Vonwiller ha buon gioco, nonostante le sue dimensioni necessariamente limitate e il temibile confronto colle linee solenni del colosso medievale il Castello.
Dalla veduta esterna è dato ad ognuno rilevare come il Cairati, in questo lavoro, abbia saputo felicemente adattare gli elementi architettonici di uno dei migliori periodi della nostra arte. Degne di rimarco, specialmente, alcune delle decorazioni policrome assai ben ideate ed eseguite.
Le opere di finimento curate con tanto amore dovunque, dall'originale e comoda anticamera all'ultimo rustico bugigattolo di servizio.
Il Villino Vonwiller confina per tre lati con la via Antonio Beretta, con piazza Castello e con la via Gadio, che lo divide dal nuovo Parco, e per quarto lato con le proprietà Magni e Fracastoro, dalle quali è separato da una cancellata in ferro. L'ingresso principale è dalla via Beretta; il secondario dal cancello verso la via Gadio.
Iniziati gli studi del progetto verso la metà ottobre 1891, si diede mano agli scavi per la fondazione alla fine del febbraio 1892 ed il 2 maggio susseguente fu collocata la prima pietra della villa, che alla metà di novembre era coperta dal tetto. Nell'ottobre 1893 i proprietari poterono prendervi alloggio, mentre continuavano le opere di finimento e decorazione, completate nel marzo 1895. Assistente all'ingegnere fu il capomastro Consonni, e i lavori furono dati in economia ai capomastri Annoni e figlio.
Alla ditta Brambilla venne affidata la costruzione dell'armatura dei tetti, eseguiti con legami sceltissimi e con molta cura — alcuni pavimenti in legno li fornì la Società Udinese per la fabbricazione dei parquets; quelli ricchissimi del salotto e della sala sono dell'ebanista Filippo Cassina, che eseguì anche gli zoccoli e le porte delle due sale principali; mentre erano commessi i lavori della biblioteca e della sala da pranzo a Filippo Villa — i mobili principali vennero eseguiti con diligente esattezza dai Fratelli Annoni — i capitelli dei pilastri in ceppo gentile ed il camino della Biblioteca in botticino furono scolpiti da Pietro Benaglio, esecutore d'altri lavori in istucco per lo scalone e molti soffitti, fra cui notevoli per finezza d'esecuzione quelli delle due sale principali — gli sgrafitti esterni che decorano i rustici e tutte le pitture decorative son buoni a fresco ideati ed eseguiti del pittore Spreafico di Galbiate — e cento altri ottimi nomi di ditte e d'artefici nostrani concorsero col loro valido intervento al completo assetto del Villino Vonwiller, il quale oggi, così com'è, può vantarsi a ben forte ragione peregrina perla nella vertiginosa fioritura edilizia della nuova Milano.
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