sono 2.300 posti letto per più di 20.000 studenti fuori sede. Più di 1.800 hanno rette superiori alle 60.000 lire al mese ed arrivano fino a 110.000 lire; dei 2.300 posti letto solo 900 sono statali”. E la situazione rischia di diventare esplosiva quando, per mancanza di posti letto, più di 300 studenti fuori sede e “bisognosi” non vengono accolti.

Tuttavia, col passare delle settimane, la situazione così come è stata descritta cambiò. Giusto il tempo di passare il Natale e l’ex albergo del Commercio si trasformò in qualcosa di diverso. Lo stabile a pochi metri dalla Banca Nazionale dell’Agricoltura da Nuova Casa dello studente diventò una centrale nella quale trovarono rifugio prima maoisti, stalinisti, anarchici e marxisti. Poi, sbandati e delinquenti comuni in cerca di un tetto dove passare la notte. Tra l’inverno e l’estate l’ex albergo del Commercio diventò un punto di riferimento dal quale partirono i raid punitivi più importanti. Uno su tutti quello del febbraio 1969, quando i manifestanti diedero battaglia alla polizia davanti al consolato americano. Così, a fine agosto del 1969, il Comune decise lo sgombero e la conseguente demolizione.

Il via alle operazioni venne dato la mattina molto presto, prima delle cinque. Furono rinvenute bottiglie molotov, sassi, spranghe, bastoni, bandiere e una pistola, una calibro 7,65, nascosta in una culla. Fra gli occupanti furono trovate anche alcune famiglie con figli piccoli, quattro ragazzi del Sud che avevano dovuto pagare 1.000 lire per sostare all’interno dell’hotel e un professore che, per sdebitarsi, dava ripetizioni di matematica ai presenti. Insomma, l’ex hotel del Commercio aveva completamente cambiato pelle.

Adesso, al suo posto sorge un hotel super lusso per persone straricche. Il suo nome è Rosa Grand Milano – Starhotels Collezione. Un nome strano, ma ciò che conta è che soffermarsi a guardarlo significa in un certo modo fermarsi a osservare un simbolo della contestazione giovanile che sul finire degli anni Sessanta ha sconvolto Milano. All’inizio i giovani scendevano nelle strade e nelle piazze per protestare contro la società, contro la scuola e contro la famiglia. Poi, i cortei e gli slogan sono diventati bombe e spedizioni punitive. La piazza non è più quella dello sgombero della demolizione. Negli anni ha subito diverse trasformazioni. A partire dagli anni Trenta i piani regolatori hanno previsto diverse modifiche. Si può dire che ogni 10 anni piazza Fontana abbia subito dei cambiamenti fino ai più recenti, risalenti a pochi anni fa, quando sono state abbattute le ultime case che ricordavano una Milano che non esiste più.

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